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Il governo Carney trionfa con le nuove misure contro i dazi in Canada

Il governo Carney trionfa con le nuove misure contro i dazi in Canada

Il governo Carney trionfa con le nuove misure contro i dazi in Canada

Ottawa, 17 novembre 2025 – Il governo canadese guidato da Mark Carney ha passato ieri sera un esame difficile: la legge sul bilancio, presentata dal Primo Ministro per dare una spinta all’economia nazionale, è stata approvata alla Camera dei Comuni con una maggioranza risicata. Il voto, atteso da giorni e seguito con attenzione da politici e mercati, era considerato un vero e proprio test per la tenuta dell’esecutivo, messo sotto pressione dai nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti e dal concreto rischio di elezioni anticipate.

Bilancio approvato sul filo del rasoio, governo sotto pressione

La seduta parlamentare è iniziata poco dopo le 15, ora locale, tra banchi affollati e un’atmosfera tesa. Carney ha illustrato la legge di bilancio, che contiene misure pensate per rilanciare la crescita e sostenere i settori più colpiti dalle tariffe americane. “Non possiamo permetterci incertezze in questo momento”, ha detto rivolgendosi ai deputati. Il riferimento era chiaro: le nuove tariffe di Washington hanno colpito duro l’industria dell’acciaio e dell’alluminio, pilastri dell’economia canadese.

Il voto è arrivato verso le 19.30. Fonti parlamentari raccontano che la maggioranza è stata raggiunta solo grazie al sostegno di alcuni deputati dell’opposizione. In particolare, alcuni centristi e rappresentanti delle province atlantiche hanno deciso di appoggiare il governo per evitare una crisi istituzionale e il ritorno anticipato alle urne. “Non era il momento di rischiare l’instabilità”, ha detto a caldo la deputata liberale Sophie Tremblay.

L’appoggio trasversale che ha salvato il bilancio

Non era affatto scontato che deputati dell’opposizione votassero a favore del bilancio. Nelle settimane scorse, i leader dei partiti avevano lasciato capire che avrebbero valutato il testo con attenzione, punto per punto. Ma la prospettiva di elezioni anticipate, in un momento già delicato per l’economia, ha spinto molti a scegliere la responsabilità. “Abbiamo messo il Paese davanti agli interessi di partito”, ha detto in serata il conservatore Michael O’Connor.

Secondo le prime stime, almeno sette deputati dell’opposizione hanno votato insieme alla maggioranza. Un numero sufficiente a far passare la legge, ma che sottolinea quanto sia fragile l’attuale equilibrio politico. Nei corridoi del Parlamento si è parlato a lungo delle trattative dell’ultimo minuto tra i capigruppo e dei timori dei parlamentari più giovani.

Le misure economiche e la reazione dei mercati

Il bilancio appena approvato prevede incentivi fiscali per le aziende esportatrici, fondi speciali per la riconversione industriale e aiuti diretti alle famiglie colpite dall’aumento dei prezzi. Il governo lo considera un intervento “necessario” per fronteggiare gli effetti dei dazi americani. “Siamo pronti a difendere i nostri lavoratori”, ha ribadito Carney durante la conferenza stampa di sera.

I mercati hanno risposto con prudenza: la Borsa di Toronto ha chiuso in leggero rialzo (+0,4%), mentre il dollaro canadese si è mantenuto stabile rispetto a quello americano. Gli esperti mettono in guardia: la vera prova arriverà nei prossimi mesi, quando si vedranno i risultati concreti delle misure. “Il voto di oggi è solo un primo passo”, ha detto l’economista Anne Dupuis dell’Università di Montreal.

Politica in bilico, ma per ora nessuna elezione

Ora il destino del governo Carney dipende dalla capacità di tenere unita la maggioranza e di gestire le tensioni interne. Nei prossimi giorni sono previste nuove consultazioni con i sindacati e i rappresentanti delle province più colpite dai dazi. “Serve dialogo, non possiamo permetterci divisioni”, ha confessato un consigliere vicino al Primo Ministro.

Per il momento, il rischio di elezioni anticipate sembra scongiurato. Ma il clima resta incerto. Un sondaggio del Globe and Mail mostra un paese diviso: il 48% degli intervistati pensa che il compromesso raggiunto fosse necessario, mentre il 42% avrebbe preferito tornare alle urne.

Ieri sera, nei corridoi della Camera dei Comuni, si respirava un cauto sollievo. Il governo è ancora in piedi, ma la partita politica – e quella economica – è tutt’altro che chiusa.