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Dalla devastazione del sisma nasce un fumetto di speranza

Dalla devastazione del sisma nasce un fumetto di speranza

Dalla devastazione del sisma nasce un fumetto di speranza

Case puntellate, bar riaperti tra mille difficoltà e piazze svuotate dal silenzio sono solo alcune delle immagini che il fumettista romano Valerio Barchi ha incontrato durante il suo straordinario percorso lungo il Cammino nelle Terre Mutate. Per 14 giorni e 257 chilometri, Barchi ha attraversato paesi e città devastate dal terremoto, partendo da Fabriano e arrivando fino all’Aquila, due città simbolo della drammatica esperienza del sisma che ha colpito il Centro Italia nel 2016. Domani, il 26 ottobre 2023, Barchi raggiungerà finalmente il capoluogo abruzzese, completando un’esperienza che si trasformerà in un fumetto previsto per il 2026, in coincidenza con il decennale del terremoto. Questo progetto non è solo un’opera artistica, ma una testimonianza viva di comunità che, nonostante il dolore e le difficoltà, continuano a resistere.

Un viaggio tra storie e paesaggi

Con un taccuino di schizzi sempre a portata di mano e l’app Wikiloc attiva per tracciare il percorso, l’autore ha dato vita a un itinerario che unisce storie, persone e luoghi feriti dalle scosse telluriche. “Camminando cerco di non avere aspettative – racconta Barchi – mi lascio sorprendere da paesaggi e incontri. Poi, piano piano, le scene si compongono e diventano storia”. La sua filosofia di viaggio combina esplorazione e riflessione, creando un approccio narrativo che mira a cogliere la complessità delle emozioni e delle esperienze delle persone incontrate lungo il cammino.

Partito da Fabriano, Barchi ha toccato località emblematiche come Castelluccio di Norcia, Arquata del Tronto, Accumoli e Amatrice, percorrendo mediamente venti chilometri al giorno. La sua ultima sosta prima di entrare all’Aquila sarà nella frazione di Collebrincioni, un simbolo di speranza e rinascita.

L’autenticità del viaggio

Fra gli ‘strumenti del mestiere’ che aveva portato nello zaino, gli acquerelli sono stati una presenza costante. Tuttavia, dalla seconda tappa, Barchi ha dovuto fare una scelta difficile: “O i disegni o il ginocchio”. Il peso dell’attrezzatura ha costretto l’artista a rinunciare ai colori, limitandosi a fare appunti e schizzi rapidi, da trasformare poi in tavole una volta tornato a casa. Questo adattamento ha reso il suo viaggio ancora più autentico, poiché ha dovuto confrontarsi con le reali difficoltà di chi vive in queste terre.

Amatrice ha colpito particolarmente Barchi. La città, simbolo della tragedia del 2016, presenta un paesaggio segnato dalle macerie, ma è anche un luogo in cui piccole comunità e associazioni lavorano instancabilmente per mantenere viva la speranza. “È come brace sotto la cenere – osserva l’artista – la vita che continua nonostante tutto”. Qui, il contrasto tra la devastazione e la resilienza delle persone è palpabile, e le storie raccolte diventano un elemento centrale del suo racconto.

Momenti di ascolto e apprendimento

Le soste lungo il cammino si trasformano in momenti di ascolto e apprendimento. A Matelica, Camerino, Norcia e nelle terre più colpite del reatino, Barchi ha raccolto narrazioni che non seguono un copione prestabilito, ma si snodano attraverso l’attenzione e la curiosità di chi cammina per osservare e comprendere. “Alla fine dovrò trovare un filo conduttore. Magari arriverà proprio nell’ultima tappa, entrando all’Aquila”, spiega Barchi, rivelando la sua intenzione di dare un senso e una forma narrativa alle esperienze vissute.

Nato a Roma nel 1985, Barchi ha trascorso quattordici anni all’estero, lavorando come postino in Olanda, cameriere a Istanbul e artista di strada a Taiwan. Tornato in Italia, ha scelto l’acquerello come linguaggio per raccontare i suoi viaggi, dando vita a opere come ‘Ginostra’, ‘Bona Via!’, ‘Fogarina’, ‘Fango’ e ‘Agata fuori le mura’. Non è la prima volta che trasforma un cammino in fumetto: ha già realizzato un lavoro sulla Via Francigena, dove ha unito storia, incontri e paesaggi in un racconto visivo.

Questa nuova sfida legata al Cammino nelle Terre Mutate è nata in un laboratorio universitario dedicato alla progettazione sociale, mettendo al centro la memoria delle comunità terremotate. “Del terremoto dell’Aquila so poco perché all’epoca ero in India – ammette Barchi – so della Casa dello Studente, dei crolli, della basilica, ma non di come il sisma abbia segnato la vita quotidiana negli anni successivi. Sono qui per capirlo”, aggiunge, enfatizzando l’importanza del contatto diretto con i luoghi e le persone per una narrazione autentica e coinvolgente.

Il suo viaggio, quindi, non rappresenta solo un atto di esplorazione fisica, ma anche un impegno profondo verso la memoria e la cultura di un territorio ferito, ma vivo, ricco di storie da raccontare.