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Inaugurazione del Gem: il Cairo si prepara ad accogliere i leader mondiali

Inaugurazione del Gem: il Cairo si prepara ad accogliere i leader mondiali

Inaugurazione del Gem: il Cairo si prepara ad accogliere i leader mondiali

Il Cairo, 3 novembre 2024 – Dopo vent’anni di attesa e oltre un miliardo di dollari spesi, il Grande Museo Egizio di Giza apre finalmente le sue porte domani. Un evento che l’Egitto aspettava da tempo, in un momento in cui il Paese vuole tornare a farsi sentire sulla scena internazionale. La città si è preparata all’appuntamento con strade rimesse a nuovo, due giorni di festa e controlli di sicurezza più rigidi. Già da questa mattina, lungo la Corniche e vicino alle piramidi, si respira un’atmosfera di festa.

Giza cambia volto: il museo che sfida il tempo

Il Grande Museo Egizio, o GEM, si inserisce nel paesaggio di Giza, dove le piramidi, strette dalla città in espansione, dialogano ora con un edificio dal design moderno e audace. Progettato dallo studio irlandese Heneghan Peng, il museo copre quasi mezzo milione di metri quadrati. I giornali locali lo definiscono “il dono dell’Egitto al mondo”, sottolineando come la collezione sia un ponte tra l’antico faraonico e l’Egitto di oggi.

Il Ministero del Turismo conta di attirare cinque milioni di visitatori ogni anno. Un traguardo ambizioso, ma possibile. Il turismo, dopo anni difficili segnati da instabilità e pandemia, sembra ripartire. “Il GEM sarà il motore della rinascita turistica”, ha detto Khaled El-Enany, ex ministro delle Antichità.

Tesori senza precedenti in mostra

Dentro il museo ci sono centomila reperti, compresi tutti i tesori di Tutankhamon. Per la prima volta dal 1922, anno della scoperta della tomba nella Valle dei Re, tutti gli oggetti del giovane faraone sono esposti insieme. La celebre maschera d’oro e lapislazzuli, i carri cerimoniali, i gioielli: ogni pezzo racconta una storia che affascina studiosi e visitatori.

Non c’è solo Tutankhamon. Il percorso comprende capolavori di diverse dinastie, molti mai visti prima. In un edificio a parte c’è la barca solare di Cheope, vecchia di 4.600 anni, uno dei più grandi manufatti in legno dell’antichità, restaurata negli ultimi anni da una squadra internazionale.

Dodici gallerie principali si affiancano a depositi accessibili ai ricercatori, laboratori e officine di restauro. “Abbiamo voluto creare uno spazio vivo, non solo un’esposizione”, ha detto Tarek Tawfik, direttore del museo.

Un’inaugurazione dal peso politico importante

L’apertura del GEM ha anche un forte significato politico. Il governo egiziano ha invitato una cinquantina di leader e personalità internazionali tramite ambasciate e canali diplomatici. Sono attese quaranta delegazioni, tra cui Abu Mazen, presidente dell’Autorità palestinese; re Filippo del Belgio; la regina Mary di Danimarca; l’emiro del Kuwait Mishal Al-Ahmad Al-Jaber Al-Sabah; il presidente libanese Michel Aoun. Per l’Italia sarà presente il ministro della Cultura Alessandro Giuli, dopo il forfait della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Anche i vertici di ONU, Unione Africana e Lega Araba hanno ricevuto l’invito. “Vogliamo che il museo diventi un punto di riferimento culturale e scientifico a livello internazionale”, ha spiegato un funzionario del Ministero degli Esteri egiziano. L’evento, inizialmente previsto per il 3 luglio, è stato rinviato a causa delle tensioni in Medio Oriente: l’attacco israeliano all’Iran del 13 giugno aveva bloccato lo spazio aereo per quasi due settimane.

Dopo due decenni, il sogno prende forma

Il progetto del GEM ha attraversato momenti difficili: disordini, crisi economiche, pandemia. Solo ora, dopo vent’anni, il pubblico potrà finalmente vedere il tesoro di Tutankhamon e le altre meraviglie dell’antico Egitto riunite in un unico luogo. L’apertura è fissata per il 4 novembre.

“È un nuovo capitolo nella storia della civiltà egizia”, ha detto Mostafa Waziri, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità. Ma tra i corridoi ancora profumati di vernice fresca e le vetrine illuminate, si avverte che questa inaugurazione non riguarda solo il passato. È anche una sfida per il futuro dell’Egitto e per la sua identità nel mondo.