Fontana di Trevi: la sorprendente assoluzione degli attivisti nel blitz

Fontana di Trevi: la sorprendente assoluzione degli attivisti nel blitz
Il recente verdetto del tribunale monocratico di Roma ha acceso un acceso dibattito pubblico sulle modalità di attivismo ambientale e sulla protezione dei beni culturali in Italia. Il giudice Alfonso Sabella ha assolto nove attivisti del gruppo Ultima Generazione, che nel maggio del 2023 avevano lanciato un liquido nero, composto da carbone vegetale, nella celebre Fontana di Trevi. Questo gesto, sebbene controverso, ha sollevato interrogativi sul confine tra attivismo e vandalismo, e sulla risposta delle istituzioni a tali forme di protesta.
L’episodio alla Fontana di Trevi
Il 25 maggio 2023, in un momento in cui il movimento per il clima stava guadagnando visibilità globale, gli attivisti di Ultima Generazione hanno scelto la Fontana di Trevi, uno dei simboli più iconici dell’arte barocca e della cultura italiana, per attirare l’attenzione sui temi legati al cambiamento climatico. La Procura della Capitale ha avviato un’indagine, contestando agli attivisti la violazione dell’articolo 518 duodecies del Codice dei Beni Culturali, che punisce il “deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici”. Tuttavia, il giudice Sabella ha stabilito che le accuse non sussistevano, riconoscendo al primo capo di imputazione la particolare tenuità del fatto.
Riflessioni sul gesto degli attivisti
Il gesto di gettare carbone vegetale nella Fontana di Trevi è stato interpretato dagli attivisti come una metafora visiva per rappresentare il “nero futuro” che ci attende se non si agisce immediatamente per proteggere l’ambiente. La scelta di un luogo tanto emblematico serve a sottolineare che la crisi climatica colpisce tutti, anche i luoghi simbolo della nostra cultura e storia. Le reazioni a questo evento sono state molteplici:
- Sostenitori che applaudono il gesto come un atto di coraggio.
- Critici che denunciano l’azione come vandalismo.
Questo dualismo evidenzia il dibattito in corso sul ruolo dell’arte, della cultura e dell’attivismo in un’epoca di crisi climatica.
Implicazioni per il futuro dell’attivismo
L’assoluzione degli attivisti ha riacceso il dibattito sulle strategie di protesta utilizzate dai gruppi ambientalisti. Alcuni sostengono che l’uso di azioni provocatorie possa alienare il pubblico, mentre altri ritengono che sia necessario alzare la voce per affrontare una crisi che, secondo gli scienziati, sta accelerando. La questione si complica ulteriormente considerando che l’Italia, e Roma in particolare, sono già sotto pressione per la conservazione del patrimonio culturale in un contesto di cambiamenti climatici.
La Fontana di Trevi, progettata da Nicola Salvi e completata nel 1762, è un simbolo dell’ingegno umano. Tuttavia, il suo stato di conservazione è a rischio a causa di fattori come l’inquinamento e il turismo di massa. L’azione degli attivisti ha messo in evidenza la fragilità di questi beni culturali, suggerendo che le istituzioni devono adottare misure più efficaci per proteggerli e, al contempo, affrontare le cause del cambiamento climatico.
In un contesto più ampio, la decisione del tribunale potrebbe avere ripercussioni significative su come vengono trattate le azioni di protesta in Italia. Potrebbe rappresentare un precedente per futuri casi simili, dove le azioni di attivismo ecologico si scontrano con la legge.
In conclusione, il blitz a Fontana di Trevi non è solo una questione legale, ma un simbolo di una lotta più ampia per la giustizia climatica e la preservazione della nostra eredità culturale. Con l’assoluzione degli attivisti, si apre un nuovo capitolo in questa importante discussione, invitando tutti a riflettere su come possiamo bilanciare la protezione dei beni culturali con la necessità urgente di agire per il nostro pianeta.