First Cisl avverte: l’unione Bpm-Agricole minaccia posti di lavoro
 
 First Cisl avverte: l'unione Bpm-Agricole minaccia posti di lavoro
Milano, 13 giugno 2024 – First Cisl suona il campanello d’allarme: la possibile fusione tra Banco Bpm e Crédit Agricole Italia rischia di mettere in bilico “centinaia di filiali” e provocare “tagli pesanti all’occupazione”. Il sindacato lancia l’allerta proprio in un momento delicato per il settore bancario italiano, che sta già vivendo una forte riduzione della sua presenza sul territorio. A delineare il quadro è il XIV report della Fondazione Fiba di First Cisl, pubblicato oggi a Milano.
Filiali in fuga: la desertificazione bancaria avanza
I numeri parlano chiaro. Nei primi nove mesi del 2025, le banche italiane hanno chiuso 268 sportelli, una diminuzione dell’1,4% rispetto alla fine del 2024, secondo la Fondazione Fiba. E la tendenza non sembra fermarsi: con la conclusione dei piani di chiusura annunciati da alcuni grandi gruppi, il calo potrebbe farsi ancora più marcato negli ultimi mesi dell’anno. “Il numero è destinato a salire parecchio”, si legge nel comunicato.
A preoccupare è soprattutto la cosiddetta desertificazione bancaria. Oggi sono ben 3.419 i comuni italiani senza filiali, quasi la metà del totale, il 43,3%. Questo significa che intere aree rischiano di restare senza un punto di riferimento bancario vicino, con conseguenze dirette per cittadini e imprese.
Il risiko bancario spinge verso nuove chiusure
Non si tratta solo di razionalizzazioni interne. A spingere la chiusura degli sportelli è anche il cosiddetto risiko bancario: fusioni e acquisizioni che spesso creano sovrapposizioni tra le reti e, di conseguenza, nuovi tagli. Un esempio recente è quello di Bper, che dopo aver acquisito la Popolare di Sondrio ha annunciato la chiusura di 90 filiali nel Centro Nord. Una cifra molto più alta rispetto alle sei chiusure richieste dall’Antitrust come condizione per l’operazione.
E il rischio cresce se si concretizza la fusione tra Banco Bpm e Crédit Agricole Italia. L’operazione darebbe vita al terzo gruppo bancario italiano per numero di sportelli, con 2.425 filiali complessive. Le regioni più esposte a tagli pesanti sarebbero Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna.
Sindacati in allarme: “Nuovi tagli al personale in arrivo”
“Le conseguenze di una fusione tra Crédit Agricole Italia e Banco Bpm potrebbero essere molto più pesanti di quanto si immagini”, avverte il segretario della First Cisl, Riccardo Colombani. “La nuova rete, terza per numero di filiali, avrebbe sovrapposizioni importanti in diversi territori. Questo potrebbe giustificare nuovi e pesanti tagli all’occupazione”.
Colombani non lascia spazio a dubbi: “Ci opponiamo con forza a questa prospettiva”. Il timore è che la riorganizzazione delle filiali si traduca in esuberi e in una presenza bancaria sempre più ridotta, soprattutto in territori già segnati dalla chiusura degli sportelli.
Il prezzo pagato dai territori e le sfide che restano
La desertificazione bancaria non riguarda soltanto i lavoratori. Nei piccoli centri, chiudere una filiale significa spesso dover fare chilometri per accedere ai servizi di base. La First Cisl sottolinea come questa tendenza possa ampliare il divario tra città e zone interne o montane, dove la banca è ancora un punto di riferimento fondamentale.
Le fusioni bancarie sono spesso giustificate con la necessità di aumentare l’efficienza e la competitività a livello internazionale. Ma, spiega Colombani, “non si può chiudere gli occhi davanti all’impatto sociale che queste operazioni hanno sulle comunità locali”. Il sindacato chiede un confronto aperto con istituzioni e banche per garantire una transizione che protegga lavoratori e cittadini.
Nel frattempo, la tensione resta alta tra i dipendenti e le comunità coinvolte. Solo nelle prossime settimane, con la chiusura dell’anno e la definizione dei nuovi piani industriali, si potrà capire davvero quale sarà l’impatto della fusione tra Banco Bpm e Crédit Agricole Italia sull’economia e sulla società del Paese.
