Trump avverte: New York rischia di diventare un regime comunista
Trump avverte: New York rischia di diventare un regime comunista
New York, 6 novembre 2025 – Donald Trump non le manda a dire. Ieri sera, durante un comizio a Miami, l’ex presidente ha attaccato duramente la leadership di New York, accusando la città di essere diventata un vero e proprio “regime comunista”. Secondo Trump, la situazione spingerà migliaia di persone a lasciare la metropoli per trasferirsi in Florida. Il tycoon ha messo sullo stesso piano la Grande Mela con Cuba e Venezuela, Paesi da cui, da decenni, tanti fuggono alla ricerca di una vita migliore.
Trump: “New York è un regime comunista, la gente scapperà”
Al Bayfront Park, davanti a una folla numerosa, Trump non ha usato mezzi termini. “La gente comincerà a lasciare New York, fuggiranno dal regime comunista”, ha detto tra gli applausi. Il bersaglio sono le politiche degli ultimi anni guidate dal sindaco Eric Adams, che per Trump hanno reso la città un posto difficile per chi lavora e per le famiglie della classe media.
“Miami sarà il rifugio anche per chi scappa da New York”, ha aggiunto, sottolineando come la Florida sia ormai vista come una terra di opportunità e di libertà fiscale. La sua affermazione ha acceso gli animi: tra la folla qualcuno ha sventolato bandiere con la scritta “Freedom”, altri hanno lanciato slogan contro l’amministrazione democratica di New York.
Il confronto con Cuba e Venezuela torna centrale
Non è la prima volta che Trump paragona i suoi avversari politici a regimi come quelli di Cuba e Venezuela. Già nel 2020, durante la campagna elettorale, aveva avvertito che i democratici stavano trasformando gli Stati Uniti in una “nuova Caracas”. Ieri sera il richiamo è stato ancora più netto: “Guardate Cuba, guardate Venezuela. La gente scappa da quei Paesi per venire qui. Ora scapperanno anche da New York”.
Secondo il Census Bureau, negli ultimi tre anni circa 500mila persone hanno lasciato lo Stato di New York, molte dirette proprio in Florida. Trump ha più volte usato questo dato per attaccare, sostenendo che tasse alte e le restrizioni imposte durante la pandemia abbiano spinto tanti a cercare condizioni più favorevoli altrove.
New York risponde: “Offensivo e senza fondamento”
Le parole di Trump non sono passate inosservate. A tarda serata, il portavoce del sindaco Adams ha replicato duramente: “Paragonare New York a regimi autoritari è offensivo e senza alcun fondamento. La nostra città resta un simbolo di accoglienza e opportunità”. Critiche sono arrivate anche da consiglieri comunali come Zohran Mamdani, democratico del Queens: “Trump dimentica che New York è stata costruita da migranti e minoranze”.
Mamdani ha definito le accuse dell’ex presidente un “tentativo di dividere il Paese e di seminare paure ingiustificate”. Tra i cittadini, però, c’è chi commenta con più pragmatismo. Michael Torres, ristoratore a Brooklyn, confida: “Le tasse sono alte e la vita è cara, ma parlare di regime comunista è un’esagerazione”.
Migrazioni interne, un fenomeno in crescita
Il tema delle migrazioni interne torna al centro del dibattito. Secondo uno studio pubblicato da Forbes a ottobre 2025, la Florida ha guadagnato circa 300mila nuovi residenti solo nell’ultimo anno, molti provenienti da New York, California e Illinois. Le ragioni? Costo della vita più basso, clima più mite e meno tasse.
Trump sfrutta questi numeri per rafforzare il suo messaggio: “Qui in Florida si vive meglio, c’è meno burocrazia e più libertà”, ha ribadito ieri sera. Ma per alcuni esperti il fenomeno è più complesso. La sociologa Linda Grant, sentita da alanews.it, spiega: “Non è solo questione di tasse o politica. Entrano in gioco lavoro, famiglia e qualità della vita”.
Verso il 2026: una campagna elettorale sempre più accesa
Le parole di Trump arrivano in un momento delicato per la politica americana. Manca meno di un anno alle presidenziali del 2026 e lo scontro tra repubblicani e democratici si fa sempre più duro. Il tema delle città “sicure” o “invivibili” rischia di diventare un terreno di confronto decisivo.
Mentre a Miami si festeggia l’arrivo dei nuovi abitanti, a New York si discute su come trattenere i giovani e rilanciare l’economia. In questo clima teso, le parole dell’ex presidente sono destinate a far parlare ancora, e forse a influenzare chi sta davvero pensando di cambiare vita e città, valigia alla mano.
