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Un passo avanti: come dal 2015 abbiamo ridotto lo spreco alimentare di 100 g a settimana

Un passo avanti: come dal 2015 abbiamo ridotto lo spreco alimentare di 100 g a settimana

Un passo avanti: come dal 2015 abbiamo ridotto lo spreco alimentare di 100 g a settimana

Negli ultimi anni, l’attenzione verso il problema dello spreco alimentare è aumentata notevolmente, e i dati più recenti dell’Osservatorio Waste Watcher International confermano una tendenza positiva. Dal 2015 ad oggi, lo spreco alimentare domestico pro capite settimanale in Italia è diminuito da 650 grammi a 555,8 grammi. Questo rappresenta una riduzione di 95 grammi a settimana per persona, un cambiamento che, sebbene positivo, evidenzia che c’è ancora molto lavoro da fare per raggiungere l’obiettivo fissato dalle Nazioni Unite di 369,7 grammi di cibo sprecato a settimana entro il 2030.

Il Rapporto dell’Osservatorio, realizzato in vista della sesta Giornata Internazionale della Consapevolezza delle Perdite e degli Sprechi Alimentari il 29 settembre 2025, ha monitorato i comportamenti alimentari degli italiani nel mese di agosto 2025 tramite un’indagine condotta con il metodo Cawi, in collaborazione con l’Università di Bologna e Ipsos, su un campione rappresentativo di 1000 cittadini. I risultati indicano che, rispetto all’agosto 2024, dove lo spreco medio settimanale era di 683 grammi, l’Italia ha fatto evidenti progressi.

analisi regionale dello spreco

Un’analisi approfondita dei dati rivela che la zona centrale del Paese è diventata la più virtuosa, con uno spreco medio di soli 490,6 grammi a settimana. Al contrario, al nord si sprecano mediamente 515,2 grammi, mentre al sud il dato è più alto, con 628,6 grammi. Un aspetto positivo emerge dalle famiglie con figli, che hanno ridotto il loro spreco del 17% rispetto alla media nazionale, e dai grandi Comuni, che hanno registrato una diminuzione del 9%.

La classifica dei cibi più sprecati rivela che:

  1. Frutta fresca: 22,9 grammi a settimana
  2. Verdura fresca: 21,5 grammi
  3. Pane: 19,5 grammi
  4. Insalata: 18,4 grammi
  5. Cipolle/tuberi: 16,9 grammi

Questi dati non sono solo numeri, ma riflettono abitudini e comportamenti che possono essere modificati con la giusta consapevolezza e educazione.

fattori economici e culturali

Andrea Segrè, direttore scientifico di Waste Watcher e fondatore della campagna Spreco Zero, spiega che le pressioni economiche, come l’inflazione che ha colpito i generi alimentari con un aumento del 3,7% questa estate, potrebbero aver indotto le famiglie a fare acquisti più ponderati e a prestare maggiore attenzione alla prevenzione degli sprechi. Strumenti come l’app Sprecometro, che consente di monitorare e valutare lo spreco domestico, stanno dimostrando di essere efficaci nel promuovere comportamenti più virtuosi e consapevoli.

Tuttavia, nonostante i progressi fatti, l’Italia rimane al di sopra della media europea per quanto riguarda lo spreco alimentare pro capite settimanale. Mentre il nostro Paese registra 555,8 grammi, la Germania si attesta a 512,9 grammi, la Francia a 459,9 g, la Spagna a 446,5 g e i Paesi Bassi a 469,5 g. Inoltre, la situazione è preoccupante a livello europeo, con 33 milioni di cittadini che vivono in condizioni di insicurezza alimentare, di cui 4,9 milioni sono italiani.

il ruolo della generazione z

In un contesto globale complesso, caratterizzato da conflitti e emergenze climatiche, Waste Watcher ha avviato un focus speciale per comprendere come questi fattori influenzino le abitudini alimentari degli italiani. I risultati mostrano un cambiamento nelle preferenze: oltre un terzo degli italiani (il 37%) ritiene utile puntare sui prodotti made in Italy e il 66% ha aumentato la propria attenzione verso l’ambiente e comportamenti sostenibili. Tuttavia, un 17% degli italiani afferma di non aver modificato le proprie abitudini, non vedendo alcun legame tra la crisi climatica e l’aumento delle temperature.

Le elevate temperature estive del 2025 hanno avuto un impatto diretto sulle abitudini alimentari: il 45% degli italiani cerca di consumare prima gli alimenti più deperibili, mentre il 21% aumenta la frequenza di acquisto di questi prodotti. Solo il 14% non ha modificato i propri comportamenti e il 6% non percepisce alcun impatto delle temperature sullo spreco alimentare.

L’analisi di Luca Falasconi, coordinatore del Rapporto Waste Watcher “Il caso Italia”, sottolinea una trasformazione culturale in corso, alimentata da una nuova consapevolezza sul valore delle risorse alimentari. Le immagini di carestie e fame che quotidianamente ci raggiungono risvegliano una sensibilità collettiva e un rinnovato senso di giustizia, evidenziando l’interconnessione globale che coinvolge tutti i cittadini.

Un ruolo cruciale in questo cambiamento è rappresentato dalla Generazione Z, composta da circa 9 milioni di individui in Italia. Questa generazione, considerata “digitale nativa”, mostra un forte impegno verso la sostenibilità e la riduzione dello spreco alimentare. Sono più propensi a riutilizzare gli avanzi, utilizzare ricette online e condividere cibo con amici e familiari.

Segrè mette in evidenza come la Generazione Z possa fungere da motore di sostenibilità, contribuendo a diffondere pratiche virtuose. Le politiche pubbliche per combattere lo spreco alimentare devono integrare strumenti digitali e programmi di educazione alimentare, affinché questo impegno si traduca in azioni concrete e coinvolgenti per tutte le generazioni. La vera sfida sarà quella di unire le forze per affrontare questa problematica in modo collettivo e responsabile, attraverso l’educazione e l’innovazione.