Metsola: il coraggio e la determinazione che hanno abbattuto il Muro
Metsola: il coraggio e la determinazione che hanno abbattuto il Muro
Berlino, 9 novembre 2025 – Sono passati trentasei anni dalla caduta del Muro di Berlino, un evento che ha cambiato per sempre il volto dell’Europa. Oggi, nel giorno dell’anniversario, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha affidato a X (ex Twitter) un messaggio che richiama il coraggio e la forza di chi, nel 1989, ha deciso di abbattere muri fisici e ideologici. “Dalla divisione all’unità. Dai muri alla libertà. Dalle barriere ai ponti”, ha scritto Metsola, ricordando che quello stesso spirito deve ancora guidare il cammino verso un’Europa di pace.
Una notte che ha cambiato tutto
Era il 9 novembre 1989 quando, poco dopo le 23, i primi abitanti di Berlino Est si sono diretti ai varchi del confine. La notizia della caduta del Muro si è diffusa in poche ore, tra sorpresa e commozione. Le immagini della gente che si abbracciava sopra le macerie, martelli in mano, sono ancora vivide nella memoria collettiva. “Fino a quel momento sembrava impossibile”, ricorda Klaus Meier, 67 anni, che allora abitava a Prenzlauer Berg. “Solo quando ho visto la gente passare attraverso il checkpoint di Bornholmer Strasse ho capito che era vero”.
Un simbolo che parla ancora a tutta Europa
Il Muro di Berlino, lungo più di 150 chilometri, ha diviso la città e l’Europa per quasi trent’anni. La sua caduta è stata frutto di spinte popolari, errori politici e un clima internazionale che cambiava rapidamente. Oggi, questo anniversario si celebra non solo in Germania ma in tutta l’Unione Europea come un momento chiave di una nuova fase politica. “Non possiamo dimenticare cosa significava quel confine – ha detto ieri Frank-Walter Steinmeier, presidente federale tedesco – e quanto la libertà sia fragile se non viene protetta ogni giorno”.
Le parole di Metsola: l’unità come impegno
Nel suo messaggio, Metsola ha scelto parole semplici ma cariche di significato: “Furono coraggio e determinazione a far cadere il Muro di Berlino 36 anni fa. Oggi, quello stesso spirito deve guidarci mentre continuiamo a costruire un’Europa di pace”. Un richiamo che arriva in un momento segnato da nuove tensioni ai confini orientali dell’Unione e da dibattiti su sicurezza e diritti. “L’unità europea non è mai scontata”, ha confidato ieri un funzionario della Commissione durante la cerimonia al Memoriale del Muro in Bernauer Strasse.
Commemorazioni tra ricordo e presente
A Berlino, le celebrazioni sono iniziate all’alba. Fiori e candele sono stati lasciati lungo i resti del Muro, tra Alexanderplatz e Potsdamer Platz. Alle 11, una folla silenziosa si è radunata davanti alla Porta di Brandeburgo per ascoltare le testimonianze di chi ha vissuto quei giorni e dei familiari delle vittime. “Mio padre non ha mai visto la Germania unita”, ha raccontato Anna Schultz, 42 anni, con la voce rotta dall’emozione. “Ma ogni anno torno qui per ricordare che la libertà va difesa”.
Un’eredità che parla ancora oggi
Secondo i dati del Bundestag, più di 140 persone hanno perso la vita cercando di superare il Muro tra il 1961 e il 1989. Oggi, a quasi quattro decenni di distanza, la loro memoria è viva nelle scuole e nei musei della città. “Non è solo storia tedesca – ha detto Metsola ieri – ma una lezione per tutta l’Europa”. In questi giorni, mostre fotografiche e incontri stanno coinvolgendo anche i giovani: studenti delle scuole superiori partecipano a laboratori sulla memoria storica organizzati dal Senato di Berlino.
Dalle barriere ai ponti: la sfida che resta
Il richiamo di Metsola a “costruire ponti” risuona in un’Europa che si trova ad affrontare nuove divisioni, dalle crisi migratorie alle tensioni geopolitiche. Eppure, proprio il ricordo di quella notte del 9 novembre 1989 sembra dire che nessun muro è insormontabile se c’è la volontà di superarlo insieme. “La libertà non è mai definitiva”, ha concluso Steinmeier davanti ai giovani al Memoriale. “Ma ogni generazione può scegliere da che parte stare: dalla parte dei muri o da quella dei ponti”.
Così, a trentasei anni di distanza, il Muro di Berlino resta più di un simbolo: è una domanda aperta sul futuro dell’Europa e sulla capacità di trasformare le divisioni in occasioni di incontro.
