Cina proroga il blocco dei dazi del 24% sui prodotti americani: cosa significa per il commercio globale
Cina proroga il blocco dei dazi del 24% sui prodotti americani: cosa significa per il commercio globale
Pechino, 5 novembre 2025 – La Cina prolunga per un altro anno la sospensione dei dazi aggiuntivi del 24% sulle importazioni di prodotti americani, mantenendo però l’aliquota base del 10%. La decisione, che scatterà dal 10 novembre, è stata resa nota oggi dal ministero delle Finanze cinese con un comunicato sul sito ufficiale. Un passo che arriva in un momento delicato per i rapporti commerciali tra Pechino e Washington, ancora segnati da tensioni e difficoltà.
Dazi sospesi, ma resta il 10% di base
Nel dettaglio, la nota delle autorità cinesi spiega che “per un anno il dazio del 24% sui prodotti Usa resterà sospeso”, mentre “rimarrà in vigore un dazio del 10%”. È la conferma di quanto già deciso lo scorso anno, quando la tariffa più pesante era stata tolta da una lunga lista di merci americane. Secondo fonti vicine al dossier, si tratta di una mossa pensata per evitare una nuova escalation nella guerra commerciale e mantenere aperto il canale di dialogo con gli Stati Uniti.
Il ministero precisa che la sospensione riguarda centinaia di voci doganali, tra cui componenti elettronici, macchinari industriali e prodotti chimici. Il valore complessivo supera i 50 miliardi di dollari all’anno. “L’obiettivo – si legge – è favorire uno sviluppo stabile delle relazioni economiche e commerciali tra Cina e Stati Uniti”.
Una tregua fragile, ma ancora in piedi
La proroga si inserisce nel quadro delle consultazioni economiche e commerciali iniziate negli ultimi mesi tra le due potenze. Un percorso partito nel 2019, quando i presidenti Donald Trump e Xi Jinping avevano trovato una tregua dopo mesi di scontri a colpi di tariffe. Da allora, i negoziati hanno avuto alti e bassi, ma la volontà di evitare nuovi scontri sembra ancora prevalere, almeno sul fronte dei dazi.
Fonti diplomatiche a Pechino sottolineano che la decisione segue “il consenso raggiunto durante le consultazioni”. Un segnale distensivo che arriva a pochi giorni da un nuovo round di colloqui tra le delegazioni. “La Cina resta aperta al dialogo e alla cooperazione”, ha detto un portavoce del ministero degli Esteri durante il briefing con la stampa.
Stop ai dazi su alcuni prodotti agricoli Usa
Non è tutto. Parallelamente alla sospensione dei dazi aggiuntivi, Pechino ha annunciato anche la revoca delle tariffe fino al 15% su alcuni prodotti agricoli americani, tra cui la soia. Una mossa attesa dagli operatori del settore, che negli ultimi anni hanno pagato un prezzo alto per le restrizioni imposte durante la fase più dura della guerra commerciale. Secondo il ministero delle Finanze, nella lista ci sono anche mais, cotone e carne suina.
“La cancellazione dei dazi su questi prodotti – ha spiegato un funzionario del ministero dell’Agricoltura – risponde alle esigenze del mercato interno e aiuta a garantire la sicurezza alimentare”. Gli Stati Uniti sono tra i principali fornitori di soia per la Cina: nel 2024, secondo i dati della Dogana cinese, le importazioni hanno superato i 30 milioni di tonnellate.
Reazioni tiepide e scenari futuri
La notizia ha suscitato reazioni cautelari tra gli operatori internazionali. A Wall Street, il settore agricolo ha segnato un lieve rialzo nelle prime ore di contrattazione. “È un segnale positivo – ha detto Mark Peterson, analista della società TradeView – ma il clima resta incerto e molto dipenderà dall’andamento dei negoziati”.
Anche a Pechino la prudenza è la parola d’ordine. “Contiamo che questa decisione aiuti a stabilizzare i rapporti commerciali”, ha detto un imprenditore manifatturiero della provincia del Guangdong. Ma restano ancora molte questioni aperte: dalla tutela della proprietà intellettuale alle restrizioni sulle tecnologie avanzate.
Solo nelle prossime settimane si potrà capire davvero l’impatto di queste misure. Per ora, la proroga della sospensione dei dazi aggiuntivi è un passo avanti verso una tregua tra le due maggiori economie mondiali. Ma la strada è ancora in salita, tra interessi contrastanti e una competizione sempre accesa.
