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Allerta sulle spiagge: una su cinque a rischio scomparsa entro il 2050

Allerta sulle spiagge: una su cinque a rischio scomparsa entro il 2050

Allerta sulle spiagge: una su cinque a rischio scomparsa entro il 2050

Roma, 5 giugno 2024 – L’Italia si trova davanti a un rischio enorme: potrebbe perdere fino al 45% delle sue spiagge entro il 2100. Intanto, già oggi, le case di circa 800mila persone sono minacciate dall’innalzamento del livello del mare, dall’erosione costiera e dalla crescente pressione urbanistica. Lo dicono i dati del XVII Rapporto “Paesaggi sommersi” della Società Geografica Italiana, presentato stamattina al Palazzetto Mattei di Roma. Il documento scatta una fotografia dettagliata e preoccupante della fragilità delle coste italiane di fronte ai cambiamenti climatici.

Alto Adriatico, Gargano e Delta del Po: le coste più in pericolo

Il rapporto indica chiaramente le zone più esposte: l’Alto Adriatico, la costa pugliese attorno al Gargano, vari tratti tra Toscana e Campania, oltre alle aree di Cagliari e Oristano. Molto vulnerabile è anche il Delta del Po e la Laguna di Venezia, dove ogni anno l’acqua avanza un po’ di più. Non si parla solo di spiagge che spariscono. A rischio ci sono anche metà delle infrastrutture portuali, diversi aeroporti, oltre il 10% delle terre coltivate e molte zone umide come paludi e lagune. “Abbiamo trasformato la fascia costiera, un ambiente naturalmente instabile e dinamico, in una linea rigida e quindi più fragile”, spiega Stefano Soriani, docente di Geografia economico-politica all’Università Ca’ Foscari Venezia.

Costa sempre più artificiale, l’erosione non si ferma

Il rapporto mette in luce un dato allarmante: quasi un quarto del territorio entro i 300 metri dalla costa è ormai coperto da strutture artificiali. In alcune regioni, come la Liguria (47%) e le Marche (45%), la percentuale è ancora più alta. Le barriere artificiali, nate per difendere le coste basse, oggi proteggono più di un quarto dei litorali. Ma paradossalmente peggiorano il problema, accelerando l’erosione e la fragilità della costa. “Il rischio non è solo la perdita delle spiagge o l’allagamento delle coste – spiega Filippo Celata, docente alla Sapienza – ma una sempre maggiore artificializzazione della linea di costa, con gravi conseguenze per il paesaggio”.

Turismo e territorio: una convivenza difficile

La fascia costiera italiana ospita il 57% dei posti letto turistici nazionali. Un segnale chiaro di quanto questi territori siano importanti per l’economia. Ma anche di quanto la pressione sia ormai troppo forte su un ambiente già fragile. “Lo sviluppo turistico senza controllo sta peggiorando la crisi”, si legge nel rapporto. Da Rimini a Sorrento, i comuni costieri continuano a consumare terreno, mentre le misure per adattarsi faticano a tenere il passo.

Salinizzazione nel Delta del Po: l’agricoltura sotto assedio

Nell’estate del 2023, il fenomeno del cuneo salino ha risalito il Delta del Po per oltre 20 chilometri, mettendo a rischio coltivazioni e riserve d’acqua potabile. Le terre agricole lungo la costa sono tra le più colpite: l’avanzata del mare aumenta la salinità dei terreni, costringendo gli agricoltori a mettere in campo soluzioni sempre più difficili e costose. “La crisi climatica moltiplicherà le difficoltà”, avverte la Società Geografica Italiana.

Porti, infrastrutture e aree protette: un sistema a rischio

Le infrastrutture portuali italiane si estendono per circa 2.250 chilometri e sono a forte rischio a causa dell’innalzamento del mare. Anche le aree protette, che coprono il 10% delle acque e delle coste, spesso non hanno piani di gestione adeguati. Così, la perdita di habitat naturali rischia di andare di pari passo con un peggioramento dei servizi logistici e turistici.

Serve un cambio di passo nella gestione delle coste

“Adesso serve un cambio netto nei modi di gestire e pianificare le coste”, sottolinea Soriani. Gli autori del rapporto sono chiari: l’unica strada è invertire la rotta, riportando natura e paesaggio al centro, lasciando che i litorali possano adattarsi in modo naturale. Non sarà facile, ostacolati da interessi economici e resistenze locali. “Non vogliamo fare allarmismi – dice Claudio Cerreti, presidente della Società Geografica Italiana – ma offrire ai decisori politici un quadro chiaro e delle proposte concrete per ridurre i danni”.

Un futuro incerto: tra adattamento e resilienza

Il messaggio è chiaro: senza interventi concreti e una nuova visione per le nostre coste, l’Italia rischia di perdere non solo una grande fetta delle sue spiagge, ma anche pezzi importanti del suo patrimonio naturale ed economico. La sfida è aperta. Serve un impegno collettivo per puntare su adattamento, resilienza e consapevolezza dell’importanza delle coste per il futuro del Paese.