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Psicanalisi e moda: il legame sorprendente tra Freud e il nostro modo di vestire

Psicanalisi e moda: il legame sorprendente tra Freud e il nostro modo di vestire

Psicanalisi e moda: il legame sorprendente tra Freud e il nostro modo di vestire

La moda, spesso considerata un aspetto superficiale della vita quotidiana, rivela in realtà profondi legami con la psicanalisi, specialmente attraverso la lente del pensiero di Sigmund Freud. Dai tacchi a stiletto ai bustier, dai cappelli a cilindro alla moda dark-coquette o gotica, ogni scelta di abbigliamento può essere vista come un’espressione dei nostri desideri e ansie più reconditi. La mostra “Dress, Dreams and Desire: Fashion and Psychoanalysis”, attualmente in corso al Museo del Fashion Institute of Technology di New York e aperta fino al 4 gennaio, esplora proprio questo legame tra moda e psicanalisi, svelando un dialogo che si intreccia con la storia della cultura e della psicologia.

La visione di Valerie Steele sulla moda

La curatrice della mostra, Valerie Steele, è stata soprannominata “la Freud della moda” dalla critica Suzy Menkes, una delle più influenti esperte del settore. Steele spiega che la moda funge da “superficie profonda” attraverso la quale possiamo non solo vedere noi stessi, ma anche come gli altri ci percepiscono. Le scelte stilistiche possono comunicare messaggi complessi e spesso inconsci, rivelando parti della nostra identità che non sempre siamo disposti a esplorare. “La moda non è solo un’esteriorità, ma un riflesso delle nostre emozioni e dei nostri traumi”, afferma Steele.

Il legame tra psicanalisi e identità di genere

La mostra inizia con lo stile personale di Freud intorno al 1900. È interessante notare che Freud stesso era un amante della moda, e le sue idee radicali riguardanti la sessualità e l’inconscio hanno avuto un impatto significativo sulla società dell’epoca. Gli organizzatori evidenziano come la psicanalisi, in particolare nei primi decenni del Novecento, fosse associata a un’idea di libertà, soprattutto per le donne e le minoranze sessuali. In questo contesto, il legame tra abbigliamento e identità di genere inizia a emergere, segnando un cambio di paradigma rispetto al passato.

Tuttavia, non si può ignorare il fatto che molti psicanalisti, specialmente negli Stati Uniti, hanno mostrato atteggiamenti omofobi e misogini, come sottolinea Steele. Negli anni ’50, le critiche a Freud e alla sua visione della moda da parte delle donne e delle attiviste LGBTQ+ portarono a una rivalutazione della psicanalisi come strumento inclusivo e liberatorio. Questo cambiamento ha aperto la strada a nuove interpretazioni della moda, che ora possono essere comprese attraverso i sogni, i desideri e le complessità dell’identità sessuale.

Teorie innovative e il futuro della moda

La mostra presenta anche idee innovative come la teoria dello specchio di Jacques Lacan e il concetto di “Io pelle” di Didier Anzieu. Queste teorie offrono una chiave di lettura per comprendere come l’immagine corporea e l’identità personale siano intrinsecamente legate all’abbigliamento. Ad esempio, la giacca a specchio di Elsa Schiaparelli diventa un simbolo di questa intersezione tra moda e psicanalisi: non solo un pezzo d’abbigliamento, ma un riflesso della complessità dell’identità umana.

Inoltre, la mostra affronta il tema del feticismo e l’emergere di movimenti verso un abbigliamento non binario e gender fluid, che rispecchiano una società contemporanea sempre più aperta e inclusiva nei confronti delle diverse espressioni di genere e sessualità. Questa evoluzione nella moda non è solo una questione di stile, ma rappresenta anche una risposta a una maggiore consapevolezza sociale.

Un appuntamento da non perdere è il simposio previsto per il 14 novembre, durante il quale interverranno personalità di spicco come Laverne Cox, un’attrice e conduttrice tv statunitense, nota per il suo attivismo a favore della comunità transgender, e Bella Freud, stilista e podcaster. Cox è stata la prima persona transgender a ricevere una nomination agli Emmy in un ruolo d’attrice e a comparire sulla copertina della rivista Time, portando la sua esperienza personale nella discussione su come la moda e l’identità si intersecano nella vita quotidiana.

Il podcast di Bella Freud, “Fashion Neurosis”, è un’ulteriore esplorazione di questi temi, in cui ogni episodio si avvicina a una seduta di psicoterapia. Gli ospiti, sdraiati su un lettino, discutono le loro esperienze con la moda, le emozioni e le pressioni sociali, rivelando come il nostro rapporto con ciò che indossiamo sia profondamente radicato nella nostra psicologia.

In sintesi, la mostra “Dress, Dreams and Desire” non è solo un’esposizione di moda, ma un viaggio attraverso la psiche umana, dove abiti e accessori si trasformano in simboli di desideri e conflitti interiori. La psicanalisi offre strumenti preziosi per decifrare queste scelte, illuminando il modo in cui ci vestiamo e, di riflesso, come ci percepiamo e ci relazioniamo con il mondo.