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Meloni e la Cgil: un conflitto sui diritti dei lavoratori in primo piano

Meloni e la Cgil: un conflitto sui diritti dei lavoratori in primo piano

Meloni e la Cgil: un conflitto sui diritti dei lavoratori in primo piano

Bari, 10 novembre 2025 – Giorgia Meloni, presidente del Consiglio e leader di Fratelli d’Italia, ha lanciato un duro attacco alla Cgil durante il comizio del centrodestra ieri sera in piazza Libertà, a Bari. Era lì per sostenere la candidatura di Luigi Lobuono alle prossime elezioni regionali in Puglia. La premier ha criticato la decisione del sindacato di indire uno sciopero generale per venerdì, proprio mentre in manovra è stata inserita una misura sui rinnovi contrattuali chiesta dalla stessa Cgil.

Meloni contro la Cgil: “Sciopero di venerdì, i diritti vengono dopo”

Nel cuore della città vecchia, davanti a una folla di sostenitori e passanti, Meloni non ha usato mezzi termini: “Abbiamo messo in manovra una misura sui rinnovi contrattuali, che voleva la Cgil, e la Cgil cosa fa? Sciopero generale, di venerdì. Non sia mai che la rivoluzione la facciamo di martedì, così si vede bene che i diritti dei lavoratori non sono una priorità per qualcuno”. Parole nette, scandite con forza, mentre il pubblico applaudiva. La premier ha poi sottolineato che “il governo ha ascoltato i sindacati”, ma che “qualcuno preferisce protestare invece di collaborare”.

La scelta del giorno dello sciopero – proprio un venerdì – è stata presa con ironia dalla presidente del Consiglio. Per Meloni, questo fa capire che “per certi sindacati la tutela dei lavoratori viene dopo altri interessi”. Una stoccata che ha subito acceso il dibattito politico, soprattutto tra le fila dell’opposizione e tra i sindacati.

Manovra economica e clima teso

La polemica arriva in un momento già difficile. Il governo ha inserito nella legge di bilancio una norma sui rinnovi contrattuali nel pubblico impiego, accogliendo in parte le richieste della Cgil e degli altri sindacati confederali. Secondo fonti di Palazzo Chigi, la misura prevede circa 3 miliardi di euro per il triennio 2025-2027, destinati a finanziare gli aumenti salariali per scuola, sanità e pubblica amministrazione.

Eppure, la Cgil, guidata da Maurizio Landini, ha confermato lo sciopero generale per il 15 novembre. Il sindacato contesta non solo la somma stanziata, ritenuta troppo bassa rispetto all’inflazione e al costo della vita, ma anche la mancanza di un confronto serio con le parti sociali. “Non basta una misura spot – ha detto Landini – servono investimenti veri e un piano serio per il lavoro stabile”.

Reazioni politiche e sindacali a caldo

Le parole di Meloni hanno subito provocato risposte decise. Il segretario generale della Cgil ha replicato: “Non accettiamo lezioni da chi governa senza ascoltare i lavoratori. Lo sciopero è uno strumento democratico e necessario quando le risposte non arrivano”. Anche il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle hanno difeso il sindacato, parlando di un “tentativo di delegittimazione” da parte del governo.

Nel frattempo, il centrodestra pugliese si è compattato attorno a Luigi Lobuono. Al comizio di Bari c’erano i principali esponenti locali di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. “Siamo qui per cambiare la Puglia”, ha detto Lobuono dal palco, poco prima di Meloni.

Sciopero generale: cosa aspettarsi

Lo sciopero del 15 novembre coinvolgerà trasporti, scuola, sanità e pubblica amministrazione. Secondo la Cgil, potrebbero fermarsi oltre un milione di lavoratori in tutta Italia. Le prefetture stanno già organizzando piani per garantire i servizi essenziali. A Bari, come in altre città, si temono disagi soprattutto nei trasporti urbani e negli uffici pubblici.

Il governo osserva la situazione con attenzione. Fonti vicine a Palazzo Chigi assicurano che “la porta del dialogo resta aperta”, ma avvertono anche che “non saranno tollerate strumentalizzazioni”. Dal palco barese, Meloni ha ribadito: “Noi andiamo avanti con responsabilità. Chi vuole solo protestare si prenda la responsabilità davanti ai cittadini”.

Mentre lo sciopero si avvicina, il clima resta incandescente. E la campagna elettorale in Puglia si intreccia sempre più con le grandi questioni nazionali: lavoro, salari e diritti sono al centro del dibattito pubblico.