Scopri le novità di Prometeo TV: edizione n° 43 del 29 ottobre 2025
 
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Roma, 6 giugno 2024 – Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha fatto sapere che il referendum sulla riforma della giustizia potrebbe svolgersi tra marzo e aprile del prossimo anno. La notizia è arrivata durante un incontro a Montecitorio, dove Nordio ha spiegato che tutto dipenderà dai tempi tecnici e dalle decisioni della Corte Costituzionale. Nel frattempo, l’Associazione Nazionale Magistrati e l’Unione delle Camere Penali si preparano a un confronto acceso, mentre il dibattito sulla separazione delle carriere e la responsabilità dei magistrati si fa sempre più intenso.
Referendum sulla giustizia, i tempi e le incognite
Questa mattina, alle 11.30, il ministro Nordio si è presentato davanti ai giornalisti e ha spiegato che “il periodo più probabile per il referendum è tra marzo e aprile 2025”. Ma ha anche precisato che “bisognerà aspettare il via libera della Consulta”. La riforma, che propone la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, è uno dei temi più caldi nel programma del governo. “Siamo pronti a discutere con tutti i soggetti coinvolti”, ha aggiunto Nordio, sottolineando l’importanza di “un dibattito chiaro e aperto”.
Fonti vicine al ministero dicono che il testo definitivo dovrebbe arrivare in Parlamento entro l’estate. A quel punto si capirà se le forze politiche riusciranno a trovare un accordo o se sarà il popolo a decidere. Nel frattempo, l’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha già convocato una serie di assemblee straordinarie. “Non accetteremo una riforma che metta in discussione l’autonomia della magistratura”, ha avvertito il presidente Giuseppe Santalucia.
Tensione alle stelle tra magistrati e avvocati
L’atmosfera tra le categorie coinvolte è decisamente tesa. Da una parte ci sono i magistrati, preoccupati che le garanzie costituzionali possano indebolirsi; dall’altra gli avvocati penalisti, che chiedono da tempo un cambiamento profondo del sistema. L’Unione delle Camere Penali Italiane (UCPI), guidata da Gian Domenico Caiazza, ha già lanciato una mobilitazione nazionale. “Questa è l’occasione per riportare equilibrio nel processo penale”, ha detto Caiazza ieri pomeriggio durante un incontro a Milano.
Non sono mancati momenti di scontro, sia sui social sia nelle sedi istituzionali. “Serve una riforma vera, non di facciata”, ha scritto su X il deputato Enrico Costa (Azione), mentre la senatrice Anna Rossomando (PD) ha ribadito l’urgenza di “proteggere l’indipendenza dei giudici”. In questo clima, lo scontro tra le diverse anime della giustizia italiana sembra più che mai dietro l’angolo.
I nodi della riforma: separare le carriere e responsabilizzare i magistrati
Due sono i punti caldi: la separazione delle carriere e la responsabilità civile dei magistrati. Il governo vuole dividere chiaramente il percorso dei giudici da quello dei pubblici ministeri, con concorsi separati e carriere indipendenti. Secondo chi sostiene la riforma, questa scelta garantirebbe processi più imparziali. Ma l’ANM avverte: “Così si rischia di politicizzare la magistratura”, ha detto Santalucia.
Per quanto riguarda la responsabilità civile, la bozza prevede misure più forti per tutelare i cittadini dagli errori giudiziari. Un tema delicato, visto che negli ultimi anni sono cresciute le richieste di risarcimento contro lo Stato. Nel 2023, secondo il Ministero della Giustizia, sono state oltre 1.200 le domande di indennizzo per ingiusta detenzione.
Cosa succederà adesso: attesa per la Consulta e nuove mobilitazioni
Il cammino verso il referendum resta ancora incerto. La Corte Costituzionale dovrà decidere sull’ammissibilità delle richieste entro l’autunno. Solo dopo questo passaggio sarà possibile fissare la data ufficiale. Nel frattempo, ANM e UCPI hanno già annunciato iniziative pubbliche e campagne per coinvolgere l’opinione pubblica.
“Non ci fermeremo”, ha promesso Caiazza davanti a una platea di avvocati a Bologna. Dall’altra parte, i magistrati si preparano a incontri e documenti per spiegare le proprie ragioni ai cittadini. Il confronto si preannuncia duro, con un calendario fitto di appuntamenti nei prossimi mesi.
In attesa del verdetto della Consulta, la riforma della giustizia resta al centro del dibattito politico. E nei tribunali, così come nei corridoi di Palazzo Madama, si respira già aria di campagna referendaria.
