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Scoprire la Palestina: una mostra coinvolgente a Modena

Scoprire la Palestina: una mostra coinvolgente a Modena

Scoprire la Palestina: una mostra coinvolgente a Modena

Modena, 20 novembre 2025 – Domani, 21 novembre alle 18, Taysir Batniji, uno degli artisti palestinesi più conosciuti della diaspora, inaugura la mostra “Abitare il tempo” alla Palazzina dei Giardini Ducali di Modena. L’esposizione, curata da Daniele De Luigi e promossa dalla Fondazione Ago, sarà aperta fino al 15 febbraio. Al centro, il tema dell’esilio e della memoria, raccontati attraverso opere che intrecciano la storia personale di Batniji, originario di Gaza e da anni residente in Francia, con le tensioni del presente.

Le saponette di Marsiglia e l’ironia amara dei diritti

Appena entrati, si incontra una delle opere più forti: “Non di solo pane vive l’uomo”. Qui, l’articolo 13 della Dichiarazione universale dei diritti umani – quello che garantisce la libertà di muoversi e scegliere dove vivere – non è scolpito su pietra, ma inciso su saponette di Marsiglia. Disposte come mattoni, pronte a sciogliersi. Un’immagine potente, che parla della fragilità dei diritti umani. “È come lavarsi le mani di quei diritti”, spiega De Luigi durante l’allestimento. Questa ironia amara attraversa tutta la produzione di Batniji, dove la materia stessa delle opere diventa simbolo di una condizione precaria.

Chiavi di vetro e il tempo sospeso della casa perduta

Nelle sale della Palazzina, spicca un mazzo di chiavi di vetro: fragili, trasparenti, richiamano la casa che Batniji aveva a Gaza, una casa che non ha mai potuto più vedere e che oggi non esiste più. Poco lontano, una clessidra rovesciata: la sabbia non scende, il tempo sembra fermo. “È il tempo cristallizzato nell’attesa”, ha raccontato l’artista ai curatori.

Le chiavi tornano in una serie fotografica: centinaia di immagini accompagnate da brevi didascalie. Sono le chiavi delle abitazioni abbandonate dopo i bombardamenti. Oggetti semplici, ma carichi di significato: perdite personali che diventano memoria collettiva.

Case distrutte raccontate come annunci immobiliari

Un’altra parte della mostra colpisce per il contrasto: foto di ruderi e case distrutte descritte con il linguaggio degli annunci immobiliari. “Tre camere luminose, vista aperta”, si legge sotto un edificio sventrato. Un paradosso che mette a nudo l’assurdità della guerra e la distanza tra realtà e racconto.

L’attualità si fa sentire anche in un dipinto recente: volti sfocati di palestinesi costretti a lasciare le loro terre a causa dell’esercito israeliano. Immagini fuori fuoco, quasi a suggerire presenze che si dissolvono.

Esilio, memoria e un’identità negata

Abitare il tempo – spiega De Luigi – è la risposta di Batniji all’impossibilità di abitare uno spazio”. Questa prima retrospettiva italiana dedicata all’artista racconta l’esilio, il desiderio di tornare, la memoria dei luoghi perduti e il senso di un’identità negata. Temi che parlano a tutti, ma che trovano radici nella storia personale di Batniji e nella cronaca recente.

Nato a Gaza nel 1966, Batniji vive da anni in Francia. Ma il legame con la Palestina resta il cuore del suo lavoro. “Non posso separare la mia arte dalla mia storia”, ha detto in passato. La mostra modenese offre uno sguardo intimo su questa tensione: tra radici e distanza, tra diritto e impossibilità.

Un messaggio universale dalla diaspora palestinese

La scelta di Modena non è un caso: la città è da tempo impegnata su temi come i diritti umani e l’accoglienza. “Batniji vuole parlare a tutti, ma non può staccarsi dalla sua storia palestinese”, sottolinea De Luigi.

“Abitare il tempo” è un invito a riflettere sulla fragilità dei diritti, sul valore della memoria e sulla necessità – oggi più che mai – di non lavarsi le mani delle storie degli altri. L’ingresso è libero. Orari e dettagli si trovano sul sito della Fondazione Ago.