L’approvazione storica della mappa dei campi di concentramento italiani: un passo verso la memoria collettiva
L'approvazione storica della mappa dei campi di concentramento italiani: un passo verso la memoria collettiva
Roma, 4 novembre 2025 – Oggi, alle 16.40, nell’Aula di Montecitorio, la Camera dei Deputati ha dato il via libera all’unanimità – 225 sì, nessun voto contrario – alla legge che istituisce la “Mappa della memoria” dei campi di prigionia, internamento e concentramento presenti in Italia durante il regime fascista. Dopo l’ok del Senato, il testo diventa ufficialmente legge. Un passo importante, secondo chi l’ha promosso, per mettere un punto fermo nel racconto e nella conservazione della memoria storica del nostro Paese.
Una mappa per non dimenticare
La nuova legge punta a creare una mappatura precisa dei luoghi di detenzione attivi tra il 1922 e il 1945. L’obiettivo è dare nuova luce a siti spesso dimenticati o poco conosciuti. La “Mappa della memoria” nascerà da ricerche storiche, documenti e archivi, con il lavoro congiunto di istituzioni pubbliche e centri di studio specializzati. Un impegno che coinvolgerà storici, archivisti e associazioni della memoria, chiamati a ricostruire la rete dei campi sparsi su tutto il territorio nazionale.
In Aula, il relatore Marco Fabbri (PD) ha spiegato che la legge “vuole colmare un vuoto nella conoscenza collettiva, restituendo dignità alle vittime e responsabilità alle istituzioni”. Ha poi ricordato come “in molte località italiane ci siano ancora tracce visibili di quei luoghi, ma spesso mancano segnaletica e strumenti informativi”.
Ricerche, eventi e percorsi di visita
Il provvedimento non si limita solo alla creazione della mappa digitale e cartacea. Sono previsti fondi per promuovere manifestazioni pubbliche, convegni, mostre e pubblicazioni a tema. Nei luoghi individuati saranno organizzati percorsi di visita guidata e incentivate le cosiddette “passeggiate della memoria”, rivolte soprattutto alle scuole.
“Solo conoscendo si può evitare che certi errori si ripetano”, ha detto la ministra della Cultura, Ginevra Rossi, subito dopo il voto. “Questa legge mette a disposizione strumenti concreti per trasmettere alle nuove generazioni il significato profondo della storia italiana”.
Un voto unanime che fa notizia
La legge ha ottenuto l’approvazione definitiva senza divisioni tra i gruppi parlamentari, un risultato raro in un clima politico spesso teso. Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha sottolineato come “la memoria condivisa sia un patrimonio che unisce il Paese”. Al momento della proclamazione, è scoppiato un applauso unanime, dalla maggioranza all’opposizione.
Tra i firmatari ci sono esponenti di diversi schieramenti: dal Partito Democratico a Fratelli d’Italia, passando per Movimento 5 Stelle e Azione. “Abbiamo lavorato insieme perché la memoria non ha colore politico”, ha detto l’onorevole Lucia Bianchi (FI), tra le prime firmatarie.
I luoghi coinvolti e cosa succederà
Secondo le prime stime del Ministero della Cultura, saranno almeno centocinquanta i siti inseriti nella “Mappa della memoria”. Si va dai grandi campi come Fossoli (Carpi), Bolzano-Gries e Gonars (Udine), fino a strutture minori sparse tra Piemonte, Lazio, Puglia e Sicilia. Molti di questi edifici esistono ancora – ex caserme, scuole, magazzini – e saranno dotati di pannelli informativi e QR code per accedere a contenuti multimediali.
Il passo successivo sarà la creazione di un comitato scientifico incaricato di coordinare le ricerche e la divulgazione. Il Ministero ha annunciato che entro sei mesi sarà pronta una prima versione online della mappa, accessibile gratuitamente a cittadini e scuole.
Memoria, un impegno civile
Per le associazioni dei familiari delle vittime e gli storici che da anni chiedono il riconoscimento di questi luoghi, la legge è “un segnale atteso da tempo”. Laura Gentili, presidente dell’Associazione Memoria Viva, ha spiegato: “Dando nomi e volti ai luoghi del passato possiamo costruire una cittadinanza più consapevole”.
In Aula, durante l’ultima discussione, non sono mancati momenti di commozione. Alcuni deputati hanno ricordato storie personali legate ai campi. “Mio nonno fu internato a Ferramonti”, ha raccontato Giuseppe Romano (M5S). “Oggi sento che la sua storia non andrà perduta”.
La “Mappa della memoria” diventa così uno strumento concreto per tenere viva l’attenzione su una pagina difficile della storia italiana. Ora tocca trasformare le parole in fatti.
