Mondelez lancia Harmony per rivoluzionare l’agricoltura con tecniche rigenerative
Mondelez lancia Harmony per rivoluzionare l'agricoltura con tecniche rigenerative
Milano, 13 novembre 2025 – Mondelēz International vuole cambiare il modo di fare biscotti in Europa. L’obiettivo è chiaro: entro il 2030, tutto il grano usato per i suoi prodotti sarà coltivato seguendo i principi della Carta Harmony Rigenerativa. Una svolta che, come spiega Alessandra Mangiarotti, esperta di sostenibilità per l’Italia, è al centro della strategia green dell’azienda.
Mondelēz scommette sul grano sostenibile
Il progetto, chiamato Harmony Ambition 2030, coinvolge più di 1.200 agricoltori in sette Paesi europei. A fine 2024, già 59.000 ettari di campi erano coltivati secondo le regole della Carta Harmony. In questi terreni, sono state create anche aree fiorite che ospitano circa 24 milioni di api e una trentina di specie di farfalle. “Per un’azienda come la nostra, che ha un ruolo importante nel settore alimentare italiano e globale, è fondamentale investire nelle filiere agricole e spingere verso metodi più sostenibili”, ha detto Mangiarotti a Adnkronos.
La Carta Harmony non è solo una lista di buone pratiche. È nata da un lavoro fatto insieme a Ong, esperti di agroecologia e tecnici del settore. Gli agricoltori che si uniscono al progetto ricevono incentivi economici in cambio del rispetto di queste pratiche, con un occhio di riguardo alla biodiversità e alla riduzione dell’impatto sull’ambiente.
Filiera responsabile per ridurre l’impatto ambientale
Mondelēz spiega che oltre il 70% dell’impatto ambientale dell’azienda deriva dalla produzione degli ingredienti che usa nei suoi prodotti. Per questo ha deciso di concentrarsi proprio sulla filiera agricola. “Per arrivare a zero emissioni nette entro il 2050 serve puntare su programmi che aiutino le nostre catene di approvvigionamento a diventare più resistenti, responsabili e rigenerative”, ha sottolineato Mangiarotti.
Il programma Harmony è uno strumento chiave in questa direzione. Non serve solo a tagliare le emissioni, ma anche a far crescere pratiche che migliorano la salute del suolo e la qualità del raccolto. L’idea è quella di riportare in equilibrio gli ecosistemi agricoli, aumentando nutrienti e vitalità del terreno.
Agricoltura rigenerativa: cosa cambia nei campi
Con l’agricoltura rigenerativa, Mondelēz chiede agli agricoltori di cambiare marcia rispetto al passato. Si punta su rotazioni più ampie, meno pesticidi e fertilizzanti chimici, fiori seminati apposta per attirare gli insetti impollinatori e un monitoraggio costante della salute del terreno. “È un traguardo ambizioso – dice Mangiarotti – ma crediamo di poterlo raggiungere grazie al coinvolgimento diretto degli agricoltori e alla collaborazione con esperti”.
Non mancano le difficoltà. Alcuni produttori incontrano ostacoli soprattutto nelle zone con climi più difficili. Ma le prime verifiche mostrano risultati concreti: più biodiversità e grano di qualità migliore in molte aree pilota.
Un modello europeo per tutta la filiera alimentare
Harmony non riguarda solo l’Italia. Il progetto coinvolge anche Francia, Germania, Spagna, Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria. In ogni paese, le pratiche vengono adattate alle condizioni locali, con l’aiuto di agronomi e ricercatori universitari. L’obiettivo finale – il 100% del grano per i biscotti europei coltivato secondo la Carta Harmony Rigenerativa entro il 2030 – è una delle sfide più importanti nel settore agroalimentare continentale.
“Solo lavorando insieme, industria, agricoltori e comunità scientifica, potremo davvero costruire una filiera sostenibile”, conclude Mangiarotti. Il prossimo passo sarà analizzare i risultati del 2025 e valutare se estendere questo modello anche ad altre materie prime fondamentali per l’azienda.
Nel frattempo, nei campi tra Parma e Cremona, dove i primi progetti pilota sono partiti nel 2022, gli agricoltori parlano di un rapporto nuovo con la terra. “Non è solo una questione di regole o incentivi”, racconta Marco Bellini, produttore locale. “Qui si capisce che il futuro del nostro lavoro dipende dalla salute del suolo e dalla capacità di innovare senza dimenticare le nostre radici”.
