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Giorgio Forattini: un maestro del satirico che ha raccontato mezzo secolo d’Italia

Giorgio Forattini: un maestro del satirico che ha raccontato mezzo secolo d'Italia

Giorgio Forattini: un maestro del satirico che ha raccontato mezzo secolo d'Italia

Milano, 4 novembre 2025 – Giorgio Forattini, uno dei più noti e controversi maestri della satira italiana, si è spento oggi a Milano all’età di 94 anni. Nato a Roma il 14 marzo 1931, Forattini ha raccontato con la sua matita oltre mezzo secolo di storia italiana, lasciando un’impronta indelebile nel modo di raccontare politica e società. Con più di 14 mila vignette pubblicate, non ha mai risparmiato nessuno: dai presidenti della Repubblica ai leader stranieri, dai papi ai protagonisti delle cronache più dure.

La satira che ha raccontato l’Italia

Nel suo lungo percorso, Forattini ha messo insieme un vero e proprio affresco della vita pubblica italiana. Le sue vignette sono state spesso uno specchio – a volte distorto, sempre tagliente – dei momenti più cruciali: dal terrorismo degli anni di piombo alle stragi di mafia, passando per l’epoca di Mani Pulite. “La libertà e il divertimento erano la bussola del mio lavoro”, raccontava spesso. Sapeva bene di aver fatto arrabbiare molti, ma non ha mai fatto un passo indietro: “Ho sempre lavorato con coraggio e indipendenza”, aveva confessato a 90 anni in un’intervista all’ANSA.

I politici messi a nudo

La forza delle sue vignette satiriche stava proprio nella capacità di ridurre i potenti a personaggi di una grande commedia nazionale. Giulio Andreotti diventava il multiforme, Bettino Craxi veniva disegnato come il Duce con stivali e camicia nera, Massimo D’Alema in divisa militare da Hitler comunista. C’erano poi: Enrico Berlinguer in vestaglia mentre fuori gli operai scioperano, Ciriaco De Mita con la coppola, Walter Veltroni trasformato in bruco, Rocco Buttiglione in gorilla, Umberto Bossi nei panni di Alberto da Giussano, Romano Prodi vestito da prete di campagna. Nessuno si salvava. “Sono molto legato alle vignette su Spadolini, nudo, innocente come un putto”, ricordava parlando del leader repubblicano.

Ironia, ma anche emozione

Non solo frecciate e attacchi: Forattini sapeva anche toccare corde più profonde. Rimane impressa la vignetta dedicata a Leon Klinghoffer, il turista americano disabile ucciso e gettato in mare durante il sequestro dell’Achille Lauro: una sedia a rotelle lasciata sulla spiaggia. O l’immagine della Sicilia trasformata in un coccodrillo in lacrime dopo la morte di Giovanni Falcone. In quei disegni si sentiva una malinconia che andava oltre la satira, quasi un modo per partecipare con il cuore agli eventi.

Tra giornali e polemiche

La carriera di Forattini è stata anche una battaglia per l’indipendenza. Dopo gli inizi su Panorama e Paese Sera – dove entrò come grafico –, ha lavorato per “La Repubblica”, “L’Espresso”, poi di nuovo a Panorama e “La Stampa”. Negli anni Novanta è passato a “Il Giornale” di Silvio Berlusconi, ma ha lasciato dopo le polemiche scatenate da una vignetta che ritraeva il Cavaliere in mutande. Negli ultimi anni ha collaborato con le testate del Gruppo Riffeser.

Un’eredità che pesa

Oggi molti ricordano Forattini come uno degli ultimi veri maestri della satira politica italiana. Le sue vignette dividevano il pubblico: c’erano quelli che le trovavano irriverenti e altri che le consideravano essenziali per non far spegnere la critica al potere. Anche chi non lo amava riconosceva la sua capacità di cogliere l’essenza dei personaggi con pochi tratti. “La mia più grande soddisfazione è non aver mai piegato la testa”, diceva lui.

Addio a un’epoca

Oggi, nella redazione di Milano dove ha lavorato fino a pochi anni fa, si sente un vuoto che sarà difficile da colmare. Colleghi e amici lo ricordano come un uomo ironico ma riservato, capace di sorprendere anche fuori dal foglio bianco. La sua matita resta il simbolo di un tempo in cui la satira faceva davvero discutere.