Kallas: la pace richiede preparazione alla guerra
Kallas: la pace richiede preparazione alla guerra
Roma, 15 novembre 2025 – “Se vogliamo la pace, dobbiamo prepararci alla guerra”. È con questa frase forte che l’alta rappresentante dell’Unione Europea Kaja Kallas ha preso la parola, collegata in video, alla Maratona per la Pace organizzata oggi dalla CISL all’Auditorium Massimo di Roma. Il messaggio, arrivato poco dopo le 10.30, ha subito acceso un acceso dibattito tra i presenti e oltre. Kallas non ha usato mezzi termini: “Se cominciamo a investire nella difesa solo quando serve davvero, è già troppo tardi. E oggi è così.”
Difesa europea, il nodo degli investimenti
Nel suo intervento, la premier estone – da pochi mesi anche a capo della diplomazia UE – ha evidenziato una verità scomoda: l’Europa è davanti a un momento delicato. “Se non siamo pronti, rischiamo di buttare al vento ogni euro speso per scuole, ospedali e cultura,” ha detto Kallas. Un avvertimento chiaro, pensato per scuotere governi e cittadini: la sicurezza non può più essere un capitolo marginale nei bilanci nazionali.
Negli ultimi mesi, il tema degli investimenti nella difesa è tornato al centro dell’attenzione, spinto dalla guerra in Ucraina e dalle tensioni ai confini orientali dell’Unione. Secondo fonti UE, nel 2024 la spesa militare europea ha superato i 300 miliardi di euro, ma le differenze tra Paesi restano evidenti. “Non possiamo permetterci di arrivare impreparati,” ha ribadito Kallas, puntando il dito contro chi adotta una strategia attendista.
Maratona per la Pace: tra appelli e tensioni
L’evento promosso dalla CISL ha radunato sindacalisti, rappresentanti istituzionali e studenti. Tra il pubblico, nomi noti come Luigi Sbarra, segretario generale della CISL, e la ministra della Difesa Roberta Pinotti. L’atmosfera all’Auditorium Massimo era carica, quasi tesa: molti interventi hanno sottolineato la sfida di trovare un equilibrio tra sicurezza e tutela del welfare.
“Non possiamo sacrificare il futuro dei giovani sull’altare della militarizzazione,” ha detto Sbarra dal palco, ricevendo un lungo applauso. Ma fuori dal dibattito ufficiale si respirava anche un senso di realismo: la crisi internazionale impone scelte difficili. “Non è più tempo di illusioni,” ha confidato a margine un funzionario del Ministero degli Esteri.
Reazioni politiche: sostegno e critiche
Le parole di Kaja Kallas non hanno lasciato indifferenti i partiti italiani ed europei. Dal Partito Democratico, la deputata Lia Quartapelle ha sottolineato: “Serve una strategia comune per la difesa, senza però dimenticare i diritti sociali.” Più dura la posizione del Movimento 5 Stelle: “Non possiamo accettare una logica da guerra fredda,” ha detto il senatore Gianluca Ferrara.
Anche a Bruxelles il confronto è acceso. Fonti vicine al Consiglio Europeo raccontano di governi dell’Est, Polonia in testa, che spingono per un aumento rapido delle spese militari. Al contrario, Paesi come Spagna e Portogallo frenano: “La priorità resta la coesione sociale,” spiega un diplomatico iberico.
Minacce e incertezze: il quadro internazionale
Sul tavolo rimane la questione della sicurezza ai confini orientali dell’UE. Negli ultimi mesi, secondo dati NATO, sono aumentati gli episodi di tensione tra forze russe e contingenti europei nei Paesi baltici. “Viviamo una fase di instabilità mai vista dal 1989,” osserva il generale Claudio Graziano, ex presidente del Comitato militare UE.
Nel suo messaggio video, Kallas ha parlato anche delle “nuove minacce ibride” che colpiscono infrastrutture civili e sistemi informatici. “Non possiamo permetterci di essere vulnerabili,” ha ribadito con forza.
Europa, il dilemma tra pace armata e disarmo
Il dibattito resta aperto. Da una parte chi, come Kallas, chiede una difesa europea più solida per garantire la pace; dall’altra chi teme che l’aumento delle spese militari tolga risorse a scuola, sanità e cultura. Una tensione che attraversa governi e società.
Nel pomeriggio, i lavori della Maratona per la Pace sono andati avanti. Tra i partecipanti si avvertiva un senso di urgenza: “Non possiamo più rimandare le scelte,” ha detto una giovane attivista romana. Ma resta un nodo da sciogliere: quale prezzo siamo pronti a pagare per sentirci davvero sicuri?
