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Cluster trans-mediterranei: il motore della blue economy in crescita

Cluster trans-mediterranei: il motore della blue economy in crescita

Cluster trans-mediterranei: il motore della blue economy in crescita

Rimini, 8 novembre 2025 – Il futuro della Blue Economy nel Mediterraneo è stato il fulcro dell’incontro “Blue Horizons: Trans-Mediterranean Cluster Collaboration for Innovation in Energy, Clean Tech and Bioeconomy”, tenutosi oggi all’interno di Ecomondo 2025. Tre sessioni tematiche, un pubblico formato da esperti e istituzioni, e un obiettivo preciso: rafforzare la collaborazione tra i cluster tecnologici dell’area mediterranea per spingere più velocemente l’innovazione nei campi dell’energia, delle tecnologie verdi e della bioeconomia.

Cluster mediterranei, una sfida di collaborazione senza confini

Il convegno, guidato da Giorgio Ricci Maccarini e Sara Tedesco del Cluster tecnologico nazionale Big, insieme a Luca Marangoni di Cinea, ha visto tanti rappresentanti dei principali cluster del Mediterraneo. Al centro del dibattito, l’urgenza di rafforzare le politiche di collaborazione tra Paesi. Sono stati più volte citati strumenti come l’Ocean Pact e il Pact for the Mediterranean, esempi concreti di come le istituzioni provino a gestire insieme le risorse marine e costiere.

“Serve una visione condivisa, che vada oltre i confini nazionali e metta al primo posto la sostenibilità”, ha detto Ricci Maccarini, rimarcando come la collaborazione tra cluster possa diventare davvero il motore di crescita per tutta l’area. Dal confronto è emerso che la frammentazione rischia solo di rallentare l’arrivo di nuove soluzioni, mentre un coordinamento comune può facilitare l’accesso ai fondi europei e la diffusione delle migliori pratiche.

Accademia e industria: un ponte che accelera l’innovazione

Uno dei temi più caldi è stato il ruolo dei cluster come collegamento tra mondo accademico e imprese. “Spesso la ricerca universitaria resta chiusa nei laboratori, senza sbocchi concreti se non c’è un legame diretto con le aziende”, ha ammesso Sara Tedesco. In questo senso, i cluster possono diventare il motore per far nascere progetti pilota e spazi di collaborazione.

Nella seconda sessione sono stati raccontati casi concreti: dal trasferimento tecnologico nelle energie rinnovabili alle applicazioni della bioeconomia nella filiera ittica. “Ci servono modelli che si possano replicare”, ha aggiunto Marangoni, “così da aiutare le start-up a crescere e le aziende già presenti a innovare senza perdere terreno”. Una posizione condivisa anche dai rappresentanti dei cluster tunisini e spagnoli presenti.

Blue Economy mediterranea: mercato e sfide da affrontare

La terza sessione ha puntato i riflettori sulle prospettive di mercato e sugli ostacoli che la Blue Economy deve superare. Secondo i dati presentati da Cinea, il settore vale oggi oltre 400 miliardi di euro nell’UE, con una crescita intorno al 5% all’anno. Ma ci sono ancora problemi: troppa burocrazia, pochi investimenti privati e difficoltà a integrare i settori tradizionali con le nuove tecnologie.

“Non basta innovare, serve un ambiente che favorisca tutto questo”, ha spiegato un delegato greco. Tra le proposte emerse, incentivi fiscali per chi investe in ricerca e sviluppo e piattaforme digitali per facilitare lo scambio di dati tra porti, centri di ricerca e aziende. In sala, momenti di confronto serrato si alternavano a scambi informali, con molti che hanno sottolineato come sia arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti.

Mediterraneo: serve una gestione comune per il futuro

A chiudere l’evento, tutti i relatori hanno ribadito che il futuro della Blue Economy passa da una gestione condivisa e dalla capacità di fare sistema. “Il Mediterraneo è un laboratorio naturale per l’innovazione sostenibile”, ha concluso Ricci Maccarini. “Solo lavorando insieme potremo affrontare le sfide ambientali ed economiche che ci aspettano”.

Ecomondo 2025 si conferma così un appuntamento fondamentale per chi opera nei settori dell’energia pulita, della bioeconomia e delle tecnologie legate al mare. Fuori dalla sala, i visitatori affollavano gli stand – tra modelli di turbine eoliche e prototipi di bioplastiche marine – mentre dentro si gettavano le basi per una nuova stagione di collaborazione mediterranea.