Industria in crescita: produzione a settembre segna un +2,8% mensile e +1,5% annuale
Industria in crescita: produzione a settembre segna un +2,8% mensile e +1,5% annuale
Milano, 12 novembre 2025 – A settembre la produzione industriale italiana ha fatto un passo avanti, crescendo del 2,8% rispetto ad agosto, secondo i dati diffusi oggi dall’Istat. Dopo mesi altalenanti, questo risultato dà un quadro più chiaro sull’andamento del settore manifatturiero. Rispetto a settembre 2024, la crescita, al netto degli effetti del calendario, si attesta all’1,5%, con ventidue giorni lavorativi contro i ventuno dello scorso anno.
Tutti i settori crescono, ma il trimestre resta in rosso
L’Istat sottolinea che la crescita ha coinvolto tutti i principali settori industriali. Dalla meccanica alla chimica, dall’alimentare al comparto energetico, nessuno è rimasto indietro. “È un segnale positivo – spiega un analista di Confindustria – anche se la situazione generale resta complicata”. Infatti, guardando alla media del terzo trimestre 2025, il dato è meno confortante: la produzione industriale è scesa dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti.
Settembre sorprende, ma la ripresa è ancora fragile
Il balzo di settembre va preso con le pinze. “La crescita mensile è migliore delle aspettative – dice Marco Ferri, docente di economia industriale all’Università di Milano – ma non basta per cambiare la rotta negativa che dura da inizio anno”. Nei primi nove mesi, infatti, la produzione ha alternato momenti di debolezza a brevi riprese. Solo a luglio e agosto si erano registrati cali, che avevano messo in allarme le imprese del Nord e del Centro.
Imprese e sindacati: prudenza nonostante il segnale positivo
Nelle aree industriali di Brescia, Torino e Modena, la notizia è stata accolta con una certa cautela. “A settembre gli ordini sono ripartiti – racconta un imprenditore metalmeccanico bresciano – ma i costi dell’energia restano alti e l’incertezza pesa”. Anche i sindacati chiedono di non abbassare la guardia: “Un mese positivo non basta a parlare di svolta – avverte Francesca Rizzi della Fiom-Cgil – servono politiche serie e investimenti su innovazione e formazione”.
Giorni lavorativi e stagionalità: quanto pesano sul risultato
L’aumento dell’1,5% su base annua tiene conto del fatto che quest’anno settembre ha avuto un giorno lavorativo in più rispetto al 2024. Un dettaglio che, secondo l’Istat, ha inciso sul dato finale. “La stagionalità conta molto – spiega un funzionario dell’istituto – soprattutto in settori come il tessile e l’alimentare, dove i cicli sono brevi”.
Europa, confronto e prospettive per la fine dell’anno
Rispetto agli altri Paesi europei, l’Italia mostra segnali contrastanti. In Germania la produzione industriale è rimasta stabile a settembre, mentre in Francia ha segnato una lieve crescita (+0,7%). Gli esperti invitano alla prudenza: “La domanda estera è ancora debole – osserva Ferri – e il rallentamento cinese si fa sentire anche sulle nostre esportazioni”. Per il quarto trimestre le previsioni restano caute. C’è chi spera negli incentivi della legge di bilancio, ma non mancano timori per nuovi rallentamenti legati all’incertezza globale.
Tra prudenza e speranza: cosa aspettano gli operatori
In fabbrica e negli uffici acquisti delle grandi aziende, il clima è di attesa. “Valutiamo nuovi investimenti solo se il trend positivo continuerà nei prossimi mesi”, confida il direttore finanziario di un gruppo automotive lombardo. Intanto, nei distretti produttivi si guarda già ai dati di ottobre: saranno decisivi per capire se settembre è stato un segnale di svolta o solo una pausa in un anno ancora pieno di incognite.
