Santanchè: il processo si ferma, ora la palla passa al Senato
Santanchè: il processo si ferma, ora la palla passa al Senato
Roma, 14 novembre 2025 – Questa mattina il processo per diffamazione che vede imputata la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, nei confronti di Giuseppe Zeno, azionista di minoranza di Visibilia Editore Spa, è stato sospeso dal giudice monocratico del tribunale di Roma. La decisione è arrivata intorno alle 11.30, in un’aula piena di avvocati e giornalisti, dopo una breve camera di consiglio. Il tribunale ha deciso di inviare gli atti al Senato della Repubblica, come chiesto dalla difesa della ministra, per capire se ci siano le condizioni per andare avanti, secondo l’articolo 68 della Costituzione.
Insindacabilità parlamentare, il cuore della questione
Al centro del dibattito c’è il primo comma dell’articolo 68 della Costituzione, che sancisce l’insindacabilità delle opinioni espresse dai parlamentari nell’esercizio delle loro funzioni. Gli avvocati di Santanchè, tra cui l’avvocato Marco Gatti, hanno sostenuto che le frasi al centro del procedimento sarebbero state pronunciate dalla ministra durante un intervento in Senato. “Crediamo che si tratti di opinioni espresse nel corso dell’attività parlamentare”, ha detto Gatti ai giornalisti subito dopo la lettura dell’ordinanza.
Il giudice ha accolto questa richiesta, sospendendo il processo e mandando gli atti a Palazzo Madama. Ora spetta al Senato decidere se quelle parole rientrano nelle prerogative parlamentari. Solo dopo questa valutazione il processo potrà eventualmente riprendere.
La vicenda e le posizioni in campo
Il procedimento nasce da una querela presentata da Giuseppe Zeno, azionista di minoranza di Visibilia Editore Spa, società che negli ultimi anni è stata protagonista di altre controversie. Secondo gli atti, Zeno si sarebbe sentito diffamato da alcune affermazioni pubbliche attribuite a Santanchè, che all’epoca era senatrice e ora è ministra del Turismo. Le dichiarazioni contestate risalgono al 2022, periodo di forti tensioni interne alla società.
In aula, la difesa della ministra ha puntato tutto sul carattere “istituzionale” delle parole pronunciate, legate al mandato parlamentare. I legali di Zeno, invece, hanno chiesto che il processo continui normalmente. “Non si tratta di opinioni politiche, ma di affermazioni che danneggiano la reputazione”, ha ribadito l’avvocato Francesca Rossi, che rappresenta l’azionista querelante.
Cosa succede adesso: tempi e scenari
Con l’invio degli atti al Senato, i tempi si allungano. La prassi vuole che la Giunta per le immunità parlamentari esamini il caso e dia un parere, poi sottoposto al voto dell’Aula. Solo allora sarà chiaro se il processo potrà andare avanti o se la ministra potrà beneficiare dell’insindacabilità prevista dalla Costituzione.
Fonti parlamentari spiegano che la procedura potrebbe richiedere qualche settimana. Nel frattempo, il processo penale resta sospeso. “Aspettiamo con fiducia la decisione del Senato”, ha detto Santanchè uscendo dal tribunale di piazzale Clodio poco dopo mezzogiorno, senza aggiungere altro.
Reazioni politiche e implicazioni
La notizia della sospensione ha subito acceso reazioni nel mondo politico. Dal Partito Democratico sono arrivate richieste di “massima trasparenza”, mentre esponenti della maggioranza hanno difeso la scelta del tribunale. “Le garanzie costituzionali vanno rispettate”, ha dichiarato il senatore Maurizio Gasparri (Forza Italia), incontrato nei corridoi di Palazzo Madama.
Sul piano istituzionale, il caso riapre il dibattito sulle prerogative dei parlamentari e sui limiti dell’insindacabilità. Un tema che torna spesso nella storia repubblicana, dove si scontrano la tutela delle funzioni parlamentari e il diritto dei cittadini a difendere la propria reputazione.
Il quadro generale e cosa ci aspetta
Al momento, fonti giudiziarie confermano che non ci sono altri procedimenti penali legati direttamente a questa vicenda. Tuttavia, il nome di Visibilia Editore Spa resta al centro dell’attenzione per altre controversie societarie in corso. Santanchè, intanto, continua a svolgere regolarmente il suo ruolo al Ministero del Turismo.
La decisione finale spetta ora al Senato, chiamato a pronunciarsi su una questione che mette insieme diritto, politica e rapporti tra i poteri dello Stato. Un passaggio delicato, seguito con attenzione da addetti ai lavori e opinione pubblica.
