Filosofia e surrealtà: esplorando il mondo affascinante di Rodney Smith

Filosofia e surrealtà: esplorando il mondo affascinante di Rodney Smith
Il surrealismo è un movimento artistico che riesce a fondere il reale con l’irreale, e Rodney Smith è un artista che ha saputo esprimere questa dualità attraverso le sue fotografie. Nato a New York nel 1947, Smith non si è limitato a documentare la realtà, ma ha elevato la sua arte a una vera e propria filosofia visiva. La sua opera invita a guardare “con gli occhi della mente”, cercando significati più profondi oltre le apparenze.
La retrospettiva “Rodney Smith, fotografia tra reale e surreale”, che si tiene a Rovigo, rappresenta un’importante occasione per riscoprire il lavoro di questo maestro della fotografia, noto principalmente per le sue collaborazioni con il mondo della moda. Questa mostra, che raccoglie 123 immagini, è la prima dedicata a Smith in Italia e celebra un artista che ha lasciato un’impronta indelebile prima della sua scomparsa nel 2016. Le sue fotografie, eleganti e destabilizzanti, sono il frutto di un lungo e accurato lavoro concettuale, in cui si mescolano ironia, incongruenza e malinconia a ottimismo e disillusione.
L’aspetto filosofico del lavoro di Rodney Smith
La curatrice Anne Morin, nel catalogo della mostra, mette in evidenza l’aspetto filosofico del lavoro di Smith, sottolineando la sua passione per pensatori come Spinoza, Cartesio e Platone. La sua biblioteca, ricca di volumi di filosofia e teologia, testimonia un’intensa ricerca interiore che si riflette nei suoi scatti. Le immagini di Smith evocano un mondo incantato, dove il confine tra l’umano e il divino appare sfumato. Morin afferma: “Lascia aperta una fessura nella quale puoi entrare per andare oltre e trovare la tua visione”, descrivendo l’esperienza di chi osserva le sue fotografie. L’assenza di riferimenti temporali e spaziali contribuisce a creare un’atmosfera sospesa, in cui i personaggi sembrano fluttuare in una dimensione alternativa.
La creazione delle fotografie
Le fotografie di Smith, pur apparendo costruite, nascono da un processo spontaneo. L’artista selezionava con cura il luogo e attendeva il momento giusto per catturare la luce perfetta. Ecco alcuni aspetti chiave del suo approccio:
- Selezione del luogo: Ogni scatto è frutto di una scelta attenta.
- Cattura della luce: Smith aspettava il momento ideale per ottenere l’illuminazione perfetta.
- Equilibrio compositivo: Ogni elemento della fotografia contribuisce a creare un’armonia visiva.
Un esempio emblematico è l’immagine scattata nel 1995, che ritrae cinque soggetti su una chiatta sull’Hudson, con gli ombrelli aperti in corrispondenza delle Torri Gemelle e degli altri grattacieli dello skyline. Questo scatto non è solo una celebrazione della bellezza della vita urbana, ma anche un richiamo alla fragilità e all’impermanenza.
L’eredità artistica di Rodney Smith
Rodney Smith si è innamorato della fotografia da giovane, ispirato da grandi maestri come Walker Evans, Margaret Bourke-White, Henri Cartier-Bresson e William Eugene Smith. La sua carriera lo ha portato a pubblicare su prestigiose testate come Time, Wall Street Journal, The New York Times e Vanity Fair, legando il suo nome ai grandi marchi della moda. Tuttavia, Smith si definiva “un ansioso solitario”, e la sua visione artistica andava oltre il mondo patinato della moda.
La retrospettiva di Rovigo non si limita a presentare fotografie, ma richiama anche influenze dalla pittura e dal cinema. La poetica visiva di Smith è influenzata da registi come Alfred Hitchcock, Terrence Malick e Wes Anderson, e i rimandi al cinema muto sono evidenti in molte delle sue opere. Leslie Smolan, vedova di Smith e curatrice della sua eredità artistica, ha partecipato all’inaugurazione, condividendo la sua esperienza di vita con l’artista. “Mi sono innamorata prima del suo talento e poi dell’uomo”, ha dichiarato, evidenziando la profondità dell’esperienza umana che si cela dietro le sue fotografie.
Rodney Smith è stato descritto come “un autentico ingegnere del tempo perduto”, un perfezionista meticoloso nella costruzione del suo ordine geometrico di pensiero. La sua visione del mondo è riassunta in una frase che incapsula la sua filosofia: “Se una foto ha una risposta per ogni domanda, non serve guardarla più di una volta”. Questa affermazione racchiude l’essenza del suo approccio artistico, invitando gli spettatori a cercare continuamente nuovi significati e a esplorare le complessità dell’esistenza umana attraverso le sue immagini. La retrospettiva di Rovigo non è solo un tributo al suo lavoro, ma un invito a riflettere sull’importanza della ricerca del significato in un mondo che spesso sembra privo di direzione.