Versari di Biorepack: il nuovo marchio per distinguere gli imballaggi compostabili
Versari di Biorepack: il nuovo marchio per distinguere gli imballaggi compostabili
Rimini, 6 novembre 2025 – Tra il via vai degli stand e il brusio degli operatori, questa mattina al padiglione centrale di Ecomondo 2025 il Consorzio Biorepack ha svelato il suo nuovo marchio organico. Un simbolo che, da qui a poco, comparirà su tutti gli imballaggi compostabili venduti in Italia. Lo scopo è semplice: aiutare i cittadini a riconoscere subito i materiali da destinare alla raccolta dell’organico e, così, migliorare la qualità della differenziata.
Il marchio Biorepack: un segnale chiaro per i cittadini
Alle 10.30, davanti a amministratori locali, aziende e ambientalisti, è stato presentato il marchio organico Biorepack. Un disegno verde su fondo bianco, essenziale e diretto, che presto dovrà comparire su tutti gli imballaggi compostabili prodotti o venduti in Italia. “È un simbolo semplice, immediato”, ha spiegato Marco Versari, presidente del consorzio, “che aiuta il cittadino a riconoscere questi materiali e a buttarli nel contenitore giusto, quello dell’umido”.
Versari ha sottolineato che l’idea di un pittogramma unico nasce dalla necessità di evitare la confusione causata da simboli diversi o scritte poco chiare. “Solo così possiamo spingere il riciclo degli imballaggi compostabili e migliorare la raccolta dell’umido”, ha aggiunto. Il marchio sarà obbligatorio per tutti i produttori iscritti al consorzio e, secondo Biorepack, potrebbe diventare uno standard anche per le aziende straniere che esportano in Italia.
Italia al top in Europa per la raccolta dell’organico
Durante la presentazione, Versari ha ricordato il ruolo di primo piano dell’Italia nella raccolta differenziata dell’organico. “Da sola, l’Italia raccoglie due terzi della frazione organica di tutta Europa”, ha detto il presidente. Un dato confermato dai numeri diffusi dal consorzio: nel 2024 sono state raccolte più di 7 milioni di tonnellate di rifiuti organici, destinati soprattutto a impianti di compostaggio e biogas.
L’Italia è stata anche la prima in Europa a creare un consorzio dedicato al riciclo degli imballaggi compostabili, nato nel 2020. “Su questo fronte siamo molto avanti”, ha ribadito Versari. “E i cittadini partecipano più di quanto si pensi”. Secondo il consorzio, oltre l’80% delle famiglie italiane conferisce regolarmente l’umido negli appositi contenitori.
Le sfide restano: informazione e qualità della raccolta
Nonostante i passi avanti, ci sono ancora problemi. Il più grande è la presenza di materiali non compostabili nella raccolta dell’umido: plastica normale, metalli o altri rifiuti che rovinano la qualità del compost. “Serve uno sforzo in più sull’informazione”, ha ammesso Versari. Proprio per questo il nuovo marchio organico vuole rendere subito chiari gli imballaggi adatti.
Alcuni rappresentanti delle aziende hanno chiesto campagne informative mirate, soprattutto nelle scuole e nei quartieri più popolosi delle grandi città. “Serve che istituzioni, imprese e cittadini lavorino insieme”, ha commentato un funzionario del Ministero dell’Ambiente presente all’evento. Il Ministero sta valutando incentivi per i comuni che raggiungeranno gli obiettivi del Piano nazionale rifiuti.
Reazioni e prossimi passi
Il lancio del marchio organico Biorepack ha raccolto consensi tra gli addetti ai lavori. Alcuni produttori hanno già annunciato che applicheranno il pittogramma sulle nuove linee di sacchetti e contenitori per alimenti. “Era ora di fare chiarezza”, ha detto il responsabile qualità di una nota azienda lombarda. Anche le associazioni ambientaliste si sono dette soddisfatte, pur chiedendo controlli più rigidi contro l’uso scorretto del marchio.
Nei prossimi mesi, il consorzio partirà con una campagna nazionale per spiegare ai cittadini come riconoscere il simbolo e come conferire correttamente gli imballaggi compostabili. L’obiettivo è chiaro: aumentare ancora la raccolta dell’organico e ridurre gli errori nel conferimento. “Solo così”, ha concluso Versari, “potremo continuare a essere un esempio per l’Europa nella gestione dei rifiuti”.
