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Unifil sotto attacco: il fuoco israeliano infiamma il Sud Libano

Unifil sotto attacco: il fuoco israeliano infiamma il Sud Libano

Unifil sotto attacco: il fuoco israeliano infiamma il Sud Libano

Beirut, 16 novembre 2025 – Nel primo pomeriggio di oggi, una pattuglia della missione UNIFIL, la forza di pace delle Nazioni Unite schierata nel sud del Libano, è stata presa di mira da colpi di arma da fuoco sparati da un carro armato Merkava delle forze armate israeliane. A confermare l’episodio è stata la stessa UNIFIL, con un messaggio pubblicato sulla piattaforma X poco dopo le 15.30 ora locale. L’episodio ha subito riacceso la tensione lungo la linea di confine tra Israele e Libano, in un’area già segnata da settimane di scambi di artiglieria e raid aerei.

Colpi contro UNIFIL: cosa è successo

Secondo la ricostruzione della missione ONU, i colpi sono partiti da una postazione dell’IDF (Israel Defense Forces) nel settore meridionale del Libano, vicino al villaggio di Naqoura, dove si trova anche il quartier generale della forza internazionale. “Un nostro veicolo è stato bersaglio di tiri diretti da parte di un carro armato Merkava”, si legge nel comunicato diffuso da UNIFIL. Per fortuna, nessun militare è rimasto ferito, ma il mezzo ha subito danni evidenti. Sul posto sono subito arrivati gli uomini della sicurezza e gli osservatori internazionali per fare chiarezza sull’accaduto.

Tensione altissima lungo la Blue Line

L’episodio arriva in un momento di forte nervosismo lungo la cosiddetta Blue Line, la linea tracciata dall’ONU dopo il ritiro israeliano dal Libano nel 2000. Negli ultimi mesi, quell’area è stata teatro di continui scontri tra le forze israeliane e i miliziani di Hezbollah, con razzi e colpi d’artiglieria che hanno colpito anche villaggi abitati. “Siamo molto preoccupati per quanto successo”, ha detto un portavoce di UNIFIL, che ha chiesto a tutte le parti “di mantenere la calma e di rispettare il mandato della missione”.

Il peso della missione UNIFIL nel sud del Libano

La presenza della forza ONU nel sud del Libano risale al 1978, ma il mandato è stato rafforzato nel 2006, dopo la guerra tra Israele e Hezbollah. Oggi UNIFIL conta circa 10.000 caschi blu provenienti da più di 40 Paesi, tra cui un contingente italiano. Il loro compito principale è controllare il cessate il fuoco e evitare che la situazione degeneri. “La sicurezza dei nostri uomini viene prima di tutto”, ha detto il generale Aroldo Lázaro Sáenz, comandante della missione. “Ogni attacco contro UNIFIL è una violazione del diritto internazionale”.

Silenzio da Israele, Beirut chiede risposte

Al momento, le autorità israeliane non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali sull’incidente. Fonti diplomatiche a Gerusalemme parlano di una verifica interna in corso. Dall’altra parte, il ministero degli Esteri libanese ha chiesto “spiegazioni immediate” alle Nazioni Unite e ha convocato l’ambasciatore dell’ONU a Beirut per un incontro urgente. “Non tollereremo attacchi contro chi lavora per la stabilità della regione”, ha detto in una nota il ministro Abdallah Bou Habib.

Allarme internazionale: il rischio di una nuova escalation

L’attacco contro la pattuglia UNIFIL ha suscitato allarme anche in Europa. In serata, la Farnesina ha espresso “vicinanza ai militari italiani impegnati nella missione” e ha chiesto “un’indagine rapida e trasparente”. Sullo sfondo resta il timore che episodi come questo possano far scattare una spirale di violenze difficili da fermare. Secondo fonti ONU a Naqoura, nelle ultime settimane sono aumentati gli allarmi sulla sicurezza dei caschi blu, spesso costretti a sospendere le pattuglie notturne nelle zone più pericolose.

Un confine sempre più instabile

Solo pochi giorni fa, sempre nel sud del Libano, una base UNIFIL era stata sfiorata da frammenti di razzi durante uno scontro tra Hezbollah e l’esercito israeliano. “La situazione è molto tesa e può cambiare in fretta”, ha detto un ufficiale internazionale sul posto. In questo clima, ogni piccolo incidente rischia di diventare un caso diplomatico. E mentre la comunità internazionale chiede calma, sul terreno la sensazione tra i soldati e i residenti è che l’equilibrio sia più fragile che mai.