Reddito disponibile reale in Italia: un passo indietro rispetto al 2008 nel 2024
Reddito disponibile reale in Italia: un passo indietro rispetto al 2008 nel 2024
Roma, 5 giugno 2024 – Nel 2024 il reddito disponibile lordo reale pro capite delle famiglie italiane segna un piccolo passo avanti rispetto all’anno scorso, ma resta ancora sotto i livelli del 2008. È un dato che, secondo il Report Eurostat pubblicato oggi, mette l’Italia alla pari solo con la Grecia tra i Paesi europei. Una situazione che riapre il dibattito sulla vera ripresa economica e sulla capacità delle famiglie di riguadagnare potere d’acquisto dopo quindici anni di difficoltà.
Italia e Grecia, gli ultimi in Europa
I dati di Eurostat parlano chiaro: prendendo come riferimento il reddito disponibile delle famiglie nel 2008, fissato a 100, nel 2024 l’Italia arriva a 95,97. Un valore ben sotto la media dell’Unione europea a 27 Paesi, che si attesta a 114,29, e anche sotto quella dell’area euro, ferma a 109,40. In Germania l’indice è salito a 116,20, in Francia a 113,45, mentre la Spagna si ferma a 103,94. Solo la Grecia, tra le grandi economie europee, condivide con l’Italia questa difficoltà a tornare ai livelli pre-crisi.
Una ripresa a passo lento
Rispetto al 2023, quando l’indice italiano era a 94,64, c’è un miglioramento. Ma la ripresa è più fiacca rispetto a quella dei principali partner europei. “Il reddito reale delle famiglie in Italia cresce meno rispetto a Francia e Germania”, spiega un analista di Eurostat contattato da alanews.it. “Questo è dovuto sia a una dinamica salariale più debole, sia a un’inflazione che pesa di più sui consumi”. In pratica, le famiglie italiane hanno un potere d’acquisto leggermente più alto, ma non abbastanza per recuperare il terreno perso.
Salari fermi e inflazione, la doppia zavorra
Dietro questi numeri ci sono cause ben precise. L’Istat segnala che negli ultimi dieci anni i salari reali in Italia sono cresciuti meno che altrove in Europa. A questo si somma l’inflazione, che ha mangiato una parte dei guadagni. “Il costo della vita è salito più in fretta dei redditi”, conferma un funzionario del Ministero dell’Economia. “Solo ora iniziano a vedersi segnali di miglioramento, ma la strada è ancora lunga”. Anche le associazioni dei consumatori confermano: molte famiglie continuano a tagliare le spese superflue e rinviano acquisti importanti.
Reazioni: sindacati e associazioni in allarme
Il report ha subito suscitato reazioni. La segretaria generale della Cgil, Elly Schlein, ha parlato di “un campanello d’allarme da non sottovalutare”. Anche Confcommercio si dice preoccupata: “Il potere d’acquisto delle famiglie è ancora troppo basso per dare slancio ai consumi”, sottolinea il presidente Carlo Sangalli. Dal governo, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha ribadito l’impegno a sostenere i redditi medio-bassi e a favorire l’occupazione.
La sfida resta: tornare ai livelli pre-crisi
Il vero nodo da sciogliere è riportare il reddito reale delle famiglie italiane almeno ai livelli di quindici anni fa. Gli economisti invitano alla prudenza: “Senza un rilancio deciso degli investimenti e una politica salariale più forte sarà dura recuperare”, osserva un docente della Sapienza di Roma. Intanto, le famiglie continuano a fare i conti con un potere d’acquisto che fatica a tornare a quello di un tempo. Qualche segnale positivo però c’è: la crescita, anche se lenta, lascia sperare in un’inversione di tendenza. Ma per molti italiani la strada verso la normalità resta ancora lunga.
