Meloni: il garante della privacy, una scelta discutibile per Pd e 5S
Meloni: il garante della privacy, una scelta discutibile per Pd e 5S
Roma, 10 novembre 2025 – Questa mattina, all’aeroporto di Fiumicino, poco prima di partire per Bari, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha risposto alle domande dei giornalisti sull’Autorità Garante per la Privacy, mettendo in chiaro la posizione del governo sulle recenti polemiche. Un clima teso, con le opposizioni che chiedono chiarimenti e la politica in fermento.
Meloni: “L’Autorità? La sceglie il Parlamento, non il governo”
“La Garante per la Privacy viene eletta dal Parlamento, non è una scelta del governo”, ha detto Meloni, spiegando che l’esecutivo non ha poteri per revocare o sostituire i membri dell’Autorità. Ha aggiunto che, in caso di decisioni particolari, la responsabilità è del “collegio”, cioè dell’organo interno all’Autorità stessa.
Il dibattito si è riacceso dopo che alcune forze politiche, in particolare Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, hanno messo in dubbio l’indipendenza dell’Autorità rispetto all’attuale governo. Le critiche si sono concentrate su una presunta pressione da parte dell’esecutivo di centrodestra, ma Meloni ha respinto queste accuse con fermezza.
Le radici della nomina e le accuse dell’opposizione
La premier ha ricordato che l’attuale composizione dell’Autorità Garante per la Privacy risale al governo “giallo-rosso” – la maggioranza formata da Pd e M5s tra il 2019 e il 2021. “Questo garante è stato scelto durante quel governo, con una quota Pd e 5 Stelle, e ha un presidente in quota Pd”, ha sottolineato Meloni, lasciando intendere che la responsabilità è di chi allora guidava la maggioranza parlamentare.
Secondo lei, le accuse di condizionamento sono senza fondamento. “Dire che l’Autorità sia sotto pressione da parte di un governo di centrodestra è ridicolo”, ha detto con tono deciso ma misurato. Rivolgendosi direttamente agli ex alleati, ha aggiunto: “Se Pd e 5 Stelle non si fidano di chi hanno messo lì, non possono prendersela con me. Forse potevano scegliere meglio”.
Chi è e cosa fa l’Autorità Garante per la Privacy
L’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali è un organismo indipendente nato nel 1997. Il suo compito è controllare che le leggi sulla privacy e la tutela dei dati personali vengano rispettate. I membri vengono eletti dal Parlamento riunito in seduta comune e restano in carica sette anni. A oggi, il presidente è Pasquale Stanzione, giurista nominato proprio durante la legislatura guidata da Pd e M5s.
Negli ultimi mesi, l’Autorità si è trovata a decidere su questioni delicate, come l’uso dei dati sanitari e le nuove regole europee sul trattamento dei dati digitali. Le sue scelte hanno spesso scatenato reazioni contrastanti, soprattutto su temi come la sicurezza nazionale e la libertà di stampa.
Lo scontro politico e l’atmosfera in Parlamento
Le parole di Meloni arrivano dopo giorni di scontri. Dal Partito Democratico, la deputata Debora Serracchiani aveva chiesto “massima trasparenza” su possibili pressioni del governo sull’Autorità. Anche il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, aveva chiesto un confronto in Parlamento, parlando di “indipendenza da tutelare”.
Dall’altra parte, i membri della maggioranza hanno difeso il governo. Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, ha parlato di accuse “strumentali”: “Non si può mettere in discussione l’autonomia delle istituzioni ogni volta che non si condividono certe decisioni”.
Cosa succede adesso?
Al momento non sono previste audizioni immediate in Parlamento, ma fonti della presidenza della Camera non escludono che nelle prossime settimane possano arrivare interrogazioni o richieste di chiarimenti. Nel frattempo, l’Autorità Garante per la Privacy continua a lavorare regolarmente, senza segnali di crisi o dimissioni.
La vicenda resta comunque sotto i riflettori. Mentre si attendono sviluppi concreti, lo scontro tra governo e opposizioni sembra destinato a non spegnersi presto.
