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Sostenibilità: il riciclo dei Raee potrebbe soddisfare il 66% del fabbisogno italiano di Mpc

Sostenibilità: il riciclo dei Raee potrebbe soddisfare il 66% del fabbisogno italiano di Mpc

Sostenibilità: il riciclo dei Raee potrebbe soddisfare il 66% del fabbisogno italiano di Mpc

Milano, 7 novembre 2025 – L’Italia potrebbe arrivare a coprire fino al 66% del proprio fabbisogno di materie prime critiche se investisse 2,6 miliardi di euro all’anno nel riciclo dei rifiuti elettronici (Raee). È questo il cuore del Rapporto Strategico “La geopolitica delle Materie Prime Critiche”, presentato oggi da Iren e Teha Group a Ecomondo 2025, la fiera sulla transizione ecologica che si sta svolgendo a Rimini. Un dato che arriva in un momento delicato: se non si rispettano i target di raccolta fissati da Bruxelles, quella stessa cifra potrebbe tradursi in una vera e propria “tassa” europea.

La tassa europea che rischia di pesare sull’Italia

“La nuova tassa sui Raee rischia di diventare un costo che paghiamo per non aver fatto abbastanza”, ha detto Luca Dal Fabbro, presidente esecutivo di Iren, durante la presentazione del rapporto. Se quei soldi fossero invece investiti nel sistema di riciclo nazionale, ha spiegato, l’Italia potrebbe non solo soddisfare gran parte della domanda interna di materie prime critiche, ma anche valorizzare ogni anno circa 1,7 miliardi di euro di materiali oggi persi nei rifiuti. “Dobbiamo trasformare questo obbligo in un’opportunità per diventare più competitivi”, ha aggiunto Dal Fabbro, indicando la strada da seguire: puntare su impianti più innovativi e su una collaborazione industriale anche con i Paesi del Nord Africa, grazie al Piano Mattei.

Dipendere dall’estero ci rende vulnerabili

Raggiungere una vera autosufficienza non sarà però una passeggiata. L’Italia, come evidenziato nel rapporto e sottolineato da Dal Fabbro, non ha grandi riserve minerarie e il ciclo di lavorazione delle materie prime richiede volumi importanti, difficili da raggiungere in un paese frammentato come il nostro. “Oggi l’Unione Europea importa titanio per un valore di 4,7 miliardi di euro e terre rare per 1,4 miliardi”, ha ricordato il presidente di Iren. La dipendenza da pochi fornitori, come Cina, Russia e alcuni Paesi africani, espone l’industria europea a rischi concreti. “Un blocco nelle forniture potrebbe mettere a rischio fino a 700 miliardi di euro di produzione industriale europea, di cui 88 miliardi solo in Italia”, ha avvertito Dal Fabbro.

Economia circolare e Piano Mattei: le chiavi per il futuro

Il rapporto individua due leve fondamentali per l’Italia: rafforzare le partnership internazionali, soprattutto tramite il Piano Mattei, e investire nell’economia circolare dei Raee per aumentare la raccolta e la capacità di riciclo interna. Il Piano Mattei, lanciato dal governo per consolidare i legami economici ed energetici con i Paesi africani, è visto come uno strumento chiave per diversificare le fonti e ridurre la dipendenza dai fornitori tradizionali.

“Solo così – ha detto Dal Fabbro – potremo parlare di vera resilienza industriale e autonomia strategica”. Ma la strada è in salita: secondo le prime stime, l’Italia oggi raccoglie meno della metà dei Raee prodotti ogni anno, circa 400 mila tonnellate su un potenziale che supera il milione. Questo gap pesa sulle aziende e sulla competitività del Paese.

La sfida è anche tecnologica e di collaborazione

Non basta aumentare la quantità di Raee raccolti, serve anche migliorare la qualità del sistema. Il rapporto mette in luce la necessità di impianti più moderni e tecnologie avanzate per recuperare meglio le materie prime critiche. Serve inoltre un’integrazione più stretta tra pubblico e privato. “La collaborazione con i Paesi del Nord Africa può diventare un punto di forza”, ha confidato Dal Fabbro, ricordando alcuni accordi già avviati nel trattamento dei rifiuti elettronici.

A Rimini, tra gli stand di Ecomondo, si respira un misto di attesa e preoccupazione. Gli operatori vogliono più chiarezza sulle regole europee e incentivi per gli investimenti indispensabili. “Non possiamo permetterci di sprecare questa occasione”, ha concluso Dal Fabbro davanti a una platea attenta. Il rischio è che l’Italia resti indietro, proprio mentre la domanda globale di materie prime critiche continua a salire.