Mantovano: sentenze stupefacenti sulle droghe scuotono il dibattito
Mantovano: sentenze stupefacenti sulle droghe scuotono il dibattito
Roma, 8 novembre 2025 – Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha chiuso oggi la VII conferenza nazionale sulle Dipendenze 2025, intitolata “Libertà dalla droga. Insieme si può”, lanciando un messaggio chiaro e diretto al mondo della giustizia: secondo Mantovano, l’autorità giudiziaria non può essere vista come una “variabile indipendente”, soprattutto quando le sue decisioni influenzano profondamente la vita delle persone e l’efficacia delle politiche di recupero.
Giustizia a macchia di leopardo: tra sentenze contrastanti e tempi infiniti
Nel suo intervento, Mantovano non ha risparmiato critiche a certe sentenze che, a suo giudizio, risultano “stupefacenti” non solo per il tema affrontato, ma per le conseguenze che producono. “Ci sono casi – ha detto – in cui, davanti alla detenzione di qualche chilo di sostanza, si parla di uso personale. Decisioni così hanno effetti devastanti”. Il riferimento è alle diverse interpretazioni che i tribunali danno sulla normativa riguardante droghe leggere e pesanti. Interpretazioni che spesso dividono l’opinione pubblica e mettono in difficoltà le forze dell’ordine.
Ma non è tutto. Mantovano ha sottolineato come le decisioni della magistratura di sorveglianza varino molto da zona a zona. “In alcune regioni – ha raccontato – le risposte arrivano in pochi giorni: non c’è attesa tra la volontà di iniziare un percorso di recupero e l’effettivo avvio. In altre, invece, si aspettano mesi, se non anni, vanificando così la buona volontà di chi vuole cambiare”.
Il rischio di un “federalismo” della giustizia preoccupa Roma
Per il sottosegretario, questa disparità rischia di trasformare la giustizia in un sistema a due velocità, dove l’accesso a un percorso di recupero dipende più dal luogo che dalla legge. “Non so se solo segnalare questa anomalia farà insorgere il sindacato di categoria o scatenare una nuova polemica – ha detto con un filo di ironia Mantovano – ma il problema c’è, ed è urgente affrontarlo”.
Il governo, ha precisato, non intende girarsi dall’altra parte. “Il nostro compito è prendere in mano i problemi e lavorarci sopra”, ha aggiunto, lasciando intendere che il tema sarà al centro del confronto nelle prossime settimane.
La proposta: formazione mirata per i magistrati
Per provare a risolvere la questione, Mantovano ha avanzato una proposta concreta: portare il tema delle disparità decisionali dentro la Scuola superiore della magistratura, il luogo dove si formano i giudici italiani. “La mia idea – ha spiegato – è di mettere sul tavolo queste problematiche proprio nel percorso di formazione, così da cominciare a cercare soluzioni”.
L’obiettivo è far capire ai futuri magistrati quanto contino le loro decisioni, soprattutto quando riguardano percorsi di recupero dalla dipendenza. Solo così, secondo Mantovano, si potrà evitare che la voglia di cambiare venga bloccata da tempi troppo lunghi o da interpretazioni troppo larghe della legge.
Tra applausi e dubbi: le reazioni a La Nuvola
La conferenza si è tenuta al centro congressi La Nuvola all’Eur, con la partecipazione di operatori del settore, comunità terapeutiche e familiari di persone impegnate nei percorsi di recupero. Tra i presenti anche diversi magistrati e avvocati. Alcuni hanno accolto con favore l’appello del sottosegretario, mentre altri hanno mostrato dubbi sulla possibilità di uniformare tempi e prassi in un sistema giudiziario così complesso come quello italiano.
Secondo i dati del Dipartimento per le politiche antidroga, nel 2024 sono stati aperti oltre 60mila procedimenti per reati legati alle sostanze stupefacenti. Di questi, circa il 40% riguarda casi in cui la differenza tra uso personale e spaccio è stata oggetto di controversia in tribunale.
Una partita ancora aperta
Il nodo della giustizia nelle dipendenze resta quindi al centro del dibattito politico e sociale. Mantovano ha chiuso il suo intervento ribadendo l’urgenza di “trovare soluzioni condivise”, senza però rinunciare a guardare in faccia le anomalie del sistema. “Solo così – ha detto – potremo davvero parlare di libertà dalla droga”.
