Strage a Gaza: 104 vittime, tra cui 46 bambini, nei raid israeliani
Strage a Gaza: 104 vittime, tra cui 46 bambini, nei raid israeliani
Gaza, 11 giugno 2024 – È salito ad almeno 104 il numero delle vittime nei raid aerei israeliani che hanno colpito la Striscia di Gaza nella notte tra lunedì e martedì. Tra i morti ci sono 46 bambini e 20 donne, secondo le prime informazioni diffuse da fonti locali palestinesi nelle ore successive agli attacchi. I feriti sarebbero 253, di cui 78 bambini e 84 donne, stando ai dati raccolti negli ospedali della zona.
Notte di bombe sulla Striscia: il racconto di chi c’era
Le sirene hanno cominciato a ululare poco dopo la mezzanotte. A Rafah e Gaza City, i residenti raccontano di una serie di esplosioni che hanno squarciato il silenzio. “Abbiamo sentito almeno cinque colpi forti, uno dopo l’altro”, dice Ahmed, 32 anni, che abita nel quartiere Tal al-Sultan. Le forze israeliane hanno confermato gli attacchi, definendoli “operazioni mirate contro obiettivi di Hamas”, ma non hanno fornito dettagli sul numero delle vittime civili.
Le autorità sanitarie locali riferiscono che la maggior parte dei morti si trova nei quartieri residenziali a nord della Striscia. “Molti corpi sono stati tirati fuori dalle macerie solo all’alba”, spiega il dottor Youssef Abu Rish, direttore generale del Ministero della Salute di Gaza. Le ambulanze hanno lavorato senza sosta tutta la notte, mentre decine di famiglie cercavano notizie dei loro cari fuori dagli ospedali.
Il bilancio dei danni negli ospedali al limite
Secondo le fonti palestinesi, i morti sono 104, tra cui molti bambini e donne. I dati arrivano da due strutture già al collasso: l’ospedale Shifa e il più piccolo Kamal Adwan. “Abbiamo ricevuto decine di feriti in condizioni gravissime”, racconta un infermiere dello Shifa, che preferisce restare anonimo. “Molti sono bambini. Alcuni hanno perso tutta la famiglia.”
La situazione negli ospedali è critica: mancano medicine, sangue e personale. La Mezzaluna Rossa Palestinese segnala difficoltà a raggiungere alcune zone colpite a causa delle strade danneggiate e dei continui bombardamenti. “Ogni notte è peggio della precedente”, confida una volontaria.
Dure parole da Israele, preoccupazione nel mondo
Israele ha ribadito che i raid fanno parte delle operazioni contro Hamas, a seguito del lancio di razzi verso il proprio territorio nelle ultime 48 ore. “Colpiremo ogni infrastruttura terroristica”, ha detto un portavoce militare. Ma la comunità internazionale guarda con crescente inquietudine all’alto numero di vittime civili.
Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha chiesto “un immediato cessate il fuoco” e ha chiesto di garantire l’accesso umanitario nelle zone colpite. Anche l’Unione Europea ha invitato le parti a fermare l’escalation. “La protezione dei civili deve essere la priorità”, si legge in una nota da Bruxelles.
Gaza sotto choc: la paura nelle strade
Le vie di Gaza sono attraversate da un silenzio carico di paura. Molte famiglie si sono rifugiate nei seminterrati o nelle scuole dell’UNRWA, sperando che i bombardamenti finiscano presto. “Non sappiamo dove andare, non esiste un posto sicuro”, racconta Fatima, madre di tre bambini. Le scuole sono chiuse da settimane, i negozi aprono solo per poche ore.
Le prime ricostruzioni indicano che alcune zone colpite erano molto popolate. I soccorritori hanno lavorato tra le macerie fino all’alba, spesso senza strumenti. “Abbiamo trovato bambini sotto i detriti”, dice un volontario della Protezione Civile.
Un conflitto senza fine: numeri e speranze
Questo attacco arriva in un momento già segnato da tensioni crescenti tra Israele e Hamas. Dall’inizio dell’anno, secondo l’Onu, sono oltre 36mila i morti nella Striscia di Gaza, quasi tutti civili. La popolazione vive tra scarsità d’acqua, continui blackout e ospedali sovraffollati.
La comunità internazionale continua a chiedere una via diplomatica, ma la tregua sembra ancora lontana. Nel frattempo, a Gaza si contano le vittime e si cerca di andare avanti, in una notte che lascia dietro di sé solo macerie e un silenzio carico di dolore.
