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Israele accoglie il piano Trump ma chiede il disarmo di Gaza

Israele accoglie il piano Trump ma chiede il disarmo di Gaza

Israele accoglie il piano Trump ma chiede il disarmo di Gaza

Tel Aviv, 18 novembre 2025 – Israele ha voluto oggi esprimere un chiaro apprezzamento per Donald Trump e per i suoi recenti tentativi diplomatici in Medio Oriente. Secondo Gerusalemme, il piano proposto dall’ex presidente americano – appoggiato dal Consiglio di sicurezza – potrebbe davvero segnare una svolta verso la pace nella regione. La nota, diffusa dall’ufficio del primo ministro nelle prime ore del mattino, arriva in un momento di tensione sempre più alta attorno alla Striscia di Gaza, mentre la comunità internazionale segue con attenzione i nuovi equilibri politici.

Il piano Trump: smilitarizzare Gaza per aprire la strada alla pace

Fonti ufficiali israeliane spiegano che il piano Trump si basa su tre pilastri: smilitarizzazione, disarmo e deradicalizzazione di Gaza. Solo così, dicono da Gerusalemme, si potrà cominciare a costruire un percorso credibile di integrazione tra Israele e i Paesi vicini. “Questa è la strada per la pace e la prosperità”, si legge nella nota del primo ministro, che sottolinea anche il pieno sostegno del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Non è un caso che si faccia riferimento agli Accordi di Abramo. Dal 2020, quegli accordi hanno segnato una svolta nei rapporti tra Israele e vari Stati arabi, come Emirati Arabi Uniti e Bahrein. Ora, secondo la leadership israeliana, il nuovo piano potrebbe allargare queste intese, coinvolgendo altri protagonisti della regione.

Israele punta sugli Stati Uniti per un’alleanza duratura

Israele è chiaro: “La leadership del presidente Trump guiderà la regione verso pace, prosperità e un’alleanza duratura con gli Stati Uniti”, si legge ancora nel comunicato. Un passaggio che mette in luce il legame strategico tra Gerusalemme e Washington, rafforzato negli ultimi anni proprio grazie alla mediazione americana su dossier delicati, come quello palestinese.

Fonti diplomatiche israeliane, contattate poco dopo la diffusione della nota, confermano che il governo vede nel coinvolgimento diretto degli Stati Uniti un elemento “fondamentale” per garantire la sicurezza dei confini e la stabilità interna. “Senza una pressione internazionale coordinata – ha spiegato un funzionario del ministero degli Esteri – sarà difficile ottenere risultati concreti sul terreno”.

Il nodo aperto della gestione di Gaza

Resta però il grande interrogativo su come gestire Gaza. Il piano Trump punta alla completa smilitarizzazione dell’enclave palestinese, ma ancora non è chiaro quali strumenti verranno messi in campo per raggiungere questo obiettivo. Secondo alcune prime ricostruzioni, si starebbe pensando a una forza multinazionale di monitoraggio. Al momento, però, non ci sono conferme ufficiali né dettagli operativi.

Sul fronte palestinese, le reazioni sono state finora prudenti. Fonti vicine all’Autorità Nazionale Palestinese fanno sapere che ogni proposta dovrà garantire “tutele reali” alla popolazione civile e un percorso chiaro verso l’autodeterminazione. “Non accetteremo soluzioni imposte dall’esterno”, ha detto ieri sera un portavoce a Ramallah.

Accordi di Abramo: nuove alleanze o vecchie tensioni?

L’ampliamento degli Accordi di Abramo resta uno degli obiettivi dichiarati da Israele. Secondo analisti locali, l’ingresso di nuovi Paesi arabi potrebbe rafforzare l’asse anti-iraniano e aprire nuove opportunità economiche. Ma restano dubbi sulla reale volontà di quei governi di impegnarsi in un processo che rischia di lasciare fuori le istanze palestinesi.

A Tel Aviv, intanto, la notizia del sostegno a Trump ha diviso l’opinione pubblica. Nei quartieri centrali, come Neve Tzedek e Florentin, molti mostrano scetticismo sulla possibilità di una pace duratura senza il coinvolgimento diretto delle comunità locali. “Abbiamo visto tanti piani fallire”, confida David Cohen, commerciante di 47 anni, “ma forse questa volta qualcosa cambierà”.

Lo sguardo dall’estero: Europa e Russia alla finestra

Sul piano internazionale, l’iniziativa americana viene seguita con attenzione sia dall’Unione Europea sia dalla Russia. Bruxelles ha ribadito l’importanza di un processo inclusivo, che tenga conto delle esigenze di tutte le parti. Mosca, invece, invita alla prudenza e al rispetto delle risoluzioni Onu già esistenti.

Nelle prossime settimane sono attesi nuovi incontri tra le delegazioni israeliane e statunitensi. L’obiettivo è chiaro: definire una road map condivisa per il futuro della regione. Ma, come spesso accade in Medio Oriente, la strada resta lunga e incerta.