La sorprendente esposizione della propaganda fascista a New York
La sorprendente esposizione della propaganda fascista a New York
New York, 9 novembre 2025 – La Fondazione Massimo e Sonia Cirulli di Bologna torna a New York con una mostra che, per tempi e contenuti, fa riflettere sul legame tra arte, pubblicità e potere. Fino al 27 settembre, negli spazi di Poster House – il primo museo americano dedicato alla storia del manifesto pubblicitario, nel cuore di Chelsea – si può visitare “Il Futuro Era Allora: il Volto Cangiante del Regime Fascista”. Una settantina di manifesti raccontano come, tra gli anni Venti e Quaranta, la grafica italiana abbia spesso camminato sul filo tra creatività e propaganda.
Manifesti tra arte e potere: il volto nascosto del regime
Le sale di Poster House ospitano manifesti che colpiscono subito per la forza delle immagini: aeroplani che solcano il cielo, aquile in picchiata, automobili lanciate in gare che celebrano la velocità. Figure eroiche, colori forti, uno stile modernista che trasuda energia. Ma dietro a questa elegante confezione si nasconde una realtà più oscura. “La mostra – spiega il curatore e fotografo B.A. Van Sise – racconta come gli artisti cedettero alle pressioni politiche e culturali del regime”. Un tema che, secondo Van Sise, è più attuale che mai: “Poster House è l’unico museo americano che affronta questo nodo con immagini e testi capaci di parlare anche al presente”.
La Fondazione Cirulli: tre decenni di cultura visiva italiana
La Fondazione Massimo e Sonia Cirulli, nata da un archivio avviato a New York negli anni Ottanta e oggi con sede a San Lazzaro di Savena (Bologna), si dedica da anni a far conoscere la cultura visiva italiana del Novecento. La sede emiliana occupa la ex showroom progettata da Achille e Pier Giacomo Castiglioni per Dino Gavina. Un luogo che, come ha ricordato la direttrice Sonia Cirulli durante l’inaugurazione newyorkese, “racconta non solo l’arte ma anche la società italiana”. La mostra a New York è un ponte tra due mondi: quello della creatività italiana e quello della riflessione critica internazionale.
Il fascino ambiguo dei manifesti: tra modernità e controllo
Per Van Sise, la forza di questi manifesti sta proprio nell’ambiguità: “Raccontano una storia che sembra lontana, ma parla anche al nostro tempo”. Il curatore sottolinea come “la libertà degli italiani non fu semplicemente tolta da Mussolini, ma consegnata”. Nel selezionare i lavori e scrivere i testi della mostra, Van Sise ha voluto mettere in luce “quanto profondamente il mondo dell’arte, che avrebbe dovuto resistere, si sia invece piegato”. Un processo che ha segnato non solo la cultura, ma anche la memoria collettiva.
Dall’Art Nouveau al futurismo muscolare: la svolta degli anni Venti
Quando Mussolini salì al potere, tutto cambiò in fretta. “L’ottimismo liberty dell’Art Nouveau lasciò il posto a un futurismo severo e muscolare”, racconta Van Sise. Bandiere ovunque, simboli del fascio littorio, prodotti commerciali avvolti nella retorica nazionalista. Persino le automobili portavano nomi di reparti d’assalto. “Tutto avvenne molto rapidamente”, confida il curatore, “e la pubblicità diventò uno strumento di controllo capillare”.
Un manifesto simbolo: tra spettacolo e tragedia
Tra i pezzi più forti della mostra c’è il manifesto luminoso di una corsa motociclistica a Portogruaro. Un’immagine allegra, quasi spensierata. Ma dietro c’è una storia più triste: pochi mesi prima, proprio in quella cittadina veneta, una sperimentazione forzata di un vaccino contro la difterite aveva causato la morte di 28 bambini. “Questo manifesto – spiega Van Sise – mostra bene una delle capacità del fascismo: mentre ti godi lo spettacolo, ti fa dimenticare l’orrore intorno a te”.
Una riflessione attuale sulla manipolazione delle immagini
Il New York Times ha inserito “The Future Was Then” tra le mostre da non perdere in città. E non è un caso. La rassegna invita a riflettere su come le immagini possano influenzare opinioni e comportamenti. In un momento in cui anche i musei americani sono al centro di dibattiti pubblici, Poster House sceglie di affrontare il tema senza retorica, ma con documenti concreti. La storia dei manifesti italiani degli anni Trenta diventa così uno specchio per guardare al presente. E forse anche al futuro.
