Il misterioso volo di Del Grande dopo la tragedia familiare
Il misterioso volo di Del Grande dopo la tragedia familiare
Milano, 10 giugno 2024 – Elia Del Grande, condannato a trent’anni per la “strage dei fornai” del 7 gennaio 1998 a Cadrezzate, nel Varesotto, è sparito dalla casa lavoro di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena. Da allora, di lui non si hanno più notizie. A dare la notizia, questa mattina, è stato il quotidiano Qn-il Resto del Carlino, riaccendendo l’attenzione su un caso che aveva profondamente scosso la Lombardia e l’intero Paese.
Fuga nella notte: ricerche senza sosta
Del Grande, oggi 49 anni, si trovava nella struttura emiliana per una misura di sicurezza, dove doveva restare almeno sei mesi in attesa di una nuova valutazione sulla sua pericolosità sociale. Era stato trasferito lì dopo aver scontato 25 anni di carcere per aver ucciso padre, madre e fratello nella panetteria di famiglia a Cadrezzate. I giudici avevano disposto questa misura proprio per il rischio che potesse commettere nuovi reati.
La fuga sarebbe avvenuta nelle prime ore del mattino. “Abbiamo messo in moto tutte le procedure previste in questi casi”, ha dichiarato un funzionario della polizia penitenziaria di Modena. Le ricerche si sono concentrate subito sia nel Varesotto, dove Del Grande ha ancora legami familiari, sia in Sardegna, regione in cui avrebbe trascorso alcuni periodi negli ultimi anni. Al momento, però, non ci sono certezze sulla direzione presa dall’uomo.
Il dramma di una famiglia sterminata
Il nome di Elia Del Grande è legato a uno dei casi più tragici della cronaca nera lombarda degli ultimi decenni. Era il 7 gennaio 1998, aveva appena 22 anni, quando uccise i suoi genitori e il fratello all’interno del panificio di famiglia a Cadrezzate. Secondo le indagini di allora, agì con una violenza improvvisa e senza un motivo chiaro. “Non ce lo aspettavamo proprio”, aveva raccontato un vicino il giorno dopo il triplice omicidio.
Il processo lo condannò a trent’anni. Nel tempo, Del Grande mostrò segni di disagio mentale, tanto che furono disposte valutazioni periodiche. Finita la pena principale, venne trasferito nella casa lavoro per la sua pericolosità sociale ancora presente.
Sicurezza al minimo: cosa non ha funzionato?
Questa fuga riapre il dibattito sulle misure di sicurezza per chi, finita la pena, resta considerato un pericolo per la società. La casa lavoro di Castelfranco Emilia ospita detenuti e internati con regimi meno rigidi rispetto al carcere. “La sorveglianza qui è meno stretta”, spiega un rappresentante sindacale della polizia penitenziaria. “Fuggire non è facile, ma qualche allontanamento non autorizzato capita, anche se casi come questo sono rari”.
Fonti interne dicono che Del Grande abbia approfittato di un momento di distrazione per scappare senza lasciare tracce evidenti. Gli investigatori stanno passando al setaccio tabulati telefonici e immagini delle telecamere di sorveglianza della zona. “Stiamo seguendo ogni pista possibile”, conferma un poliziotto della questura di Modena.
Paura e apprensione: appelli alla collaborazione
A Cadrezzate, la notizia ha subito allarmato i residenti. “Speriamo che lo trovino presto”, dice una commerciante, ancora scossa per quello che è successo anni fa. Anche in Sardegna, dove Del Grande ha conoscenti, sono stati intensificati i controlli su porti e stazioni.
Le autorità invitano chiunque abbia informazioni a contattare subito la polizia. Finora, però, non ci sono segnalazioni certe sulla sua presenza in nessuna delle due regioni interessate.
Un caso che riapre ferite mai chiuse
La fuga di Elia Del Grande riporta alla mente una delle pagine più nere della cronaca italiana degli anni Novanta. Mentre le ricerche continuano senza sosta tra Lombardia ed Emilia-Romagna, resta aperto il dibattito su come gestire chi, finita la pena, resta un pericolo per la società. Una questione che, come dimostra questa vicenda, continua a interrogare istituzioni e cittadini.
