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Petrolio in ripresa: WTI tocca i 59,91 dollari con un aumento dell’0,81%

Petrolio in ripresa: WTI tocca i 59,91 dollari con un aumento dell'0,81%

Petrolio in ripresa: WTI tocca i 59,91 dollari con un aumento dell'0,81%

Milano, 7 novembre 2025 – Apertura in rialzo per il petrolio sui mercati internazionali. Il WTI ha superato quota 59,91 dollari al barile, guadagnando lo 0,81%, mentre il Brent si è fermato a 63,85 dollari, in aumento dello 0,76%. Dietro questa spinta, gli operatori vedono le tensioni geopolitiche delle ultime settimane e le attese degli investitori sulle mosse future dell’OPEC.

Petrolio in rialzo: cosa sta succedendo davvero

Il mercato del greggio ha dato subito segnali di forza stamattina. A Piazza Affari e nelle principali borse europee l’attenzione era tutta puntata su WTI e Brent, che hanno aperto con il segno più. “Sono diversi i fattori che tengono su i prezzi”, ha spiegato un analista di una banca d’affari londinese, contattato poco dopo le 9. “Da una parte, le tensioni in Medio Oriente non si allentano; dall’altra, l’OPEC potrebbe mantenere i tagli alla produzione per qualche mese ancora”.

Secondo i dati Bloomberg delle 8.30, il WTI, riferimento per il mercato americano, ha toccato i 59,91 dollari al barile, mentre il Brent, punto di riferimento europeo, si è portato a 63,85 dollari. Gli esperti notano come il divario tra i due tipi di petrolio resti stabile, segno che la domanda mondiale non mostra ancora segnali di rallentamento.

Prezzi più alti, costi in salita per famiglie e imprese

L’aumento del prezzo del petrolio si riflette quasi sempre, con qualche settimana di ritardo, anche sul costo dei carburanti alla pompa. In Italia, secondo i dati del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, la benzina verde viaggia intorno a 1,87 euro al litro, mentre il gasolio si aggira poco sotto 1,80 euro. “Se questa tendenza continua – avverte un rappresentante di Assopetroli – potremmo vedere nuovi aumenti già entro fine mese”.

L’effetto si fa sentire anche su altri settori, come trasporti e logistica, tra i primi a pagare i rincari del greggio. “Ogni aumento pesa sulle spalle delle imprese”, ammette un imprenditore lombardo del settore autotrasporti. “E alla fine, quei costi li pagano i consumatori”.

Mercati in fermento, ma l’incertezza resta alta

La reazione dei mercati non si è fatta attendere. A Londra e New York, i titoli delle grandi compagnie petrolifere – da Eni a Shell, fino a ExxonMobil – hanno aperto in positivo. Gli investitori puntano su prezzi alti almeno fino alla prossima riunione dell’OPEC+, prevista per la seconda metà di novembre.

“Il mercato è molto nervoso di fronte a qualsiasi notizia geopolitica”, racconta un trader della City. “Basta una parola o una mossa inaspettata per far muovere i prezzi di diversi punti percentuali”. Ma c’è chi avverte: il livello attuale potrebbe non durare. La domanda globale dà segnali di rallentamento, soprattutto in Asia e negli Stati Uniti, dove le scorte settimanali oscillano senza una direzione chiara.

OPEC+ e tensioni geopolitiche: il futuro resta incerto

Il prossimo appuntamento cruciale è la riunione dell’OPEC+, da cui gli operatori aspettano indicazioni sulla produzione per l’inverno. “Se confermano i tagli – spiega un analista di Goldman Sachs – il Brent potrebbe avvicinarsi in fretta ai 65 dollari”. Ma le incognite sono tante: dalla situazione in Medio Oriente alle tensioni tra Russia e Occidente, fino alla crescita economica della Cina.

Nel frattempo, gli automobilisti italiani seguono con attenzione i prezzi alle pompe. E nelle sale operative delle banche d’affari si continua a osservare ogni mossa del mercato, tra grafici che cambiano e telefoni che non smettono di squillare. Solo allora si capirà se il rialzo di oggi è l’inizio di una nuova fase o solo una breve pausa in un mercato sempre più imprevedibile.