Petrolio in caduta libera: eccesso di offerta e sanzioni russe mettono alla prova il mercato
Petrolio in caduta libera: eccesso di offerta e sanzioni russe mettono alla prova il mercato
Milano, 13 giugno 2024 – Il prezzo del petrolio ha segnato oggi il terzo calo di fila. Gli operatori restano cauti, divisi tra il rischio di un surplus di offerta e le nuove sanzioni americane contro la Russia. Alle 10.30, il Brent si è fermato a 64,62 dollari al barile, in calo dell’1,5%, mentre il WTI è sceso a 60,37 dollari, perdendo lo stesso valore percentuale. Dietro questo movimento c’è una fase di incertezza, alimentata dalle tensioni geopolitiche e dai dati sulle scorte.
Sanzioni USA, il mercato cambia registro
Le nuove restrizioni annunciate ieri da Washington hanno subito acceso il dibattito tra gli investitori. “Ora si parla meno di surplus e più del rischio di interruzioni”, ha detto a Bloomberg Charu Chanana, responsabile investimenti di Saxo Markets a Singapore. Solo pochi giorni fa, il timore principale era un eccesso di produzione, soprattutto dopo i segnali di rallentamento della domanda in Asia e negli Stati Uniti.
Con l’inasprimento delle sanzioni, però, il punto di vista è cambiato. Ora si guarda alle possibili difficoltà nella logistica e ai rischi per l’export russo. Le prime stime indicano che le nuove misure potrebbero colpire circa 500mila barili al giorno, anche se il dato va ancora confermato. In sala contrattazioni, la reazione non si è fatta attendere: volumi in crescita e volatilità sopra la norma.
Scorte in aumento, domanda più debole
A pesare sui prezzi restano soprattutto i dati sulle scorte. L’ultimo report dell’Energy Information Administration ha mostrato un aumento inatteso delle riserve statunitensi: +2,1 milioni di barili nella settimana chiusa il 7 giugno. Per molti analisti, è un segnale di una domanda meno robusta del previsto. “Il mercato sta cercando un equilibrio tra rischi geopolitici e realtà dei fondamentali”, ha detto un trader londinese, preferendo l’anonimato.
In Asia, la domanda cinese dà segni di rallentamento. Le raffinerie di Pechino hanno ridotto gli acquisti spot, frenate dalla debole ripresa industriale. Anche in Europa, l’estate non ha portato la spinta attesa sui consumi. “Siamo in una fase di transizione, con molte incognite”, ha riconosciuto un analista di JP Morgan contattato stamattina.
Mercati in tensione, timori per le major
Il calo del petrolio si riflette anche in Borsa. A Milano, Eni ha aperto in calo dello 0,8%, Saipem ha perso l’1,2% nei primi scambi. Gli operatori temono che una lunga fase di prezzi bassi possa pesare sui bilanci delle grandi compagnie europee, già sotto pressione sui margini. Negli Stati Uniti, ExxonMobil e Chevron hanno registrato ribassi simili dopo la chiusura delle contrattazioni.
Sul fronte macroeconomico, prezzi più bassi potrebbero essere un sollievo per i Paesi importatori, Italia compresa. Ma l’incertezza resta alta. “Il mercato è molto sensibile alle notizie geopolitiche – ha ricordato Chanana – basta poco per cambiare rotta”.
L’attesa per la riunione OPEC+
Ora tutti guardano alla riunione dell’OPEC+ in programma a Vienna il 20 giugno. Sul tavolo c’è la possibilità di nuovi tagli alla produzione per sostenere i prezzi. Intanto, nelle sale trading di Londra e New York si respira un clima di attesa. Un operatore della City, alle 11.15, ha chiuso la telefonata con una battuta: “Qui basta un tweet per far saltare tutto”.
