Crosetto avverte: i pericoli catastrofici della guerra ibrida
Crosetto avverte: i pericoli catastrofici della guerra ibrida
Roma, 18 novembre 2025 – La guerra ibrida non dà tregua. Ogni giorno mette a rischio la sicurezza delle infrastrutture più critiche, dei centri decisionali e dei servizi essenziali del Paese. Lo ha detto chiaramente il ministro della Difesa, Guido Crosetto, durante il Consiglio supremo di Difesa di ieri, presentando un documento – il cosiddetto “non paper” – che scatta una fotografia di una minaccia sempre più in movimento. “Gli attacchi giocano sul fatto che l’Occidente spesso sceglie di non reagire”, si legge nel testo diffuso oggi dal ministero.
Guerra ibrida: un pericolo che avanza ogni giorno
Nel documento, Crosetto mette in evidenza come la guerra ibrida si muova su vari fronti: dalla disinformazione alla guerra cognitiva, fino agli attacchi informatici veri e propri. Non è solo questione di hacker o virus, ma di una serie di azioni coordinate che mirano a mettere in crisi la tenuta sociale ed economica di ogni Paese. “I rischi sono costanti e crescono di giorno in giorno”, ha spiegato il ministro. “Il pericolo di danni gravi è reale”. Un allarme che arriva in un momento particolarmente delicato per l’Europa, dove tensioni geopolitiche e campagne di influenza digitale sono ormai all’ordine del giorno.
La risposta italiana: un’arma cyber civile-militare
Per fronteggiare questa sfida, il ministero propone di creare una struttura dedicata a combattere la guerra ibrida. Nel dettaglio, il “non paper” suggerisce di istituire un’arma cyber con una componente civile e militare, guidata da un Centro nazionale incaricato di coordinare difesa e prevenzione. L’obiettivo è doppio: proteggere meglio le infrastrutture strategiche e mettere a punto risposte rapide contro minacce sempre più sofisticate.
Il documento parla anche di specializzare le Forze armate nell’uso dell’Intelligenza artificiale, difendere la supply chain – cioè le catene di approvvigionamento – e formare persone pronte a riconoscere e contrastare le minacce cognitive. “Non possiamo permetterci di restare indietro”, ha confidato una fonte vicina al dossier. “Serve un lavoro di squadra tra pubblico e privato”.
Formazione e esercitazioni: il cuore della preparazione
Un altro punto chiave riguarda la formazione del personale. Il ministero punta su esercitazioni congiunte in ambito cyber-elettromagnetico, coinvolgendo militari e operatori civili. L’idea è simulare scenari realistici dove la collaborazione diventa fondamentale per contenere i danni e rimettere in piedi i servizi essenziali nel minor tempo possibile.
Da quanto si apprende, la formazione contro le minacce cognitive sarà rivolta anche ai vertici delle amministrazioni pubbliche e alle aziende strategiche. “La consapevolezza è la prima difesa”, ha detto Crosetto al Quirinale. Solo così, ha aggiunto, si potrà “anticipare le mosse degli aggressori”.
Un problema che non è solo italiano
La guerra ibrida non riguarda solo l’Italia. Negli ultimi mesi, diversi Paesi europei hanno segnalato un aumento degli attacchi informatici e delle campagne di disinformazione, spesso legate a soggetti statali o non statali. Secondo l’Agenzia europea per la cybersicurezza (ENISA), nel 2024 gli attacchi gravi sono saliti del 30% rispetto all’anno precedente.
In questo contesto, la proposta italiana punta anche a rafforzare la cooperazione internazionale. “Serve un impegno comune”, ha ribadito Crosetto, “perché nessuno può difendersi da solo”. Il Centro per il contrasto alla guerra ibrida dovrà lavorare a stretto contatto con le agenzie europee e con gli alleati della NATO.
Le prossime mosse: dal Consiglio supremo al Parlamento
Il “non paper” di ieri è solo il primo passo. Nei prossimi giorni, il ministero avvierà consultazioni con le commissioni parlamentari e i principali protagonisti del settore tecnologico. L’obiettivo è arrivare a una proposta di legge entro fine anno.
“Non possiamo più aspettare”, ha chiuso Crosetto davanti ai membri del Consiglio supremo di Difesa. La sfida della guerra ibrida – con i suoi rischi quotidiani e le conseguenze potenzialmente devastanti – richiede decisioni rapide e coordinate. E questa volta, almeno nelle intenzioni del governo, l’Italia vuole farsi trovare pronta.
