Meloni e la credibilità del Garante: un’ipocrisia da smascherare
Meloni e la credibilità del Garante: un'ipocrisia da smascherare
Roma, 10 novembre 2025 – Questa mattina, nell’Aula della Camera dei Deputati, Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha lanciato un duro attacco chiedendo l’azzeramento del Garante della Privacy. Per Conte, l’Autorità ha perso “la forza, la credibilità e l’autorevolezza” necessarie a difendere i diritti fondamentali dei cittadini. La richiesta arriva nel vivo del dibattito sulla libertà di stampa, tema centrale della mozione proprio del M5S.
Conte sferza: “Serve un garante davvero indipendente”
Nel suo intervento, Conte ha puntato il dito contro le istituzioni di garanzia, avvertendo che non devono trasformarsi in “succursali di partito o di Colle Oppio” – un chiaro riferimento al quartiere romano legato storicamente alla destra. “Chiediamo, a nome del M5S, l’azzeramento del Garante della privacy”, ha ribadito, accusando l’Autorità di aver perso autonomia. Il riferimento, più che velato, è all’attuale presidente Pasquale Stanzione e ai suoi legami con la politica.
Conte ha poi coinvolto direttamente la premier Giorgia Meloni. “Meloni dice di non avere competenza sull’azzeramento”, ha affondato, “ma c’era competenza quando, da leader di FdI, scambiava messaggi con Ghiglia”. Un’accusa che riporta al centro il nodo delle interferenze politiche nelle nomine delle autorità indipendenti.
Libertà di stampa nel mirino: la mozione del M5S e le reazioni in Aula
La mozione del Movimento 5 Stelle punta a mettere al sicuro la libertà di stampa e la tutela dei dati personali. Conte ha avvertito che il clima attuale rischia di soffocare l’autonomia di giornalisti e testate. “Non possiamo accettare che chi dovrebbe vigilare venga visto come vicino a un partito”, ha detto ai giornalisti al termine del suo discorso.
In Aula la tensione è salita subito dopo il suo intervento. La maggioranza ha bollato la richiesta come “strumentale”, mentre dall’opposizione sono arrivati applausi e qualche commento sottovoce. “Non si può mettere in dubbio la credibilità delle istituzioni solo perché non piacciono le decisioni”, ha replicato un deputato di Forza Italia, che ha preferito restare anonimo.
Il Garante della Privacy sotto i riflettori: nomine e polemiche
Il Garante per la protezione dei dati personali è un’autorità indipendente nata nel 1997, incaricata di tutelare la privacy e i diritti digitali. Negli ultimi tempi, però, il dibattito sulle sue nomine si è fatto più acceso. Il mandato dell’attuale presidente scade tra pochi mesi e già si fanno largo voci su possibili sostituti.
Conte ha sottolineato l’urgenza di avere “un garante veramente indipendente”, spiegando che la fiducia dei cittadini passa anche dalla chiarezza nelle scelte. “Non possiamo lasciare la protezione dei dati a chi risponde a logiche di partito”, ha aggiunto, citando casi recenti in cui l’Autorità sarebbe intervenuta in modo controverso su temi legati alla stampa e alla politica.
Meloni risponde: “Non è compito del governo”
Nel primo pomeriggio è arrivata la replica del governo. Fonti vicine a Palazzo Chigi hanno ribadito che la nomina e un eventuale azzeramento del Garante non spettano all’esecutivo. “È un organismo autonomo, regolato da norme precise”, hanno spiegato. La presidente Meloni, secondo i suoi collaboratori, ha definito le accuse di Conte “strumentali” e “fuori luogo”.
Intanto il dibattito resta aperto. Nei corridoi di Montecitorio si parla di possibili riforme per rafforzare i controlli sulle autorità indipendenti. Per ora, però, nessuna decisione è stata presa. La mozione del M5S sarà votata nei prossimi giorni: l’esito potrebbe aprire un nuovo capitolo nei rapporti tra politica e istituzioni di garanzia.
Tensione alle stelle tra garanzie e sospetti
In attesa del voto, la tensione non cala. Nelle ultime settimane, diversi esponenti della società civile hanno chiesto più trasparenza nelle nomine e nei procedimenti disciplinari delle autorità indipendenti. L’Associazione Stampa Romana ha detto chiaro che “la credibilità delle istituzioni passa anche dalla percezione di imparzialità”. Un principio che, almeno per ora, è al centro dello scontro politico che infiamma Roma.
