Il balzo del tax gap: 98-102 miliardi e un’economia sommersa al 9,1% del Pil
Il balzo del tax gap: 98-102 miliardi e un'economia sommersa al 9,1% del Pil
Roma, 8 novembre 2025 – Nel 2022, il divario tra le entrate tributarie e contributive attese e quelle effettivamente incassate in Italia si è attestato tra 98,1 e 102,5 miliardi di euro. È quanto emerge dall’ultima Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva, pubblicata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef). Un dato in crescita di circa 3,5 miliardi rispetto al 2021. Sul medio periodo, però, tra il 2018 e il 2022, si registra una diminuzione compresa tra 5 e 5,9 miliardi.
Evasione fiscale e contributiva: il conto del 2022
Il quadro tracciato dal Mef è chiaro, anche se preoccupante. Il cosiddetto gap fiscale e contributivo – cioè la differenza tra ciò che lo Stato dovrebbe incassare e ciò che incassa davvero – è tornato a salire nell’ultimo anno analizzato. La stima va da 98,1 a 102,5 miliardi, a seconda delle ipotesi sul lavoro dipendente. Rispetto al 2021, l’aumento è di circa 3,5 miliardi. Dietro questo rialzo c’è, dicono gli esperti del ministero, la ripresa dell’economia post-pandemia ma anche le difficoltà strutturali nel combattere l’evasione.
Economia sommersa: un peso da 182 miliardi
Nel 2022, il valore generato dall’economia sommersa – cioè tutte quelle attività non o solo parzialmente dichiarate – ha raggiunto i 182,6 miliardi di euro. Un balzo del 10,4% rispetto ai 165,5 miliardi del 2021. L’incidenza sul Pil è praticamente stabile, passando dal 9% al 9,1%. “È una quota che conferma quanto siano radicati questi fenomeni”, spiegano fonti del ministero. Insomma, la ripresa economica dopo la pandemia non ha fatto arretrare il peso dell’economia che resta nascosta.
Cinque anni di numeri: qualche passo avanti
Guardando al periodo tra il 2018 e il 2022, la relazione mette in evidenza una riduzione del gap fiscale e contributivo tra 5 e 5,9 miliardi. Un segnale positivo, collegato alle misure messe in campo negli ultimi anni, come l’obbligo della fatturazione elettronica e i controlli incrociati dei dati fiscali. Ma non basta. “Il fenomeno resta importante”, ammette un funzionario del Mef, “serve un impegno costante per contenerlo”.
Le reazioni: sindacati in allarme, imprese più caute
I numeri del Mef hanno subito acceso il dibattito. La segretaria generale della Cgil, Elena De Santis, ha commentato: “Questi dati dimostrano che la lotta all’evasione fiscale deve essere una priorità assoluta. Ogni euro che sfugge al fisco significa meno risorse per sanità, scuola e servizi pubblici”. Più prudente il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, che ha ricordato come “una pressione fiscale troppo alta spinga verso comportamenti irregolari” e ha chiesto “un alleggerimento per imprese e lavoratori”.
Le mosse del governo e gli scenari
Il governo intanto punta a rafforzare i controlli incrociati tra banche dati e a estendere l’uso dell’intelligenza artificiale per scovare irregolarità nei flussi finanziari. “Serve un approccio a tutto tondo”, ha spiegato il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo. “Bisogna unire prevenzione, semplificazione delle procedure e sanzioni efficaci”. Per il Mef, solo così si potrà ridurre in modo duraturo l’evasione fiscale e l’economia sommersa.
Un peso che frena crescita e servizi
In sostanza, i dati della relazione annuale confermano che l’evasione fiscale e contributiva è ancora uno dei problemi più grandi per le casse dello Stato. Il gap di oltre 100 miliardi è una zavorra per la crescita e limita le risorse per investimenti pubblici e welfare. “Non sono solo numeri”, ricorda un dirigente del Tesoro, “dietro ci sono servizi mancati, occasioni perdute, cittadini che pagano più del dovuto”. Eppure, la strada per ridurre questo fenomeno resta lunga e piena di ostacoli.
