Il Papa e la Chiesa: un forte messaggio contro l’antisemitismo
Il Papa e la Chiesa: un forte messaggio contro l'antisemitismo
Roma, 6 giugno 2024 – Questa mattina, durante l’udienza generale in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha scelto di parlare del sessantesimo anniversario della Dichiarazione conciliare Nostra aetate. Il Pontefice ha ricordato come quel documento “condanni con forza ogni forma di odio, persecuzione e antisemitismo contro gli ebrei, in ogni tempo e da chiunque”. Un messaggio chiaro, pronunciato in italiano davanti a migliaia di fedeli e pellegrini, che arriva in un momento segnato da nuove tensioni internazionali e da episodi di intolleranza.
Come Nostra aetate ha cambiato il rapporto tra Chiesa ed ebraismo
Era il 28 ottobre 1965 quando il Concilio Vaticano II approvò la Dichiarazione Nostra aetate, aprendo una pagina nuova nei rapporti tra la Chiesa cattolica e le altre religioni, in particolare con quella ebraica. “Da allora – ha sottolineato Papa Francesco – tutti i miei predecessori hanno condannato l’antisemitismo con parole nette”. Un impegno che, ha detto, non si è mai interrotto: “Anche io confermo che la Chiesa non accetta l’antisemitismo e lo combatte, proprio per il Vangelo”.
Il documento, più volte citato dal Papa, resta una pietra miliare. In pochi paragrafi, i padri conciliari dichiaravano che “la Chiesa deplora l’odio, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo”. Parole che – ha spiegato Francesco – “sono ancora attuali” e “chiedono un impegno concreto”.
Dialogo ebraico-cattolico: passi avanti e ostacoli da superare
“Oggi possiamo guardare con gratitudine a tutto ciò che è stato fatto nel dialogo ebraicocattolico”, ha detto il Papa, rivolgendosi anche ai rappresentanti delle comunità ebraiche presenti in piazza. Dal 1965 a oggi, ci sono stati molti incontri tra Pontefici e rabbini, oltre a visite ufficiali nelle sinagoghe di Roma, Gerusalemme e altre città.
Il primo Papa a entrare in una sinagoga fu Giovanni Paolo II, nel 1986. Benedetto XVI e lo stesso Francesco hanno continuato su questa strada. “Non sono solo gesti simbolici – ha spiegato un funzionario della Santa Sede dopo l’udienza – ma un lavoro quotidiano fatto di dialogo, studio comune e progetti condivisi”.
Non mancano però le difficoltà. Negli ultimi mesi si sono registrati vari episodi di antisemitismo in Europa e nel mondo. La Comunità Ebraica di Roma, guidata da Ruth Dureghello, ha chiesto più volte “una vigilanza costante”, sottolineando come “le parole del Papa siano un segnale importante”.
Antisemitismo sotto la lente: il messaggio di condanna resta urgente
Il richiamo di Papa Francesco arriva in un momento segnato da tensioni internazionali e da un aumento degli episodi di odio religioso. Secondo i dati dell’Osservatorio sull’antisemitismo dell’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane), nel 2023 in Italia si sono contati oltre 200 casi, tra insulti online, scritte sui muri e aggressioni verbali.
“La Chiesa non tollera l’antisemitismo”, ha ribadito il Pontefice. Una posizione che trova conferma nelle parole del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni: “Il dialogo va difeso ogni giorno. Non basta ricordare il passato, bisogna costruire insieme il futuro”.
Memoria ed educazione: le chiavi per non abbassare la guardia
Nel suo discorso, Papa Francesco ha lanciato un invito a non mollare. “Solo così – ha detto – potremo davvero costruire una società più giusta”. La memoria della Shoah resta al centro: “Ricordare è un dovere”, ha aggiunto. In piazza San Pietro, alcuni studenti delle scuole romane hanno ascoltato in silenzio. Uno di loro, Marco, 17 anni, ha raccontato: “Non sapevo che la Chiesa avesse fatto questi passi. È importante parlarne anche tra noi giovani”.
La giornata si è chiusa con una preghiera comune. Il messaggio del Papa è chiaro: “Il dialogo non è mai scontato. Va coltivato ogni giorno”. A sessant’anni di distanza, la Nostra aetate continua a indicare la strada.
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