La Via Hasse alla cima grande di Lavaredo: un’ode all’eleganza verticale

Immaginate una parete di roccia strapiombante, un’immensa lavagna grigia solcata da fessure perfette e placche lisce come specchi. Questo è il regno della Cima Grande di Lavaredo, una delle icone più celebri delle Dolomiti, e proprio nel cuore di questa maestosità si snoda una via che incarna l’eleganza e la difficoltà dell’arrampicata moderna: la Via Hasse.

Aperta nel lontano 1958 dai leggendari Dietrich Hasse e Lothar Brandler, questa via ha segnato un’epoca, introducendo un nuovo livello di impegno e tecnica nell’alpinismo dolomitico. Con i suoi circa 550 metri di sviluppo che solcano la parete nord, la Hasse non è solo una salita, ma un vero e proprio viaggio verticale attraverso la storia dell’arrampicata.

Un’Ascensione Pionieristica

Negli anni ’50, la parete nord della Cima Grande era ancora considerata un obiettivo estremamente ambizioso. Hasse e Brandler, con la loro visione audace e la loro abilità tecnica, riuscirono a superare le difficoltà con un approccio innovativo per l’epoca, utilizzando un numero limitato di chiodi e affidandosi spesso alla progressione in libera e all’incastro.

La loro salita fu un’impresa epica, durata diversi giorni e caratterizzata da passaggi di estrema difficoltà su roccia compatta e spesso strapiombante. La “fessura Hasse”, uno dei tiri chiave della via, divenne subito un simbolo di questa audace conquista.

Un Itinerario di Impegno e Bellezza

La Via Hasse non ha perso il suo fascino nel corso degli anni. Anzi, continua ad attrarre alpinisti esperti desiderosi di confrontarsi con una linea di salita che richiede solide capacità tecniche, esperienza su roccia e una buona dose di tenacia. La difficoltà media si attesta attorno al VI grado, con passaggi più impegnativi che mettono alla prova anche gli scalatori più preparati.

L’esperienza lungo la Hasse è un susseguirsi di emozioni: la verticalità impressionante della parete nord, l’esposizione al vuoto, la bellezza austera della roccia dolomitica e, naturalmente, la soddisfazione di superare ogni singolo tiro. La via segue una linea logica ed elegante, sfruttando le fessure, i diedri e le placche più evidenti della parete.

I Tiri Chiave: Tra Storia e Verticalità

Alcuni tiri della Via Hasse sono diventati iconici. Oltre alla già citata “fessura Hasse”, spesso bagnata e insidiosa, si ricordano i tiri che superano le placche compatte e i brevi strapiombi, dove è richiesta precisione nei movimenti e una buona gestione dell’assicurazione.

La progressione lungo la via regala scorci spettacolari sul paesaggio circostante, con le altre cime delle Tre Cime di Lavaredo che fanno da sfondo a questa avventura verticale. Raggiungere la cima della Cima Grande dopo aver percorso la Hasse è una sensazione di appagamento unica, la ricompensa per la fatica e l’impegno profuso.

Un Classico Immortale

Oggi, la Via Hasse continua ad essere considerata una delle vie classiche più belle e significative delle Dolomiti. Sebbene siano state aperte numerose altre vie sulla parete nord della Cima Grande, la Hasse mantiene un posto speciale nel cuore degli alpinisti per la sua storia, la sua eleganza e la sua difficoltà intrinseca.

Percorrerla significa ripercorrere le orme di pionieri audaci, misurarsi con una parete leggendaria e vivere un’esperienza di alpinismo di alto livello in uno degli scenari più grandiosi del mondo. La Via Hasse non è solo una salita, è un omaggio alla bellezza della montagna e alla passione per la conquista verticale.

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Redazione