Fiamme e tensioni: coloni attaccano moschea in Cisgiordania e minacciano l’Idf
Fiamme e tensioni: coloni attaccano moschea in Cisgiordania e minacciano l'Idf
Ramallah, 13 novembre 2025 – Nella notte tra martedì e mercoledì, un gruppo di coloni israeliani ha dato fuoco a una moschea nel villaggio palestinese di Kifl Hares, a pochi chilometri da Ariel, nel cuore della Cisgiordania. Sui muri dell’edificio sono comparse scritte minacciose indirizzate al generale Avi Blot, comandante del Central Command dell’Idf (l’esercito israeliano). La notizia è arrivata alle prime luci dell’alba, diffusa dai principali media israeliani insieme a immagini che mostrano la sala della preghiera annerita, finestre rotte e copie del Corano bruciate.
Incendio nella notte, minacce sui muri
Secondo la stampa locale, il rogo è scoppiato poco dopo le 2.30. Alcuni abitanti di Kifl Hares, svegliati dal fumo e dalle urla, hanno detto di aver visto almeno tre persone con il volto coperto fuggire verso la strada principale. “Abbiamo trovato le porte scardinate e le pareti imbrattate di vernice rossa”, ha raccontato al telefono un membro del comitato locale. Tra le scritte, una in particolare: “Blot, la tua ora sta arrivando”. Un messaggio chiaro, che secondo fonti della sicurezza israeliana sarebbe legato alle recenti azioni militari in zona.
Moschea devastata, tensione in aumento
Le immagini diffuse sui social e in tv mostrano la moschea con la sala principale ridotta a cenere. Tappeti distrutti, scaffali di libri religiosi anneriti dalle fiamme. “Hanno bruciato tutto, persino i Corani”, ha detto un anziano del villaggio, visibilmente scosso. Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco palestinesi e una pattuglia dell’esercito israeliano, che ha isolato la zona per alcune ore. I primi calcoli parlano di danni superiori ai 40mila shekel (circa 10mila euro).
Indagini aperte, esercito e Shin Bet al lavoro
L’Idf ha confermato l’avvio di un’indagine congiunta con polizia e Shin Bet, il servizio di sicurezza interno. “Non accetteremo atti di violenza contro i luoghi di culto”, ha detto un portavoce militare. Gli investigatori stanno esaminando i filmati delle telecamere di sorveglianza vicino alla moschea e lungo la strada che collega Kifl Hares ad Ariel. Al momento non ci sono arresti né rivendicazioni ufficiali.
Una serie di attacchi nelle ultime settimane
L’incendio arriva in un momento di forte tensione: nelle ultime settimane si sono moltiplicati episodi simili in Cisgiordania. Solo negli ultimi dieci giorni, secondo l’ONG israeliana Yesh Din, almeno sette incendi dolosi hanno colpito veicoli e case palestinesi nei villaggi di Beit Lid e Deir Sharaf. In alcuni casi sono state lasciate scritte con slogan anti-arabi o riferimenti a operazioni militari. “La situazione sta peggiorando”, ha detto un funzionario dell’Autorità Palestinese a Nablus. “La gente ha paura a uscire di casa dopo il tramonto”.
Reazioni forti a livello internazionale
L’incendio ha suscitato dure reazioni da parte dei leader palestinesi e delle organizzazioni internazionali attive nella regione. Il ministero degli Affari religiosi palestinese ha condannato l’attacco, definendolo “un gesto calcolato per alimentare l’odio”. Anche l’Unione Europea, tramite una nota diffusa dalla delegazione a Gerusalemme, ha chiesto “un’indagine rapida e trasparente” e il rispetto dei luoghi sacri. Dal fronte israeliano, alcuni politici hanno espresso preoccupazione per il rischio di escalation. “Questi gesti non rappresentano lo Stato d’Israele”, ha detto il deputato Yuli Edelstein (Likud).
Kifl Hares, un equilibrio sempre più fragile
Il villaggio di Kifl Hares, noto per i suoi antichi santuari venerati sia da musulmani che da ebrei, si trova in una zona dove la tensione tra le comunità è palpabile da mesi. Solo a luglio scorso, qui erano scoppiati scontri tra giovani palestinesi e coloni durante una processione religiosa. Ora cresce la paura che l’incendio alla moschea possa scatenare nuove proteste o rappresaglie. “Serve calma e responsabilità da tutte le parti”, ha sottolineato un osservatore dell’ONU presente sul posto.
Le indagini vanno avanti. Nel frattempo, la comunità si prepara a ricostruire la moschea, mentre la tensione resta alta lungo le strade polverose della Cisgiordania centrale.
