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Lega propone flat tax al 5% per i giovani: una manovra rivoluzionaria?

Lega propone flat tax al 5% per i giovani: una manovra rivoluzionaria?

Lega propone flat tax al 5% per i giovani: una manovra rivoluzionaria?

Roma, 8 novembre 2025 – Una flat tax al 5% per i giovani sotto i 30 anni assunti con contratto a tempo indeterminato e una decontribuzione triennale per le aziende che puntano su di loro: è questa la proposta che la Lega sta valutando in queste ore, secondo fonti parlamentari vicine al dossier. L’obiettivo, spiegano dal partito guidato da Matteo Salvini, è inserire la misura tra gli emendamenti alla manovra finanziaria in discussione alla Camera.

Flat tax e incentivi: la scommessa sulla nuova occupazione giovanile

L’idea, ancora in via di definizione, prevede una tassazione agevolata – una flat tax al 5% – per i giovani fino a 30 anni assunti con contratto stabile. Un modo per rendere più conveniente l’assunzione a tempo indeterminato di chi cerca lavoro. “Vogliamo dare un segnale chiaro a giovani e imprese”, ha detto un deputato della Lega coinvolto nel tavolo tecnico, “perché il lavoro stabile deve tornare a essere un’opzione reale”.

Tre anni senza contributi per le aziende che assumono giovani

Ma non è tutto. La proposta include anche una decontribuzione totale per tre anni per le aziende che assumono giovani con queste caratteristiche. In pratica, per i primi 36 mesi le imprese non dovrebbero versare i contributi previdenziali. Un sistema già visto in passato, ma questa volta abbinato alla flat tax sul reddito del lavoratore. “Ci vuole uno scossone positivo”, ha spiegato un esponente del Carroccio, “altrimenti la fuga dei giovani all’estero non si fermerà”.

“Cervelli in rientro”: la misura si allarga fino a 36 anni

Un altro punto centrale riguarda i cosiddetti “cervelli in rientro”: la flat tax al 5% e la decontribuzione potrebbero estendersi fino ai 36 anni per chi torna in Italia dopo aver lavorato all’estero. L’obiettivo è invertire il trend negativo degli ultimi anni, segnato da un saldo migratorio in perdita tra giovani laureati e diplomati. I dati Istat parlano chiaro: nel 2024 oltre 30mila giovani tra i 25 e i 34 anni hanno lasciato l’Italia in cerca di opportunità migliori all’estero.

Il nodo soldi e il confronto con Bruxelles

La proposta arriva in un momento complicato, mentre il governo Meloni deve fare i conti con i bilanci pubblici e le richieste di Bruxelles sul rispetto dei parametri di spesa. Al momento non è chiaro quanto costerà l’iniziativa: dalle prime stime a Montecitorio si parla di alcune centinaia di milioni di euro all’anno. “Stiamo ancora lavorando sui numeri”, ha detto un tecnico del Ministero dell’Economia, “ma serve valutare con attenzione l’impatto sui conti dello Stato”.

Reazioni tra apertura e dubbi

Le prime risposte non si sono fatte attendere. Da Confindustria arriva un’apertura: “Ogni incentivo al lavoro stabile è positivo”, ha detto il vicepresidente Maurizio Stirpe, “ma serve anche semplificare le procedure”. Più prudenti i sindacati: la Cgil, per bocca di Tania Scacchetti, avverte che “gli incentivi devono essere mirati, per evitare di creare forme di lavoro precario mascherato”. Anche le opposizioni sollevano dubbi sulla copertura finanziaria e sull’efficacia della flat tax come strumento per l’inclusione.

Manovra in arrivo: il tempo stringe

Il testo definitivo dell’emendamento dovrebbe arrivare entro pochi giorni, probabilmente entro la fine della prossima settimana. I tempi sono stretti: la manovra entrerà nel vivo già a metà novembre, e il governo punta a chiuderla entro Natale. Solo allora si capirà se la proposta della Lega troverà spazio nella legge di bilancio o resterà una delle tante idee lasciate nel cassetto.

Nel frattempo, resta alta l’attenzione sull’occupazione giovanile e sulle strategie per fermare la fuga dei talenti dall’Italia. Un problema che, ammettono anche fonti di governo, nessuna maggioranza è ancora riuscita a risolvere davvero.