Home » Comitato contro la riforma: il ddl Nordio non offre soluzioni efficaci

Comitato contro la riforma: il ddl Nordio non offre soluzioni efficaci

Comitato contro la riforma: il ddl Nordio non offre soluzioni efficaci

Comitato contro la riforma: il ddl Nordio non offre soluzioni efficaci

Roma, 13 giugno – Il disegno di legge Nordio sulla riforma della Giustizia, presentato dal governo nelle settimane scorse, continua a far discutere. Oggi il comitato “A difesa della Costituzione” ha espresso forti dubbi. Secondo loro, la proposta rischia di stravolgere il rapporto tra politica e magistratura previsto dalla Costituzione, senza però toccare i veri problemi che preoccupano i cittadini, come la durata dei processi.

Il comitato “A difesa della Costituzione” non ci sta

A parlare sono giuristi, ex magistrati e rappresentanti della società civile, uniti nel comitato che contesta il testo voluto dal ministro Carlo Nordio. “Questa legge cambierà il rapporto tra politica e magistratura pensato dai nostri padri costituenti, ma non risolve nessuno dei problemi che interessano davvero la gente, a cominciare dalla lentezza dei processi”, si legge in una nota diffusa stamattina. Parole nette, arrivate a pochi giorni dall’inizio della campagna referendaria.

Ieri sera il comitato si è riunito in una sala nel cuore di Roma, con ospiti come l’ex presidente della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick e la costituzionalista Lorenza Carlassare. Da qui è arrivato l’impegno a restare in prima linea nel dibattito pubblico. “Vogliamo spiegare ai cittadini perché questa riforma non migliorerà la giustizia”, ha detto uno dei portavoce, ricordando che “l’indipendenza e l’autonomia della magistratura sono pilastri della nostra Repubblica”.

Referendum in vista: perché dire “no”

Il gruppo “Giusto dire no”, parte del comitato più ampio, ha ufficializzato il suo sostegno alla campagna referendaria. L’obiettivo è chiaro: mettere in guardia l’opinione pubblica sui rischi della riforma. “Non è solo una questione tecnica”, ha sottolineato la professoressa Anna Falcone, tra le promotrici. “Qui si parla di diritti, di un processo equo, della separazione dei poteri”.

Il punto più contestato riguarda le modifiche sulle carriere dei magistrati e sulla composizione del Consiglio Superiore della Magistratura. Chi dice no teme che queste novità possano squilibrare i poteri dello Stato. “Non possiamo lasciare che la politica metta troppa mano sulla magistratura”, ha confidato un ex giudice presente all’incontro.

Tempi lunghi e fiducia a rischio

Al centro delle critiche c’è soprattutto la questione della durata dei processi, che resta il vero tallone d’Achille della giustizia italiana. I dati del Ministero mostrano che un processo civile dura in media più di sette anni, mentre in penale si supera spesso quota cinque. “La riforma non affronta questo problema – ha spiegato il costituzionalista Massimo Luciani – anzi, rischia di complicare ancora di più le cose con nuovi passaggi burocratici”.

Dal dibattito è emerso un desiderio chiaro: soluzioni concrete, come più risorse per i tribunali, digitalizzazione delle procedure e assunzione di personale amministrativo. “Non basta cambiare le regole dall’alto”, ha detto una giovane avvocatessa. “Bisogna investire davvero nella giustizia”.

Lo scontro politico e le prossime mosse

Il confronto sulla riforma Nordio promette di essere caldo nelle prossime settimane. Il governo insiste sulla necessità di modernizzare il sistema giudiziario e renderlo più efficiente. Di contro, opposizioni e una parte significativa della società civile chiedono prudenza e chiarezza.

Il referendum sulla giustizia, previsto per l’autunno, sarà un momento decisivo. Il comitato “A difesa della Costituzione” ha già programmato una serie di incontri pubblici in città come Milano, Napoli e Torino. L’obiettivo è coinvolgere i cittadini nel dibattito e raccogliere testimonianze dirette su cosa significa oggi affrontare un processo in Italia.

Solo allora si capirà se la riforma riuscirà davvero a rispondere alle aspettative o se resterà – come temono in molti – un’occasione sprecata. Intanto, il dibattito resta aperto, alimentato da dati, opinioni e storie di vita che non smettono di scuotere la discussione pubblica sulla giustizia.