Il doppio divario di genere in Italia: una sfida da affrontare
Il doppio divario di genere in Italia: una sfida da affrontare
Milano, 8 novembre 2025 – Una nuova ricerca dell’Osservatorio Elle Active!, presentata oggi all’Università Cattolica di Milano durante il forum di Elle Italia, scatta una fotografia chiara del lavoro femminile in Italia. Le differenze tra uomini e donne, quasi inesistenti all’inizio della carriera, si allargano con gli anni, fino a creare un divario tra i più ampi in Europa.
Lavoro femminile: il gap si allarga dopo i 30 anni
I dati raccolti da Hearst e dal Centro di ricerca sul lavoro (Crilda) dell’ateneo milanese mostrano che tra i 20 e i 30 anni la differenza tra uomini e donne occupati è piccola. Ma già a 35 anni la forbice si spalanca: un uomo lavora nel 95% dei casi, mentre una donna ha solo il 50% di probabilità di essere occupata. Il restante 40% è inattivo, il 10% disoccupato. “Il momento decisivo è la nascita del primo figlio – spiega il professor Claudio Lucifera, coordinatore dello studio – una madre su cinque nel 2025 ha lasciato il lavoro per sempre. Da quel punto in poi, il divario si allarga, con anni di contributi e anzianità difficili da recuperare”.
Pensioni e carriere interrotte: il peso a lungo termine
Le cose non migliorano con l’età. A 65 anni, poco più della metà delle donne va in pensione; l’altra metà resta fuori dal lavoro. Un dato che racconta di carriere spesso interrotte o spezzettate. “La vita lavorativa delle donne – si legge nel rapporto – è molto più frammentata rispetto a quella degli uomini”. Anche se il tasso di occupazione femminile cresce leggermente (dal 55% del 2022 al 56,4% del 2024), resta lontano dagli standard europei. Il divario tra uomini e donne occupati è del 19,4%, quasi il doppio della media UE.
Il peso del lavoro di cura e il part-time femminile
Un altro aspetto importante che emerge riguarda il lavoro domestico e di cura. Secondo dati Istat citati nello studio, le donne dedicano in media 4 ore e 37 minuti al giorno a queste attività, contro appena un’ora e 48 minuti degli uomini. Questo carico pesa sulle possibilità di carriera e sulla continuità nel lavoro. In Italia, inoltre, la quota di part-time femminile è alta: il 31,5% contro il 28% della media europea, mentre solo l’8% degli uomini lavora part-time. Il divario tra i sessi in questo campo sfiora i 23 punti percentuali.
Segregazione lavorativa e divario salariale
La ricerca mette in luce anche la forte segregazione lavorativa di genere: quasi metà delle donne occupate lavora in sole 21 professioni, mentre per gli uomini le principali professioni sono 53. Questo limita le possibilità di crescita e di cambiare percorso per le donne. Sul fronte degli stipendi, il gender pay gap cresce nel tempo, superando il 30% verso la fine della carriera.
Le reazioni e le prospettive
Durante il forum sono arrivate diverse preoccupazioni per la lentezza dei cambiamenti. “Ci vuole un intervento vero e strutturale – ha detto una rappresentante sindacale – non bastano misure temporanee o incentivi a breve termine”. Anche tra le giovani presenti, molte hanno raccontato storie simili: “Dopo la maternità, trovare un equilibrio è una battaglia”, ha confidato Martina, 34 anni, impiegata nel settore servizi.
Il quadro tracciato dall’Osservatorio Elle Active! è chiaro: in Italia, la carriera delle donne resta segnata da ostacoli difficili da superare, scelte obbligate e un carico familiare ancora troppo sbilanciato. Un tema, emerso oggi a Milano, che chiede risposte concrete e durature.
