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Tragedia nella Striscia: un soldato israeliano perde la vita in un attacco palestinese

Tragedia nella Striscia: un soldato israeliano perde la vita in un attacco palestinese

Tragedia nella Striscia: un soldato israeliano perde la vita in un attacco palestinese

Tel Aviv, 10 giugno 2024 – Un riservista israeliano, il sergente maggiore Yonah Efraim Feldbaum, 37 anni, originario dell’insediamento di Neria in Cisgiordania, è stato ucciso nel pomeriggio di ieri durante un attacco alle truppe dell’IDF (Forze di difesa israeliane) nell’area di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. La notizia è stata confermata dai portavoce militari e rilanciata dai principali media israeliani, mentre sul terreno la tensione resta alta nonostante i tentativi di mediazione internazionale.

Attacco a Rafah: cosa è successo davvero

Secondo l’esercito, l’attacco è avvenuto nel quartiere di Jenina, un’area dove le operazioni militari si sono fatte più intense nelle ultime settimane. “I terroristi hanno usato lanciarazzi e fucili da cecchino contro le nostre truppe”, ha detto un portavoce delle IDF nella tarda serata di ieri. Le prime indagini indicano che il commando palestinese ha colto di sorpresa le forze israeliane, approfittando degli edifici già danneggiati dai bombardamenti recenti.

Sul posto, poco dopo le 16, sono arrivati rinforzi e mezzi di soccorso. Alcuni testimoni hanno raccontato di aver sentito “almeno due esplosioni” seguite da raffiche di mitra. “Abbiamo visto i soldati correre verso la zona colpita, c’era fumo e si sentivano urla”, ha detto un residente che abita a pochi passi dal luogo dell’attacco.

Chi era Feldbaum e le reazioni ufficiali

Il sergente maggiore Feldbaum, richiamato in servizio da riservista nelle ultime settimane, lascia la moglie e due figli piccoli. La famiglia ha ricevuto la notizia della sua morte domenica sera. Nel piccolo insediamento di Neria, in Cisgiordania, le bandiere sono a mezz’asta e davanti a casa regna il silenzio. “Era un uomo riservato, molto legato alla comunità”, ha detto un vicino, visibilmente scosso.

Il portavoce militare ha espresso “profondo cordoglio” a nome delle Forze di difesa israeliane. Il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha promesso che “l’attacco non resterà senza risposta” e ha ribadito l’impegno dell’esercito a proteggere le truppe impegnate a Gaza.

Hamas smentisce: il nodo del cessate il fuoco

Nel tardo pomeriggio di ieri, Hamas ha diffuso una nota in cui nega il coinvolgimento nell’attacco. Il movimento islamista ha confermato la sua volontà di rispettare il cessate il fuoco negoziato dagli Stati Uniti con Israele. “Non abbiamo violato gli accordi”, si legge nel comunicato. Ma le autorità israeliane non sembrano convinte e parlano di “chiara responsabilità” delle milizie palestinesi nella zona.

Fonti diplomatiche a Gerusalemme avvertono che la situazione resta fragile. “Ogni episodio può far saltare il fragile equilibrio raggiunto dopo settimane di trattative”, ha detto un funzionario del ministero degli Esteri israeliano. Intanto cresce la pressione internazionale per consolidare la tregua e avviare un negoziato stabile.

L’escalation sul terreno e i rischi in aumento

L’attacco a Rafah arriva in un momento di relativa calma nella Striscia di Gaza, dopo mesi di scontri. Ma secondo l’ONU, più di 35mila persone sono morte dall’inizio delle ostilità a ottobre. Le operazioni israeliane si concentrano soprattutto nel sud, dove Rafah è un punto chiave per controllare tunnel e traffici verso l’Egitto.

Nelle ultime settimane, l’esercito ha rafforzato la sicurezza al confine sud. Le organizzazioni umanitarie, però, denunciano sempre più difficoltà ad aiutare la popolazione civile. “La situazione è tesa, ogni giorno può cambiare tutto”, ha ammesso un operatore della Mezzaluna Rossa presente a Rafah.

Cosa succederà ora

Mentre la famiglia Feldbaum si prepara ai funerali, previsti domani mattina nel cimitero militare di Gerusalemme, il governo israeliano sta valutando nuove misure per evitare altri attacchi ai soldati nella Striscia. La comunità internazionale osserva con attenzione. Per ora il cessate il fuoco tiene, ma la tensione resta alta, tra le macerie di Rafah e il silenzio degli insediamenti israeliani al confine.

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