Imposte e Pil: l’Italia al vertice in Europa con un rapporto del 42,6% nel 2024
Imposte e Pil: l'Italia al vertice in Europa con un rapporto del 42,6% nel 2024
Roma, 5 giugno 2024 – Il rapporto tra imposte e Pil in Italia si attesta al 42,6% nel 2024, in aumento rispetto al 41,4% del 2023. È il livello più alto dal 2020, anno segnato dalla pandemia. Il dato, reso noto oggi da Eurostat, conferma una pressione fiscale tra le più alte d’Europa, mentre il Pil mostra segnali di rallentamento.
Pressione fiscale in aumento: i dati di Eurostat
Secondo le ultime tabelle di Eurostat, la somma di imposte e contributi sociali netti in rapporto al Pil è cresciuta nell’ultimo anno. Nel dettaglio, l’Italia con il 42,6% supera la media europea, ferma al 40,4% nel 2024 (in leggero aumento rispetto al 39,9% del 2023). Anche nell’area euro la tendenza è simile: dal 40,5% del 2023 si passa al 40,9% di quest’anno.
Nel complesso, le imposte e i contributi sociali raccolti nel 2024 in Italia hanno raggiunto quota 937 miliardi di euro. Per gli analisti sentiti da alanews.it, questo numero riflette sia l’andamento dei consumi sia l’effetto delle ultime misure fiscali.
Italia tra i Paesi con la pressione fiscale più alta
Il confronto con gli altri Paesi europei mostra come l’Italia resti tra le economie con il carico fiscale più pesante. In Francia e Germania il rapporto imposte-Pil si mantiene su livelli simili, ma con tendenze diverse: Parigi segna una lieve flessione, Berlino resta stabile. “L’aumento della pressione fiscale in Italia serve anche a finanziare il debito pubblico e sostenere la spesa sociale”, ha spiegato un funzionario del Ministero dell’Economia.
Nel 2020, nel pieno della crisi sanitaria, il rapporto aveva toccato il 42,9%, spinto dalla forte contrazione del Pil. Da allora la ripresa economica aveva portato a una leggera diminuzione, ma negli ultimi due anni la tendenza è tornata a salire.
Le reazioni: imprese e sindacati allarmati
La pubblicazione dei dati ha subito acceso il dibattito tra le associazioni di categoria. “Un livello così alto di pressione fiscale può frenare la competitività delle nostre imprese”, ha detto Carlo Bonomi, presidente di Confindustria. Secondo lui, “serve una riforma profonda che alleggerisca il peso su chi produce e investe”.
Anche i sindacati hanno espresso preoccupazione. Maurizio Landini (Cgil) ha sottolineato come “l’aumento delle imposte gravi soprattutto sui redditi medi e bassi”, chiedendo interventi per rendere il sistema più equo. Il governo, dal canto suo, ha ribadito l’impegno a ridurre il cuneo fiscale. “Stiamo lavorando per rendere il sistema più sostenibile”, ha dichiarato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Le sfide che ci aspettano
Nei prossimi mesi, la questione della pressione fiscale resta al centro dell’agenda politica ed economica. Gli esperti ricordano che un carico fiscale troppo alto può frenare crescita e investimenti. “Solo una revisione completa del sistema tributario potrà garantire più efficienza e giustizia”, ha detto un docente di Scienza delle Finanze dell’Università La Sapienza.
Intanto, secondo le stime preliminari dell’Istat, il Pil italiano dovrebbe crescere poco più dell’1% nel 2024. Un ritmo che rischia di non bastare, se non accompagnato da misure mirate. In Parlamento si discute di nuove proposte per semplificare il fisco e incentivare l’occupazione, ma i tempi restano incerti.
Un equilibrio difficile da trovare
Il dato di Eurostat riapre il confronto su come bilanciare la necessità di finanziare la spesa pubblica con quella di sostenere la crescita. In attesa delle mosse del governo, imprese e cittadini seguono con attenzione l’evoluzione. Intanto, la pressione fiscale resta uno dei nodi più delicati per il futuro del Paese.
