Raid a Gaza: colpita una minaccia imminente nel nord
Raid a Gaza: colpita una minaccia imminente nel nord
Tel Aviv, 8 giugno 2024 – Un nuovo attacco aereo israeliano ha colpito il nord della Striscia di Gaza nelle prime ore di oggi. A riferirlo sono diversi media palestinesi, mentre le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno confermato l’operazione, ripresa anche dal quotidiano Haaretz. L’obiettivo, secondo quanto dichiarato, era una “minaccia imminente” individuata nella parte settentrionale dell’enclave palestinese. Sul posto la tensione resta alta: poco dopo le 5 del mattino, sirene e boati hanno risvegliato i residenti di Beit Hanoun e Jabalia, che si sono ritrovati in mezzo a macerie e polvere.
Bombe nel nord di Gaza: cosa è successo
Le prime informazioni, raccolte da fonti locali, parlano di un attacco concentrato su edifici residenziali e presunti siti da cui sarebbero stati lanciati razzi. Al momento non si conosce il bilancio preciso di morti o feriti, anche se alcune ambulanze si sono mosse rapidamente tra le strette vie di Beit Hanoun. “Abbiamo sentito un’esplosione fortissima, poi solo urla e confusione”, racconta al telefono Ahmed, un abitante del nord della Striscia. I soccorritori della Mezzaluna Rossa Palestinese segnalano difficoltà a raggiungere le zone colpite, a causa delle macerie e dei danni alle strade.
IDF: “Colpita una minaccia imminente”
Le Forze di Difesa Israeliane hanno diffuso una nota, rilanciata da Haaretz, in cui spiegano che l’attacco era volto a fermare una “minaccia imminente” nel nord della Striscia. “Abbiamo agito per impedire un attacco che avrebbe potuto mettere in pericolo i cittadini israeliani”, ha detto un portavoce militare. Non sono stati forniti ulteriori dettagli sugli obiettivi o sulla natura della minaccia. In passato, l’IDF aveva già indicato Beit Hanoun come base di gruppi armati da cui partono razzi verso Israele.
Jabalia sotto choc, tensione alle stelle
A Jabalia, poco lontano dall’area colpita, la tensione è palpabile. Alcuni abitanti si sono radunati davanti alle case danneggiate, cercando tra le macerie oggetti personali e documenti. “Non sappiamo dove andare, ogni notte è uguale”, racconta Samira, madre di tre figli. Le scuole sono rimaste chiuse per precauzione e le autorità hanno chiesto ai cittadini di non avvicinarsi alle zone colpite finché non saranno completate le operazioni di pulizia e messa in sicurezza.
Escalation e emergenza umanitaria
L’attacco arriva in un momento già segnato da una forte escalation militare nella regione. Negli ultimi giorni, secondo le Nazioni Unite, più di 60mila persone hanno dovuto lasciare le loro case nel nord della Striscia. Le organizzazioni umanitarie lanciano l’allarme: “Le condizioni peggiorano ogni ora, manca acqua potabile e medicine”, spiega via WhatsApp un operatore di Medici Senza Frontiere. L’accesso agli ospedali resta molto difficile, soprattutto nelle zone più esposte ai bombardamenti.
Diplomazia ferma, nessun passo avanti
Sul fronte diplomatico, la situazione è bloccata. Non sono arrivate reazioni ufficiali dalle principali cancellerie occidentali. L’Unione Europea ha ribadito nei giorni scorsi l’importanza di “evitare altre vittime civili” e di spingere per il dialogo. Fonti vicine all’ONU dicono che il Consiglio di Sicurezza potrebbe riunirsi nelle prossime ore per discutere l’evoluzione della crisi.
La paura che non si ferma
Per chi vive nel nord di Gaza, l’ultima notte è stata solo l’ennesima di una lunga serie fatta di paura e incertezza. “Non sappiamo cosa ci aspetta domani”, confida un giovane volontario che aiuta nei soccorsi. Intanto, i droni israeliani continuano a sorvolare la zona, pronti a intervenire. Le sirene restano pronte a suonare di nuovo. Solo allora si capirà se questa spirale di violenza troverà una pausa o se nuovi attacchi peggioreranno ancora la già grave crisi umanitaria nella Striscia di Gaza.
