L’Italia sotto accusa: l’Ue contesta il blocco degli incentivi per le caldaie fossili
L'Italia sotto accusa: l'Ue contesta il blocco degli incentivi per le caldaie fossili
Roma, 21 novembre 2025 – La Commissione europea ha lanciato un procedimento d’infrazione contro l’Italia. Il motivo? Il mancato rispetto della cosiddetta direttiva “case green”. Bruxelles chiede al governo di spiegare come intenda eliminare, entro il primo gennaio 2025, gli incentivi finanziari per l’installazione di caldaie autonome a combustibili fossili. Oltre all’Italia, nel mirino della Commissione ci sono anche Estonia e Ungheria.
Bruxelles fa sul serio: cosa vuole la Commissione
Secondo la Commissione Ue, l’Italia non ha “pienamente attuato né fornito spiegazioni chiare” sulle misure necessarie per rispettare la direttiva europea sulle case a basso impatto ambientale. Nel mirino c’è soprattutto il fatto che non sono stati eliminati gli incentivi per le caldaie a gas, gasolio e altri combustibili fossili. Una misura che, secondo le regole europee, avrebbe dovuto entrare in vigore già dal primo gennaio 2025.
Il dossier è arrivato questa mattina al governo italiano e mette nero su bianco le “mancanze” nella messa in pratica della direttiva. “L’Italia ha due mesi di tempo per rispondere”, dice la nota della Commissione. Se la risposta non convincerà Bruxelles, scatterà un parere motivato e si aprirà la strada alle sanzioni.
La direttiva “case green”: cosa cambia davvero
La direttiva, approvata nel 2023 e chiamata “case green”, chiede a tutti i Paesi dell’Unione di ridurre l’uso di tecnologie inquinanti negli edifici residenziali. Il punto chiave è proprio la fine degli incentivi pubblici per comprare e installare nuove caldaie a combustibili fossili. L’obiettivo è spingere verso sistemi di riscaldamento più puliti, come le pompe di calore o impianti che funzionano con energie rinnovabili.
In Italia, secondo l’Enea, circa il 60% delle case usa ancora caldaie tradizionali. Il governo ha cominciato a rivedere i bonus edilizi, ma per Bruxelles le misure finora adottate non bastano per rispettare le scadenze europee.
Il governo sotto pressione: il nodo degli incentivi
A Palazzo Chigi, la notizia è arrivata nel bel mezzo di una riunione tecnica sulla transizione energetica. Fonti del Ministero dell’Ambiente spiegano che “si stanno facendo approfondimenti” e che l’Italia “darà tutte le risposte richieste entro i tempi stabiliti”. Nessun commento ufficiale dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, che avrebbe chiesto ai suoi tecnici una relazione dettagliata sulle azioni già prese e su quelle in programma.
Il punto più delicato resta quello degli incentivi. Il governo aveva previsto di ridurli gradualmente, ma non di eliminarli del tutto entro il 2025. Una linea che ha già scatenato critiche da ambientalisti e consumatori. “L’Italia rischia di restare indietro nella sfida della decarbonizzazione”, ha detto Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente.
Cosa succede adesso: tempi stretti e possibili rischi
Ora parte un confronto formale tra Bruxelles e Roma. L’Italia dovrà inviare una risposta dettagliata entro due mesi, spiegando cosa ha fatto o cosa intende fare per adeguarsi alla direttiva. Se la Commissione non sarà convinta, potrà passare a un parere motivato e, in ultima istanza, portare il caso davanti alla Corte di Giustizia europea.
Se arriverà una condanna, potrebbero scattare multe pesanti. Ma il vero rischio, dicono fonti Ue, è rallentare la transizione verso un’edilizia più sostenibile e meno dipendente dai combustibili fossili. Un tema che, nelle prossime settimane, tornerà a far discutere e a pesare nelle trattative tra Roma e Bruxelles.
