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Italiani al voto: il referendum e il ruolo della magistratura secondo Ciriani

Italiani al voto: il referendum e il ruolo della magistratura secondo Ciriani

Italiani al voto: il referendum e il ruolo della magistratura secondo Ciriani

Roma, 5 novembre 2025 – Questa mattina, ai microfoni di Ping Pong su Radiouno, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha parlato della riforma della Giustizia, tema che da mesi infiamma il dibattito politico. “Il Parlamento ha lavorato su questa riforma per mesi e mesi”, ha ricordato Ciriani, sottolineando come il confronto sia stato spesso acceso, soprattutto con le opposizioni.

Giustizia, una riforma che divide

Per il ministro, il dibattito sulla riforma della Giustizia si è allungato proprio a causa di un’opposizione “molto politica e pregiudiziale”. “Non è una riforma contro la magistratura, né una vendetta per avere un pm sottomesso alla politica”, ha spiegato Ciriani, cercando di mettere da parte i sospetti che hanno accompagnato il testo fin dall’inizio. Ha ribadito che si tratta di una “riforma attesa da decenni”, pensata per mettere un po’ di equilibrio tra chi accusa, chi difende e chi giudica.

Negli ultimi giorni, il clima in Parlamento si è fatto ancora più teso. Le opposizioni accusano la maggioranza di voler limitare l’autonomia dei giudici, mentre la maggioranza insiste sulla necessità di riequilibrare i poteri all’interno del processo. “Spero che si parli della riforma nei fatti”, ha aggiunto Ciriani, invitando a superare le divisioni ideologiche.

Referendum, la parola passa agli italiani

La riforma andrà al referendum popolare. “Saranno gli italiani a votare e a decidere se questa riforma va bene o no”, ha detto Ciriani, sottolineando l’importanza della scelta dei cittadini. Il voto, previsto per la prossima primavera, sarà un passaggio decisivo non solo per la giustizia, ma anche per gli equilibri politici.

Le opposizioni hanno già avvertito che, se la riforma sarà bocciata, chiederanno le dimissioni della premier. Su questo punto Ciriani ha risposto con decisione: “La sinistra vuole trasformare il referendum sulla giustizia in un voto sul governo, ma noi non abbiamo paura di perderlo e vogliamo concentrarci sul merito”. E ha rilanciato: “Se dovessero perdere loro, dimetteranno i leader della sinistra? Non è un ragionamento che voglio fare, io voglio parlare di giustizia giusta”.

Dimissioni e tensioni, lo scontro si accende

La questione delle dimissioni in caso di sconfitta al referendum è diventata il cuore dello scontro politico. Da un lato, le opposizioni – con Partito Democratico e Movimento 5 Stelle in testa – chiedono responsabilità al governo. Dall’altro, la maggioranza rifiuta l’idea che il voto popolare sia un giudizio diretto sull’esecutivo.

Fonti parlamentari raccontano che nelle ultime ore i partiti stanno intensificando i contatti per definire la strategia in vista del voto. Nei corridoi di Montecitorio si sente la tensione: “Non possiamo permetterci errori”, ha confidato un deputato della maggioranza poco prima dell’inizio della seduta.

Cosa cambia davvero la riforma

La riforma della Giustizia punta a cambiare alcuni punti chiave del sistema giudiziario italiano. Tra i temi più discussi ci sono la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e pubblici ministeri e la revisione del modo in cui si nominano i vertici degli uffici giudiziari. Chi la sostiene parla di più trasparenza e imparzialità nei processi.

Le associazioni dei magistrati hanno espresso dubbi, temendo che ci possano essere interferenze politiche. Al contrario, alcune organizzazioni di avvocati vedono di buon occhio una chiara distinzione tra i ruoli. Il dibattito è ancora aperto. “Serve una giustizia più efficiente, ma anche davvero indipendente”, ha detto ieri il presidente dell’Unione Camere Penali.

Verso il voto: la sfida si fa concreta

Nei prossimi mesi la campagna referendaria entrerà nel vivo. I comitati per il sì e per il no stanno già organizzando incontri e dibattiti nelle principali città italiane. Il risultato del voto potrebbe segnare un punto di svolta per la giustizia e per la politica italiana.

“Alla fine saranno gli italiani a decidere”, ha chiuso Ciriani a Radiouno. E solo allora, tra schede e risultati, si capirà se la riforma avrà convinto il Paese o se sarà necessario ricominciare da capo.