Meloni contro il maxi stipendio di Brunetta: una polemica che infiamma la politica
Meloni contro il maxi stipendio di Brunetta: una polemica che infiamma la politica
Roma, 8 novembre 2025 – A Palazzo Chigi l’aria è pesante nelle ultime ore. Giorgia Meloni ha fatto capire chiaramente il suo fastidio per la notizia dell’aumento dello stipendio del presidente del Cnel, Renato Brunetta. L’incremento è arrivato dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha abolito il tetto di 240 mila euro annui per i dirigenti pubblici. La premier, secondo fonti vicine al governo, giudica la scelta “non condivisibile” e soprattutto “fuori luogo” in questo momento.
Brunetta alza lo stipendio dopo la sentenza della Consulta
Tutto nasce dalla sentenza della Corte Costituzionale di ottobre che ha cancellato il limite massimo di 240 mila euro per gli stipendi dei vertici pubblici. Un via libera che ha aperto la strada a possibili aumenti per molti dirigenti, incluso appunto il presidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Solo pochi giorni fa, Brunetta ha ufficializzato l’aumento del proprio stipendio, mettendo in primo piano proprio la decisione della Consulta. Una mossa, secondo fonti di Palazzo Chigi, presa senza un confronto preventivo con l’esecutivo.
Meloni: “Non è il momento giusto”
“Non è il momento”, avrebbe detto Meloni ai suoi collaboratori più stretti. La premier, impegnata in queste settimane su dossier delicati come la legge di bilancio e i negoziati con Bruxelles, considera “inopportuno” aumentare gli stipendi ai vertici della pubblica amministrazione proprio ora, quando si chiede un sacrificio a cittadini e dipendenti statali. Da ambienti governativi trapela che Meloni si è detta “irritata” sia per i tempi sia per la mancanza di confronto. “Una decisione che rischia di scatenare tensioni sociali”, ha spiegato una fonte vicina alla presidenza del Consiglio.
Il nodo degli stipendi pubblici fa discutere la politica
La questione degli stipendi dei dirigenti pubblici torna a infiammare il dibattito politico. La sentenza della Consulta, attesa da mesi, aveva già acceso critiche tra sindacati e opposizione. Il Partito Democratico, con la deputata Marianna Madia, ha chiesto “un intervento urgente per fermare aumenti indiscriminati”, mentre il Movimento 5 Stelle parla di “uno schiaffo ai cittadini”. Anche dentro la maggioranza non mancano malumori: alcuni esponenti di Fratelli d’Italia avrebbero chiesto a Brunetta di “fare un passo indietro” o almeno di congelare l’aumento fino a un chiarimento in Parlamento.
Brunetta: “Ho solo rispettato la legge”
Renato Brunetta difende la sua scelta. “Ho semplicemente applicato una sentenza della Corte Costituzionale”, ha detto ieri pomeriggio davanti alla sede del Cnel in viale David Lubin. L’ex ministro, noto per il suo rigore, ha aggiunto che “non è un privilegio personale, ma un atto dovuto”. Tuttavia, tra i corridoi del Cnel, qualche consigliere si sarebbe detto perplesso per la rapidità con cui l’aumento è stato messo nero su bianco.
Il governo pensa a una risposta
Intanto, a Palazzo Chigi si ragiona su possibili contromisure. Secondo fonti ministeriali, il governo sta valutando di intervenire con una norma che fissi nuovi limiti per gli stipendi dei dirigenti pubblici, magari con regole più rigide o con un controllo più stretto da parte del Parlamento. “Non possiamo permetterci passi falsi su un tema così delicato”, avrebbe detto un sottosegretario della Lega durante una riunione informale ieri sera.
Un caso destinato a far rumore
L’aumento dello stipendio al vertice del Cnel rischia di aprire una nuova crepa tra istituzioni e opinione pubblica. In un autunno già segnato da proteste e tensioni sociali, la questione delle retribuzioni nella pubblica amministrazione torna a tenere banco. E mentre Meloni cerca di mantenere una linea dura, il caso Brunetta promette di far discutere ancora a lungo.
