Hamas: la risoluzione dell’Onu ignora i diritti dei palestinesi
Hamas: la risoluzione dell'Onu ignora i diritti dei palestinesi
Gaza, 18 novembre 2025 – Hamas ha bocciato la risoluzione Onu su Gaza, sostenendo che il testo non rispecchia le “richieste e i diritti” dei palestinesi. La presa di posizione è arrivata stamattina, tramite una nota diffusa dal gruppo islamista, che ha criticato duramente il contenuto del documento votato ieri a New York. Per Hamas, la risoluzione “non risponde alle esigenze politiche e umanitarie del nostro popolo”.
Hamas contro la risoluzione Onu: “Ignora i diritti dei palestinesi”
La dichiarazione di Hamas è arrivata subito dopo la pubblicazione dei risultati della votazione all’Onu. Il movimento, che controlla la Striscia di Gaza dal 2007, ha detto che il testo approvato “non riflette le vere necessità della popolazione civile” né tiene conto delle condizioni imposte dal conflitto in corso. “Questa risoluzione – si legge nel comunicato – non soddisfa le aspettative del nostro popolo e non garantisce i suoi diritti fondamentali”. Non sono stati forniti dettagli sulle richieste precise, ma fonti vicine a Hamas parlano di una forte delusione tra i vertici.
Il voto all’Onu e le reazioni nel mondo
La risoluzione, discussa e votata ieri sera a New York, ha ottenuto un largo sostegno all’Assemblea Generale. Il testo chiede una “tregua umanitaria immediata” e un accesso libero agli aiuti per la popolazione di Gaza, ma non parla esplicitamente di un cessate il fuoco permanente né di sanzioni contro Israele. Alcuni Paesi arabi avevano chiesto modifiche più forti, ma alla fine il documento è rimasto su toni più generici. “Non basta”, ha commentato un diplomatico egiziano presente ai lavori.
Le richieste di Hamas e la situazione sul terreno
Fonti locali riferiscono che Hamas voleva un impegno chiaro dall’Onu per fermare le operazioni militari israeliane e per il riconoscimento dei diritti politici palestinesi. Nel frattempo, nella Striscia la tensione resta altissima: i raid notturni continuano, soprattutto nei quartieri di Shujaiya e Khan Yunis. Secondo le organizzazioni umanitarie sul campo, la popolazione civile vive in condizioni disperate. “Manca l’acqua potabile, l’elettricità e i medicinali”, ha raccontato un operatore di Medici Senza Frontiere raggiunto al telefono.
Israele e la diplomazia internazionale: reazioni fredde
Dal lato israeliano, il governo guidato da Benjamin Netanyahu ha accolto con distacco la risoluzione Onu. “Non cambia nulla sul terreno”, ha detto un portavoce militare nelle prime ore del mattino. Tel Aviv conferma che le operazioni mirano a “neutralizzare la minaccia rappresentata da Hamas” e che ogni decisione sulle tregue sarà presa valutando la sicurezza nazionale. Intanto, le capitali europee seguono con preoccupazione l’evolversi della crisi: Parigi e Berlino hanno chiesto “un impegno concreto per la protezione dei civili”, mentre Roma ha espresso “profonda preoccupazione per la situazione umanitaria”.
Gaza oggi: la vita sotto assedio
Questa mattina, nelle strade di Gaza City l’atmosfera è rimasta tesa. Pochi negozi aperti e traffico quasi inesistente lungo Salah al-Din Street. Alcuni residenti hanno raccontato di aver passato la notte nei rifugi improvvisati, in attesa di notizie su una possibile tregua. “Non sappiamo cosa succederà domani”, ha confidato Ahmed, 42 anni, padre di quattro figli. Le organizzazioni internazionali continuano a chiedere corridoi umanitari sicuri e forniture di beni essenziali. Secondo l’UNRWA, oltre 1,5 milioni di persone sono sfollate all’interno della Striscia.
Il nodo politico: diritti e rappresentanza palestinese
Al centro delle critiche di Hamas resta la questione dei diritti politici e della rappresentanza internazionale dei palestinesi. Il movimento chiede da tempo un riconoscimento pieno da parte dell’Onu e un ruolo diretto nei futuri negoziati. “Non ci accontentiamo di aiuti temporanei”, si legge ancora nella nota diffusa oggi. Solo così – spiegano fonti vicine – si potrà parlare di una soluzione duratura.
La situazione resta incerta. La diplomazia internazionale cerca una via d’uscita, ma sul terreno la crisi umanitaria si fa ogni giorno più grave. Per i civili di Gaza, una tregua sembra ancora lontana.
